Garrel: “Con i buoni sentimenti non si fanno buoni film”

Il regista francese in concorso a Venezia con "La jalousie", interpretato dal figlio Louis


VENEZIA – ”Con i buoni sentimenti non si realizzano buoni film”. Lo sostiene Philippe Garrel, che porta in concorso La jalousie, interpretato dal figlio Louis e da Anna Mouglalis. E’ la storia semplice del trentenne Louis, attore di teatro, che lascia Clothilde, la donna da cui ha avuto una figlia, per Claudia (Mouglalis), un’ex attrice da alcuni anni senza ingaggi nonostante il talento. La coppia, innamoratissima, va a vivere in una mansarda molto povera e questo pesa all’inquieta Claudia. Ma entrambi sono esposti a molte tentazioni.

”Confondere l’arte con la morale? Beh, è anche una tendenza del cinema francese, ma ritengo si tratti di una strada sbagliata. Forse qui sono un po’ cattivo nei confronti delle donne, forse lotto contro la mia misoginia, come tutti gli uomini, e forse qui non sono stato un campione”, dice il regista. ”Comunicare tra uomo e donna è una cosa difficile, e insieme una delle più interessanti di oggi. L’arte è potersi liberare e darsi allo studio della comunicazione fra uomini e donne, anche se forse sarebbe meglio separare: donne con donne, uomini con uomini. Quando si vive una situazione amorosa non c’è obiettività, ma l’impronta dell’emozione”.

In materia di abbandono interviene la Mouglalis: ”Nessuno è colpevole, tutti si feriscono reciprocamente, ma senza farlo apposta, in una storia d’amore”, mentre Luis Garrel scherza: ”Chi è che non trova colpa nella donna che ti lascia?”. Viceversa, Philippe ironizza sulla famiglia: ”Per me le famiglie sono quelle del circo, dove si fanno i numeri col trapezio”, e inquadra ”l’energia della libido femminile, che può tormentare quanto quella maschile: è difficile rivelare la parte oscura di una donna, che veniva ignorata dall’uomo fino all’inizio del secolo scorso. Eppure, le donne hanno vite sessuali altrettanto complesse di quelle degli uomini: è qualcosa di ancora nascosto, mentre dovrebbe permettere alle coppie di essere più tolleranti”. 

Il film girato in bianco e nero, subito dopo la morte del padre di Philippe (e nonno di Louis) contiene molta improvvisazione. “L’ho fatto in velocità, captando e mettendo insieme tante cose. E’ veloce come i primi film di Renoir e Godard, che raccontavano una storia molto semplice: io li ammiro molto. Ovviamente non posso uguagliarli, ma volevo ritrovare il cinema che mi ha aiutato a vivere”. Immancabile un pensiero sulla monogamia: ”Qui tutti tradiscono tutti? Forse, allora la prossima volta farò un film intitolato ‘fedeltà’, ma bisogna accettare una società moderna con donne indipendenti, libere e ambiziose sin dall’età del liceo. La monogamia è regola di condotta, ed è un enorme progresso, ma bisognerebbe sapere che due persone su tre, benché abbiano dei figli piccoli, divorziano. Non bisogna pensare che esistano infedeli per natura, ma l’infedeltà fa parte del mondo contemporaneo”.     

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05 Settembre 2013

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