‘Futura’, Sanfelice: “La musica, un luogo di confronto e dialogo”

‘Futura’, Sanfelice: “La musica, un luogo di confronto e dialogo”


“Questo film parte della musica, non come colonna sonora, ma come luogo in cui i personaggi dialogano e si confrontano; è un musical senza parole ma con l’uso degli strumenti, e con la musica i personaggi riescono a raccontarsi meglio di quanto non con le parole: ognuno ha una propria ‘musica’. Le preferenze musicali di ciascuno li fanno raccontare. È un film omaggio alla musica e ai musicisti”, dice Lamberto Sanfelice, regista di Futura

È il linguaggio universale della musica il cuore pulsante di questa opera seconda, che procede al ritmo del jazz, della lirica, della techno, un ensemble interessante, inedito, armonico, che riflette le differenti sfumature emotive del protagonista. Louis, jazzista di talento,ha dimenticato aspirazioni e relazioni umane: alle spalle un rapporto irrisolto con il padre – anche lui musicista -, per cui adesso il suo tempo fluisce nella notte, quella vivacizzata da spaccio e musica techno, qualcosa che però non gli appartiene, in una Milano notturna, dal particolare profilo.  

“Louis quando entra nel jazz, e la musica diventa un territorio di confronto, ad un certo punto è come se la musica lo portasse verso altre priorità, come diventare un padre migliore di quello che è stato il suo per lui. Non riuscire in un intento iniziale non è un fallimento se poi si trova un obiettivo più importante”, spiega Sanfelice.

Louis è Niels Schneider, per Xavier Dolan in J’ai tué ma mère e Les amours imaginaires: il musicista vive con la moglie Valentina – Matilde Gioli, e la figlia Anita – Aurora Onofri, delicata bambina alla perenne ricerca di una scintilla affettiva con il tormentato papà.  “Il mio personaggio è in bilico, fra il giorno e la notte. Non ha mai osato fino in fondo per realizzare il suo sogno, anche come padre è molto manchevole: osserva quelli che vivono ma non riesce a vivere, finché è obbligato, così attraverso la realizzazione del sogno comunica anche in maniera più reale con la famiglia. Poi il dramma permette di fargli toccare con mano la vita e aiutarlo a trovare un posto nel mondo, perché fino a quel momento era stato un fantasma. Ero veramente ossessionato dall’essere credibile quando suonavo la tromba, soprattutto che gli altri musicisti mi ritenessero credibile, e ringrazio Lamberto, Stefano e tutti i musicisti che mi hanno supportato e mai fatto sentire a disagio o un estraneo. L’altra grande sfida è stata l’italiano, che non parlavo: un altro regalo, continuo tutti i giorni a leggere per non perdere le cose preziose imparate. E poi, c’è stata una maniera di dipingere Milano così particolare, che io almeno non avevo mai visto, che mi ha davvero attratto”, afferma l’attore. 

“Io sono milanese e il merito di Lamberto e del dop è stato mostrare una Milano anche per me inedita, seppur io ci sia cresciuta”, commenta Matilde Gioli, per cui il personaggio di “Valentina è stata interessante anche come percorso personale: lei mi ha insegnato un ruolo non giudicante e d’attesa. È un esempio che mi piacerebbe saper ripetere nella vita reale, semmai necessario. È stato per me fondamentale il dialogo con Lamberto: è stato bello interpretare una donna maturata, a differenza del compagno, che arriva da un passato rock ma è madre, è compagna, e aspetta sempre Louis pronta ad accoglierlo. Mi è piaciuta l’idea di un ruolo diverso dal solito per me, non avevo mai fatto la donna, la madre, una compagna solida, quindi mi ha molto attirata fare questo lavoro su me stessa: è stato bello sentirsi Valentina”. 

Non solo il nucleo famigliare ristretto accanto a Louis in questa storia, ma anche Lucya – Daniela Vega (protagonista di Una donna fantastica di Sebastián Lelio, premio Oscar® come Miglior Film in Lingua Straniera), trans cilena dal potente talento canoro, che si esibisce cantando la Madama Butterfly di Puccini nei locali notturni, luoghi di spaccio con il musicista. “Daniela Vega ci ha regalato un personaggio con molta poetico, prima di incontrarla avevo un pò paura di trovare il volto giusto, non era semplice: tra l’altro lei viene dal mondo della lirica, e abbiamo costruito un personaggio che è un pò l’antitesi di Louis nella prima parte, con un forte senso di maternità. Daniela ha fatto un lavoro meraviglioso, è stata molto coraggiosa mettendosi in gioco con la Callas”, continua il regista. 

Completano il cast due esponenti di spicco del jazz italiano e internazionale, Stefano Di Battista (nel ruolo di Nico) ed Enrico Rava, anche autori delle musiche originali del film insieme a Lorenzo Cosi e Giovanni Damiani. “Per i musicisti questo film è stato un regalo, la musica l’ha scritta il film stesso. Una realtà in cui la musica s’è delineata da sola, che ha generato l’empatia per le melodie. Ringrazio Lamberto per aver omaggiato anche Massimo Urbani, il nostro genio del sassofono. Aver interpretato ‘me stesso’, un jazzista, è stata per me – che non sono un attore – una rivelazione: sono andato via dal film con il sogno di farne un altro, non so se il cinema sia come questo set, ma se sì vorrei farne un altro. Con Rava cercavamo di essere onesti, sia nel suono che nella parte compositiva, e quasi sempre è stato il film che ha generato il tutto e mi sono davvero emozionato; un’opportunità per noi musicisti poter parlare del jazz attraverso la disponibilità di Niels Schneider e del suo personaggio”, le parole di Stefano Di Battista. 

“Ho incontrato davvero a Roma un tassista, Alessandro Costantini, che suona la tromba: io non conoscevo il jazz e lui mi ha cominciato a portare nei locali per conoscerlo, è un mondo molto aperto, infatti è un film scritto non solo con le loro musiche – di Stefano, di Rava, etc – ma con le loro storie. C’era in me la voglia di usare la musica come chiave ma ancora non sapevo come e l’incontro con questo trombettista mi ha dato il via: quello che abbiamo poi cercato di fare è stato anche portare il jazz nel mondo di oggi, come linguaggio contemporaneo, con un racconto sexy, e Milano in questo ci ha dato una grande mano”, aggiunge ancora Lamberto Sanfelice. 

Dopo aver esordito nel lungometraggio con Cloro, nominato ai David di Donatello e ai Globi d’oro 2015, Sanfelice torna dietro la macchina da presa per un film prodotto da Indiana Production, MeMo Films, Lalavì Film con Rai Cinema e Rosebud Entertainment Pictures, al cinema dal 17 giugno 2021 distribuito da Adler Entertainment. “Giugno, in una stagione normale, non è molto interessante per la sala, ma la cosa importante era dare un segnale ed era giusto dare il film alla sala adesso, vederlo sul grande schermo ha un sapore speciale, che chi lo fa privilegia”, chiosa il regista.

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