Gabriele Salvatores: il mio super-potere è stato l’Oscar

“Anch’io ho ricevuto un super-potere – dice il regista Gabriele Salvatores presentando il suo Il ragazzo invisibile, in uscita il 18 dicembre con 01 in più di 400 copie"


“Anch’io ho ricevuto un super-potere – dice il regista Grabriele Salvatores presentando il suo Il ragazzo invisibile, in uscita il 18 dicembre con 01 in più di 400 copie –  ed è stato quello di vincere l’Oscar con Mediterraneo. Di lì in poi ho capito che mi sarebbe stato permesso fare cose che agli altri registi non vengono accordate, e ho sfruttato immediatamente il vantaggio dedicandomi alla fantascienza, con Nirvana, tra i mal di pancia dei produttori che non potevano dire di no a un premio Oscar ma erano preoccupatissimi dalla resa economica. Ma del resto, come insegna l’Uomo Ragno, io avevo un potere, e anche una grande responsabilità”.

Oggi la storia si ripete. Scritto con molta cura da Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, Il ragazzo invisibile arriva a colmare nello stesso tempo due lacune del nostro cinema degli ultimi anni, la mancanza di film di genere (in questo caso, per l’appunto, il film di super-eroi) e quella di cinema dedicato specificamente a un pubblico di ragazzi. Un tentativo qualitativamente ben riuscito di replicare la struttura cross-mediale dei grandi kolossal americani ispirati ai personaggi dei fumetti Marvel e DC Comics, partendo da un budget chiaramente meno elevato (8 milioni di euro, comunque alto per una produzione italiana) e soprattutto da un canovaccio originale, che non ha alla base un fumetto pre-esistente. Così, si è pensato di accorpare al film un romanzo e un comic, scritti dai medesimi autori. Il primo, edito da Salani, amplia la storia del film rendendola corale e dando spazio a personaggi e situazioni che nella pellicola risultano secondari. Il secondo invece, edito da Panini che in Italia ha esperienza di pubblicazione proprio dei fumetti Marvel, funziona da prequel raccontando le premesse della storia che si vede al cinema. Il risultato di tutto ciò – basso budget compreso – è una storia molto compatta dove ogni tassello trova il suo posto, e, forse proprio per dover supplire alla mancanza di scene d’azione rocambolesche e miriadi di effetti in computer graphics (elementi che, comunque, in una certa misura, non mancano) si concentra sulla scrittura, sullo sviluppo dei personaggi e delle loro emozioni, ricordando vagamente i primi autoriali cinecomics a opera di Tim Burton (Batman) e Sam Raimi (Spider-man versione 2000).

“Il cinema ha due anime – dice Salvatores – quella realistica dei Lumière e quella fantastica di Meliès, e in definitiva serve a evocare fantasmi. Di fumetti ne ho letti tanti ma ai miei tempo Spider-Man non c’era, c’era Flash Gordon. Mentre i film di super-eroi moderni devo dire che non li ho apprezzati tutti. Mi sono ispirato parecchio invece allo svedese Lasciami entrare, anche se è quasi un horror. Alla fine conta la storia d’amore.  Ho inizialmente pensato di voler fare questo film perché non ho figli, ma il mio analista dice che il protagonista, Michele, sono io. In effetti mi somiglia, ma io ho avuto la fortuna di vivere i miei 13 anni nel ’64 e di imparare la chitarra, cosa che mi ha salvato”.

“E’ stata chiaramente una scommessa – dice il produttore Nicola Giuliano di Indigo Film – ma di base ci vogliono le idee, poi arriva la passione e la perseveranza. Vediamo se il pubblico è disposto ad accettare che si possa fare un film di super-eroi anche in Italia. Del resto abbiamo rivitalizzato il western con Leone e l’horror con Argento. Viene tutto da pomeriggi passati al cinema coi miei figli che guardando i trailer scelgono molto attentamente quali sono i prodotti che gli piacerebbe vedere: questo sì, questo no, questo forse. E poi mi guardavano e mi chiedevano: ‘papà perché non fai un film per noi?’. Sono cresciuto con la Marvel e come tanti ho sempre desiderato un super-potere, ma in questo caso puntiamo alla vera identificazione. Il ragazzo invisibile non si ambienta a Hogwarths o a New York, non si ambienta in un mondo magico. Ma in una città che potrebbe essere quella dei nostri figli”.

“Siamo cresciuti con l’immaginario fantasy e avventuroso degli anni ’80, non solo i super-eroi ma anche Gremlins o I Goonies – dicono i tre sceneggiatori – fa parte del nostro DNA. Nicola della Indigo ci ha coinvolti e sapevamo bene che il budget sarebbe stato limitato, per cui abbiamo pensato a dei super-poteri che fossero gestibili dal punto di vista produttivo. Tutto il nostro film costa come un minuto dei Guardiani della Galassia. Abbiamo cercato dunque un approccio europeo, la precisione sui personaggi, sulle emozioni, raccontando lo spaesamento di un adolescente che cerca il proprio posto nel mondo e un richiamo a un’avventura. Abbiamo cercato anche simbolicamente di capire cosa significhi sentirsi invisibile, che è una cosa a cui a volte si agogna, a volte si sfugge. Alla fine ci piacciono le storie che hanno qualcosa da raccontare, non ci interessa che ci siano miliardi di effetti speciali. Abbiamo anche un po’ sdoganato la figura dell’Uomo Invisibile, che di solito è accostata ad atmosfere noir”.

Nel cast, oltre al protagonista Ludovico Girardello, ci sono Valeria Golino, Fabrizio Bentivoglio, Ksenia Rappoport e Christo Jivkov. Importante il ruolo della Friuli Venezia Giulia Film Commission per l’individuazione delle location.

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01 Dicembre 2014

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