In viaggio con papà, Alessandro Gassmann rielabora il rapporto con un padre geniale e ingombrante nel suo nuovo film, Il premio, in sala dal 6 dicembre con Vision Distribution. Prodotto da Fulvio e Federica Lucisano per IIF, tra commedia e road movie, racconta del rapporto a dir poco difficile di Giovanni Passamonte (Gigi Proietti) – un istrionico scrittore che ha appena vinto il Premio Nobel per la letteratura – con i suoi figli. Ne ha molti, avuti da donne diverse, e tra questi Oreste (Alessandro Gassmann), ex atleta mediocre che si barcamena come personal trainer, e Lucrezia (Anna Foglietta), blogger invadente e narcisa ma fondamentalmente sola. I due, un po’ casualmente, lo accompagnano da Roma a Stoccolma in macchina (perché ha paura dell’aereo) insieme al segretario Rinaldo (Rocco Papaleo), sua ombra da una vita.
“Questo è un viaggio che volevo fare da tempo”, confessa l’attore e regista (tra i suoi film Razzabastarda, ancora sul rapporto padre/figlio). “Ed è stato naturale farne una commedia perché la vita, nel suo complesso, è una commedia”. La sceneggiatura, scritta con Massimiliano Bruno e Valter Lupo, attinge a ricordi d’infanzia e adolescenza mescolati a invenzioni narrative. “Mio padre guidava male e siccome aveva sempre delle macchine veloci, io spesso gli suggerivo di mettermi io alla guida durante le tournée… di questi viaggi ricordo i grandi silenzi tra noi. Non era uno che parlasse tanto nella vita, soprattutto quando il suo stato etilico era a zero. E aveva questo suo modo di dire la verità con nettezza, senza fare sconti, come si vede nel film. Queste sono le similitudini maggiori. Ma non penso di chiudere i conti con lui attraverso il film, anzi non voglio neppure, perché questi conti non si chiudono mai. Sono 33 anni che faccio questo mestiere: mi fece debuttare proprio lui con Affabulazione di Pasolini, e fu un esordio traumatico, ero nudo in scena con i capelli tinti di biondo e lui declamava un monologo che si concludeva con la parola ‘cazzo’ scandalizzando tutte le spettatrici borghesi”.
Gigi Proietti è stata la scelta naturale per il ruolo dello scrittore. “Avevo bisogno di un attore che conoscesse l’argomento, doveva essere un uomo di grande successo e Gigi era perfetto, non solo perché è un attore straordinario, ma anche perché è un grande conoscitore dei rapporti familiari”. Proietti racconta di essere stato molto amico di Vittorio, da cui lo dividevano vent’anni di età. “Quando abitava all’Aventino, aveva un teatrino in casa e invitava persone che stimava a esibirsi, a volte cantava, invitava anche me e questo mi inorgogliva”.
Nel film, che ritiene equilibrato nello stile e nell’alternanza di risate e malinconia, ha travasato Gassman padre con attenta misura. “Eravamo d’accordo di non ripetere le sue intonazioni, ma solo una cosa, il suo modo di dire di ‘no’. Quando facemmo insieme la Tosca di Gigi Magni, a Fiorenzo Fiorentini che gli chiedeva di dargli una medaglia, diceva questo no sottovoce e quasi sofferto”. E prosegue: “Passamonte somiglia a Vittorio nella fase finale, mentre tra lui e Alessandro di similitudini ce ne sono ben poche”.
Interviene Anna Foglietta: “Alessandro si è messo a nudo con grande coraggio e grande leggerezza realizzando un film moderno, esportabile all’estero, in cui proponiamo un’Italia diversa raccontando la vicenda di un uomo colto ma poco connesso con l’emotività dei propri figli. Il mio personaggio, Lucrezia, è antipatico, almeno all’inizio, ma dietro la sua scorza radical chic c’è una donna con le sue fragilità che diventa via via più interessante e più bella”. E non manca la generazione più giovane rappresentata da Marco Zitelli e Matilda De Angelis, che contribuiscono in prima persona alla colonna sonora del film. “Ascoltavo musica country folk scrivendo il film e mi sono imbattuto nelle canzoni di Wrongonyou, credevo fosse neozelandese invece abitava a 12 km da casa mia, ai Castelli Romani. Così ho trovato Marco Zitelli e gli ho chiesto non solo di collaborare alle musiche insieme a Maurizio Filardo, ma anche di recitare, per la prima volta in vita sua, nel ruolo di mio figlio. Mentre Matilda la conoscevo come attrice ma non sapevo che fosse anche una cantante come dimostra nel suo ruolo un po’ alla Bjork”.
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