Gary Oldman, con i suoi volti iconici, nel tempo è diventato oltremodo un punto di riferimento per molti altri colleghi, insegnando stile, modernità, eleganza, forza, carisma, coraggio. Un attore chirurgico nel vero senso del termine.
Protagonista assoluto del Giffoni Film Festival in corso, dove arriva insieme alla moglie, la fotografa Giselle Schmidt per cui riserva parole importanti e d’amore. “Grazie a lei sto vivendo uno dei momenti personali e professionale più felici. Se c’è qualcuno che non è in competizione con te, tutto cambia, la prospettiva è diversa, è bellissimo condividere ideali e passioni”.
Oldman si svela raccontandosi a 360°, incontrando i ragazzi e la stampa, spaziando da lezioni di vita a ricordi professionali, tra consigli da condividere e illuminazioni, come le chiama lui, come “andare al cinema con le mie sorelle per la prima volta, a vedere Tutti per uno di Richard Lester sui Beatles e il loro album omonimo”, dice, aggiungendo ancora che “quando ho assistito ad una performance teatrale, non potevo immaginare quel processo, e che stesse succedendo davanti a me in tempo reale; o il giorno che ho visto Malcolm McDowell recitare in Raging Moon (in italiano La luna arrabbiata). Lo vidi in televisione una sera, dissi a mia madre: ‘forse dovremmo vederlo’, fu l’illuminazione definitiva, mi ha cambiato vita. Poi diventammo amici, glielo confidai: mi ha regalato un sogno che nessuna scuola avrebbe potuto dare. Vederlo recitare mi ha fatto dire: “è ciò che voglio fare”.
Per Oldman parlano i ruoli e i titoli, entrati nell’immaginario collettivo, attraversando personaggi e storie. È stato Sid Vicious (in Sid & Nancy), l’ex leader dei Sex Pistols, sconfinando nell’universo di Shakespeare e Amleto (“Rosencrantz e Guildenstern sono morti”), il Dracula per Francis Ford Coppola (che quest’anno compie 30 anni), o il Sirius Black di Harry Potter, la saga per la quale, dovesse succedere di essere richiamato, “potrei anche pensare di tornare”. E ancora gli altri: il commissario Gordon nella trilogia de Il Cavaliere Oscuro di Nolan, col quale ha girato da poco una scena nell’atteso Oppenheimer “non posso ovviamente dire nulla, non vorrei che Nolan fosse dietro l’angolo”, ha scherzato. Senza dimenticare il George Smiley de La Talpa, Mank di Fincher e L’ora più buia, nei panni di Winston Churchill, che gli ha regalato l’Oscar come Miglior Attore Protagonista, fino al Jackson Lamb di Slow Horses, la serie-evento in onda su Apple Tv+, per cui ripartirà per Londra iniziando a girare la seconda stagione.
Ma c’è anche modo di parlare di cinema italiano tra le ispirazioni.“Da spettatore, lo amo. Penso a Rossellini, Pasolini. Non mi è mai capitato in tanti anni di carriera di ricevere proposte da registi italiani, ma devo dire, se succedesse, mi piacerebbe lavorare con Paolo Sorrentino”.
La giornata è dedicata però all’incontro con i giovani ai quali risponde, rivolge parole di speranza, confida anche momenti personali, privati, che però lo hanno formato in maniera cruciale. “Abbiamo bisogno di voi”, continua. “Noi della vecchia generazione ci ritireremo un giorno e lasceremo il posto, siete voi l’ energia nuova. Se ripenso alla mia di vita e alle esperienze che ho avuto, la più grande è stata legata al divorzio dei miei genitori. Avevo 7 anni quando mio padre se ne andò, credevo non mi amasse, solo più tardi ho capito che lo aveva fatto solo perché non era più innamorato di mia madre. Queste cose le capisci da adulto quando metti tutto in prospettiva, interiorizzi. Quell’abbandono mi è servito poi nel lavoro, a tornare bambino. Quando? Sul set di Dracula. Coppola mi chiese di piangere, mi portò a dar vita a una serie di emozioni trasversali. È la conferma che anche le cose che non viviamo ci possono aiutare a crescere e ad avere il controllo su di noi”.
Riguardo ad una ipotetica e graduale voglia di andare in pensione dal cinema, chiosa infine: “Non so se a 80 anni vorrò ancora fare questo. Nel corso del tempo ho acquisto altri interessi, la fotografia, la musica. La recitazione è stata una parte fondamentale, da giovani dai il massimo in ogni scena: la tua vita è là, non c’è altro. Io ho 64 anni, ho cominciato a rallentare il ritmo, non c’è più una traiettoria fissa, inizio a un guardarmi intorno, sulle cose che che posso afferrare: sicuramente provo un sollievo, quello di non dovermi spostare più come una rock star. Sono felice di godermi i miei cani, la famiglia. Pensione? Mentre lo dico, comincio a lavorare su un nuovo progetto”.
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