Gian Luigi Rondi


Anche questa 63esima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia raccoglierà delle immagini storiche che riguardano il nostro cinema. Quando, mercoledì 30 agosto, si aprirà il sipario sul Lido, prima del film di apertura (Black Dahlia di Brian De Palma), la Mostra sarà inaugurata nel segno della memoria. Saranno infatti proiettate le immagini del documentario di Antonello Sarno intitolato David 50, rielaborato intorno a personaggi del cinema italiano e internazionale, vincitori nel passato remoto e recente di questo riconoscimento, che celebra il suo cinquantenario.

Antonello Sarno, che già tre anni fa aveva aperto la Mostra con un suo cortometraggio, dal titolo Venezia 60, ha utilizzato le migliori immagini di repertorio dell’Istituto Luce insieme con quelle delle serate televisive. Di queste ultime, essendo però più statiche, ne sono state selezionate solo alcune per arricchire il suo nostalgico omaggio al cinema italiano e non solo. Al Lido, dopo la cerimonia d’apertura, per circa 17 minuti scorreranno le immagini di repertorio per ricordare i tanti grandi attori, registi e produttori che nel mondo hanno rappresentato il cinema dall’ultima metà del ‘900 ai primi anni del 2000.

Gian Luigi Rondi, classe 1921, storico critico cinematografico e presidente del David di Donatello, nonché tra gli ideatori nel 1956 di questo importante premio, ricorda con affetto i momenti che hanno segnato questi cinquant’anni.

Rondi, come nacque l’idea del premio David?
Già nel 1946 avevo fondato i Nastri d’argento, insieme con i critici Mario Gromo, Vinicio Marinucci, Gaetano Carancini e Filippo Sacchi. Dieci anni dopo proposi all’allora presidente dell’Agis Italo Gemini, di creare un premio che avesse nella sua giuria gli addetti ai lavori e venisse perciò dato dalle categorie cinematografiche, come avveniva già per gli Oscar. L’idea piacque e nella prima edizione del luglio 1956, quando ricoprivo l’incarico di addetto alle relazioni con la stampa, consegnammo i premi (le statuette del David di Donatello che per 5 anni realizzò Bulgari) a Vittorio De Sica per Pane, amore e…, a Gina Lollobrigida per Venere imperiale e a Walt Disney per Lilly il vagabondo. Da allora il premio si spostò a Messina fino al 1978, poi a Firenze e infine nel 1981, quando  diventai presidente, si stabilì definitivamente a Roma.

Che cosa ha significato essere presidente di questo famoso premio?
Da sempre nel cinema tutti quanti ci riteniamo una grande famiglia, come spesso afferma anche Ermanno Olmi. In questa famiglia, nella quale vivo ormai da oltre sessant’anni, mi sento ogni volta triste e defraudato quando vedo che qualcuno non c’e più. E ne ho visti tanti andare via. I personaggi ricordati nel documentario sono numerosissimi ed è davvero impossibile elencarli tutti. Il premio è stato sempre ripreso dalla televisione, anche con delle dirette televisive che all’epoca duravano persino tre ore. Si rivede Marilyn Monroe premiata da Anna Magnani, la quale le suggerì la battuta in italiano: “Dì, sono commossa”. E poi rivediamo Ingrid Bergman, Elizabeth Taylor e Richard Burton, e ancora Audrey Hepburn, John Huston e Anthony Queen. E’ stato ripreso persino il produttore Jack Warner che canta con passione e senza stonare la canzone ” ‘O sole mio “.

Quali ricordi ha invece delle star italiane?
Tantissimi e tutti straordinari. Come non ricordare Vittorio Gassman? Nel filmato è davvero commovente rivederlo, soprattutto in quella scena in cui ci regala una sua riflessione: “Solo chi mente può aspettarsi di riuscire ad avere successo”, diceva Gassman con la sua proverbiale ironia. E, sempre tra gli italiani, si rivede il grande Roberto Benigni, quando riceve il David in diretta televisiva e ironizza sulla realtà del piccolo schermo, affermando che in tv sembra quasi di “fare
una festa degli animali in uno scannatoio”. Ma  la commozione più grande l’ho provata quando, vedendo per la prima volta il documentario di Antonello Sarno, ho rivissuto quelle scene interpretate dall’indimenticabile Alida Valli, purtroppo scomparsa lo scorso aprile.

 

Il ricordo più bello di questi cinquant’anni di David?
Sicuramente nel 1956, quando fu premiata Ingrid Bergman per il film Anastasia di Anatole Litvak.

E invece il momento più brutto?
Lo scorso anno, quando ci fu la consegna del David a Tom Cruise. Mi ha fatto diventare davvero matto. Mi ha imposto di mostrare durante la cerimonia un film da lui interpretato, che tra l’altro non era neppure mal realizzato ma certo era troppo lungo. Mi sono opposto e quasi l’avevo convinto a rinunciare alla sua idea, quando è intervenuta la sorella. Con modi bruschi ha addirittura minacciato che se avessimo fatto dei tagli al film del fratello, tutti se ne sarebbero andati, Tom Cruise compreso. Allora ho dovuto per forza accontentarlo.

Quali saranno le novità e i progetti della prossima edizione del David?
Ci sono già in scaletta degli importanti appuntamenti: il primo dicembre incontrerò il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per consegnarli un volume multimediale incentrato sui cinquant’anni del premio David. Inoltre l’8 maggio, in Campidoglio, mi piacerebbe presentare le cinquine ma, per la prima volta, alla presenza di tutti i candidati.

autore
28 Agosto 2006

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