Tocca giustamente a loro aprire i Nuovi Territori, la sezione della ricerca pura e dei formati atipici curata da Turigliatto ed Esposito: Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, i maestri del cinema sperimentale italiano, come li definiscono i francesi. Una filmografia lunghissima, un progetto che prosegue di film in film (o anche in altre forme, come nell’installazione qui alla Biennale). Migliaia di fotogrammi d’archivio, ritrovati, recuperati, rielaborati… acquistano un senso. Diventano polemica e arte.
Come in questo Images d’Orient-tourisme vandale, un viaggio in India, tra il 1928 e il 1929, “non più gli esploratori isolati ma nuovi viaggiatori che si muovono in gruppi compatti verso l’esotico, il colore locale”. L’India di questi italiani, “fascisti e razza padrona”, è segnata da una divisione sociale netta: “il punto di vista degli europei è di escludere le immagini di miseria e di desolazione per mostrarci feste, maharaja, argenteria, tavole imbandite, danze e ospiti in pantaloni bianchi o in bombetta. Non vogliono vedere i cenci, i bambini denutriti o costretti a lavorare, gli uomini mutilati. Lasciano fuori campo la sofferenza”.
Le stesse riflessioni, amplificate, emergono da preziosi testi d’epoca – Un barbare en Inde e L’époque des illuminées di Henri Michaux, Fragments de la révolution civile, Journal des Indes di Mircea Eliade – scelti come commento e affidati al canto di Giovanna Marini sono il sottotesto filosofico del film. “Michaux, viaggiatore e poeta, seppe vedere i contrasti di quel paese come un essere umano, fuori dalle ideologie”, commenta la cineasta.
Così il film – prodotto da Arte e da Tele+ che lo manderà in onda il 2 ottobre – diventa impercettibilmente denuncia del colonialismo, dell’intolleranza e delle guerre etniche, anche nelle loro versioni contemporanee. “Odio i charter pieni di turisti che vanno nei paesi lontani senza mai incontrare nessuno o addirittura per sfruttare la gente del posto come nel turismo sessuale”, scandisce Gianikian. E ricorda che mentre lavorava al montaggio accadevano i fatti di Genova.
Un’ultima sfida: riconoscere tra i viaggiatori un gerarca dell’epoca.
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