Gaetano Di Vaio, il figlio del Bronx diventa scrittore

Non mi avrete mai è il titolo del libro scritto da Gaetano Di Vaio insieme a Guido Lombardi (Einaudi Stile Libero, pp. 335, euro 17,50): un Gomorra visto da dentro, con un personaggio che si chiama Salvatore Capone ed è di Scampia, ma in realtà è Di Vaio stesso. ”Nel libro il 95% è realtà, solo il resto è finzione”, dice l’autore all’Ansa. ”Ho la quinta elementare, ho fatto le medie dentro il carcere di Poggioreale – racconta – ma di me c’è un prima e un dopo. Inutile sottolineare che è quel secondo Gaetano quello di cui vado fiero e proprio per questo ho avuto l’esigenza di scrivere: lascio una testimonianza, di me parlano i fatti”. La storia è quella di chi, per ambiente e cultura, si nutre di camorra e finisce implicato in spacci e furti. ”Sono stato capace di fare cose brutte, lo so. Ma non le voglio più fare, anche se continuo ad avere la faccia di un delinquente”, scrive Capone, ma è Di Vaio a parlare a se stesso.
Oggi ha fondato con altri soci la Figli del bronx, producendo vari film (tra cui alcuni di Abel Ferrara) e il debutto alla regia di Guido Lombardi Là-bas, sulla strage di Castelvolturno, presentato alla Sic veneziana e premiato con il Leone del futuro. Lombardi sta lavorando alla post produzione del secondo film, Take Five, ambientato nelle fogne di Napoli, e potrebbe andare in autunno a un festival, forse quello di Roma, mentre Di Vaio spera, con l’aiuto di Sky e Cattleya, di dare vita al suo progetto di una scuola di cinema in quel territorio in cui ha gettato un seme fecondo di rinascita: per questo la cosa che più gli sta a cuore è il corto che sta realizzando con i Socialmente pericolosi, un gruppo di ragazzi dei Quartieri spagnoli.