MONTE-CARLO – È raggiante, Gabriele Muccino, nel ritirare il premio alla 15esima edizione del Monte-Carlo Film Festival de La Comedie diretto da Ezio Greggio. Il regista romano commenta così a Cinecittà News il successo del suo ultimo film, la commedia corale A casa tutti bene – circa quattro milioni di euro di incasso solo nei primi cinque giorni di programmazione – che dopo L’estate addosso segna il suo definitivo ritorno cinematografico in Italia. Con l’occasione, commenta la pluricandidatura agli Oscar del film Chiamami con il tuo nome di Luca Guadagnino, che era stato proposto a lui.
Come si spiega il successo di A casa tutti bene?
Una famiglia costretta a fare i conti con se stessa è un assioma universale che cattura l’attenzione di tutti. E il cast, di enorme talento, ha convinto: il pubblico al cinema vuole emozionarsi, è una regola che vale da sempre e per sempre. Questo è un film che, nel bene o nel male, non lascia indifferenti.
Se gli attori non fossero stati così famosi avrebbe funzionato lo stesso?
Gli attori non sono specchietti per gli allodole per ingannare il pubblico, al di là della fama dipende sempre da come li “usi”: se inseriti nel giusto contesto di narrazione, allora possono dare il meglio. Conta sempre la storia in cui si muovono e come la si racconta.
La serata degli Oscar si avvicina: un ricordo della sua accanto a Will Smith candidato per La ricerca della felicità?
Una serata piena di energia, non c’è nulla di fasullo, si percepisce tensione e adrenalina. C’è un’ansia terribile: Will Smith perse per 15 voti appena. Sono istanti irripetibili, tutti vogliono vincere.
Tifa per Guadagnino?
È sempre un motivo di gioia sapere che ci sono italiani candidati agli Oscar, anche se in passato sono stati candidati film italiani non all’altezza di quell’arena – non voglio fare nomi, basta vedere i film italiani in lizza che però non hanno vinto l’Oscar. Guadagnino ci è arrivato fuori dalle logiche nazionali ed è doppiamente interessante: quattro candidature sono un’enormità di cui gli italiani non hanno alcun merito. Per anni non l’hanno sostenuto come dovevano, e anche questo è – ahimè – molto significativo.
Che opinione ha del film?
Lo trovo molto coraggioso. Avevo letto la sceneggiatura di Chiamami col tuo nome tempo fa, mi era stato proposto per la regia ma sentivo di non essere in grado di maneggiare quella materia. Non tutto è per tutti. L’ho visto e l’ho trovato evocativo, racconta le stagioni dell’amore che ci portiamo dentro anche da anziani e quel senso di nostalgia delle cose non vissute genera grande capacità di auto-identificazione.
La convince l’attore Timothy Chalamet, anche lui candidato?
Non lo conoscevo prima di questo film, ha un talento strabordante, ammetto che mi piace parecchio.
Ha già idee per un prossimo film?
Per ora sto pescando: butti le reti e vedi cosa tiri su. Ho solo una certezza: sicuramente lo girerò in Italia.
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