Gaia Messerklinger: “Ho cercato di interpretare Moana Pozzi come essere umano e non icona”

L'attrice ci parla del suo ruolo nella serie 'Supersex'. In autunno debutterà nei panni della nuova pm nella quattordicesima stagione di 'Don Matteo'


Gaia Messerklinger ha ottenuto il ruolo di Moana Pozzi in Supersex, serie targata Netflix su Rocco Siffredi, interpretato da Alessandro Borghi, dopo un lungo percorso di provini. All’inizio, vista la segretezza del progetto, non sapeva neppure dovesse dare volto e corpo alla pornodiva scomparsa trent’anni fa. Il lavoro che ha cercato di fare la 35enne, nata a Moncalieri, Torino, è stato quello di “rendere umana un’icona”, come racconta a CinecittàNews. Nel nostro incontro al Riviera International Film Festival, dove insieme alla sceneggiatrice Francesca Manieri ha tenuto un panel pubblico per parlare della serie, Messerklinger ci ha spiegato anche il perché abbia scelto di fare questo mestiere, dopo essersi laureata in giurisprudenza e aver ottenuto l’abilitazione come avvocato.

Gaia, è stato un processo lungo a portarti a interpretare Moana Pozzi in Supersex

Era un progetto supersegreto. Il primo provino l’ho fatto con un self tape senza sapere nulla e il secondo sempre registrando un video autonomamente in cui ho fatto una scena che mi hanno mandato, anche se la scena riguarda un personaggio diverso della serie. Al primo provino dal vivo ho iniziato a capire che il ruolo sarebbe stato quello di Moana Pozzi. Inizialmente ero intimorita dal ruolo, poi ho cercato di trovare la chiave giusta per interpretarlo. Uscivo di casa con tacchi vertiginosi, autoreggenti a vista, cercavo di avere un look adeguato a quel personaggio, fino a quando non ho ottenuto il ruolo. È stato un percorso impegnativo, ma emozionante.

Qual è stato l’aspetto più difficile? 

Cercare di mostrare l’essere umano, più che l’icona. Moana Pozzi è stata una donna molto nota, lo è ancora oggi, ma io ci ho visto anche tanta solitudine. Volevo darle dignità ed è questo processo ad avermi guidato nel mio lavoro. Moana Pozzi è realmente esistita e anche oggi che non c’è più è viva nel ricordo di tante persone. Ho cercato di scavare in fondo a questo personaggio, senza rimanere in superficie.

Quanto ancora oggi la sessualità è un tabù, nonostante il mondo del porno sia più accessibile rispetto al passato?

Rimane uno stigma nella nostra società e anche questo mi ha un po’ spaventata. Ero intimorita dal giudizio del pubblico, non solo per il paragone inevitabile. Quando ti esponi fisicamente c’è sempre una reazione forte per quel corpo esposto. Ma i miei timori erano infondati. Tutto è stato accolto con naturalezza. Anche i miei genitori e il mio compagno sono stati felici del mio lavoro, hanno trovato che l’esibizione fisica fosse talmente incorporata nel personaggio che tutto è stato fatto in maniera naturale. Anche merito della scrittura di alto livello di questa serie.

Come attrice che rapporto hai con il corpo, la sensualità e la sessualità?

Un rapporto che sicuramente è cambiato da quando ho interpretato Moana. L’attore usa sempre il suo corpo, dunque bisogna avere un buon rapporto con esso per fare questo mestiere. Ma prima di questo personaggio non mi era mai capitato che questi aspetti fossero così centrali nella rappresentazione e questo mi ha messo di fronte a dover lavorare su quelle corde, trovando il modo giusto per sentirmi a mio agio. Ho cercato di avvicinarmi a quel tipo di femminilità così morbida, sensuale e estetica. Sento di essermi arricchita anche come donna.

Quando hai deciso di fare l’attrice?

Non sono stata una bambina che sognava di recitare. Però sono cresciuta con mia mamma che faceva teatro per bambini, coinvolgendo anche me e mia sorella. Ho capito di voler fare l’attrice, facendo questo mestiere e poi non facendolo più.

Cioè?

Dopo essermi laureata in giurisprudenza, e aver preso l’abilitazione come avvocato, a 28 anni mi sono guardata allo specchio e ho capito il valore che aveva per me come persona fare l’attrice e mi sono detta che era il lavoro della mia vita. Mi sono resa conto che avevo perso la mia identità in quel periodo in cui avevo abbandonato la recitazione. È stato un percorso di consapevolezza e maturità.

In autunno ti vedremo nei panni del nuovo pubblico ministero nella quattordicesima stagione di Don Matteo. 

Sarà un bel personaggio che ho affrontato anche come una sfida. Non è semplice entrare a far parte di una serie così amata dagli italiani. Entrerò nelle case del pubblico, con rispetto, grazia, attenzione e consapevolezza,

Ti abbiamo visto prevalentemente sul piccolo schermo. Vorresti fare più cinema?

Io ragiono più sui personaggi che sulla destinazione del film o della serie. Spero di avere in futuro sempre più ruoli che mi sappiano mettere alla prova. Più è alto il rischio, più mi metto in gioco. E mi auguro di avere la possibilità di interpretare personaggi complessi. È raro vedere certi ruoli femminili. E la serialità più che il cinema ultimamente sta dando una grande possibilità alle attrici di interpretare protagoniste e personaggi pieni di sfaccettature.

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