Ghostbusters di Ivan Reitman è uno dei film più amati di tutti i tempi e, grazie al successo del reboot Ghostbusters: Afterlife (2021), il franchise è tornato sulla mappa del panorama cinematografico mondiale. D’altra parte l’opera seminale è radicata nella cultura pop da quattro decenni, visto che la sua prima uscita è datata: giugno 1984. E con l’anniversario all’orizzonte non poteva mancare un nuovo sequel.
L’11 aprile esce nei nostri cinema, nel segno dello slogan “il mondo finirà con il ghiaccio”, Ghostbusters: Minaccia Glaciale diretto da Gil Kenan, in cui vecchio e nuovo si intrecciano in una nuova avventura che ha già convinto il box office americano. Il film guida infatti la top ten a stelle e strisce: al 3 aprile 2024 ha incassato 78,6 milioni di dollari che si sommano agli oltre 35 in altri territori, per un totale mondiale di 113,7 milioni di dollari a fronte dei quasi 100 che è costato. Si tratta del secondo miglior esordio del franchise.
Per conoscere meglio il film originale, alla vigilia del suo 40° compleanno, proviamo a raccontarne le 7 curiosità più interessanti che ne hanno caratterizzato la realizzazione.
Nel film, prima che gli acchiappafantasmi si stabiliscano a New York City, pubblicano uno spot pubblicitario per reclamizzare i loro servizi. I tre membri originali – Peter Venkman (Bill Murray), Ray Stantz (Dan Aykroyd) e Egon Spengler (Harold Ramis) – appaiono in televisione, con il numero 555-2368 da chiamare in caso di “infestazione”
Durante l’uscita nelle sale del film nel 1984, Ivan Reitman pubblicò lo stesso spot pubblicitario, che consentiva alle persone di chiamare. Componendo quel numero le persona avrebbero ascoltato un messaggio preregistrato da Bill Murray e Dan Aykroyd, che annunciavano che non potevano rispondere perché erano occupati ad acchiappare i fantasmi. Il numero ha ricevuto 1.000 chiamate ogni ora, 24 ore su 24, per diverse settimane!
Pochi hanno notato che, dopo la scena di apertura nella Biblioteca pubblica di New York nel film originale del 1984, il titolo che appare sullo schermo è in realtà di due parole e non di una sola: “Ghost Busters”. Prima che gli autori si decidessero per il titolo ormai stra-famoso, Dan Aykroyd aveva inizialmente preso in considerazione il titolo Ghost Smashers e Ghostbreakers era un’altra opzione. L’insegna all’esterno della caserma dei pompieri di Ghostbusters a New York riportava addirittura variazioni di questi titoli durante la produzione.
In verità Ghostbusters non era disponibile a causa della serie televisiva Ghostbusters (1975) della Filmation. Alla fine la Columbia Pictures ottenne i diritti, mentre la versione animata prese il nome di The Real Ghostbusters.
Nonostante sia diventato uno dei personaggi più iconici dell’intero franchise di Ghostbusters, il fantasma verde e disgustoso Slimer non viene mai nominato in nessuno dei due film, Ghostbusters e Ghostbusters II (1989). La troupe lo chiamava semplicemente: Onionhead, ovvero Testa di cipolla.
La prima volta che è definito come “Slimer” è nella serie animata The Real Ghostbusters, in cui fa parte della squadra. È questo che ha ispirato il suo cameo in Ghostbusters II, in cui offre a Louis Tully (Rick Moranis) un passaggio in auto.
Ricordate Winston, il quarto acchiappafantasmi, afroamericano? Certo il suo ruolo nel film non è proprio memorabile anche perché compare per pochi minuti. Eppure nella prima versione avrebbe dovuto unirsi alla squadra molto prima e avrebbe dovuto partecipare alle scene in cui i tre scienziati pentiti catturano Slimer. Le prime versioni della sceneggiatura includevano anche un retroscena che descriveva il suo periodo di servizio nell’aeronautica, cosa che la serie di fumetti Ghostbusters di IDW utilizza.
Tuttavia, quando Eddie Murphy rifiutò il ruolo di Winston Zeddemore, era stato pensato apposta per lui, e quando lo studio volle di conseguenza dare a Bill Murray un ruolo più importante nel film, ciò costrinse a importanti riscritture della sceneggiatura, che portarono all’omissione del personaggio di Winston da molte scene.
Sebbene l’originale Ghostbusters possa sembrare, a volte, un po’ stravagante (vedi il grosso uomo di Marshmallow), una prima idea del film era molto più “fuori” di quanto si possa immaginare. Nel commento al DVD, Ivan Reitman e Harold Ramis rivelano che la storia era originariamente ambientata in una New York futuristica in cui squadre di acchiappafantasmi si trovavano in tutto il mondo, a caccia di diverse enormi entità soprannaturali.
Ma questo avrebbe comportato per lo studio una spesa di circa 300 milioni di dollari all’epoca, ed è per questo che Ramis fu coinvolto per apportare le dovute riscritture.
Oltre a essere chiamato “Testa di cipolla” dai membri della troupe del film originale del 1984, Slimer aveva anche un altro nome: “Il fantasma di John Belushi”. Fu Dan Aykroyd a darglielo, confermando poi che quell’ectoplasma verdognolo è stato fortemente ispirato dal suo grande amico defunto per overdose.
Per cominciare, la voglia di cibo del fantasma verde si è basata sulla scena della caffetteria di Belushi in Animal House (1978). Il ruolo di Peter Venkman era stato originariamente scritto per l’attore, che però morì mentre Aykroyd stava lavorando alla sceneggiatura all’inizio del 1984.
Sebbene non ci siano riferimenti diretti all’attore nel film, ce ne sono molti nella serie di fumetti Ghostbusters della IDW, alcuni dei quali presentano persino il personaggio di Belushi, Joliet Jake Blues, da The Blues Brothers (1980), che vede anche Dan Aykroyd nel ruolo di Elwood Blues.
Ghostbusters è ispirato a investigatori del paranormale realmente esistiti, entrambi direttamente imparentati con Dan Aykroyd. Il bisnonno di Aykroyd era un attivo sostenitore del soprannaturale, mentre il defunto padre di Aykroyd, Peter Aykroyd Sr., ha pubblicato anche un libro intitolato A History of Ghosts nel 2009. La passione di Aykroyd per il paranormale viene ripresa anche nel reboot, Ghostbusters: Afterlife, in quanto si scopre che è l’unico abbonato al podcast “Mystical Tales of the Unknown Universe”.
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