“Questo è il paese delle catene montuose, dove gli zoccoli martellanti dei cavalli indomiti rimbombano ancora nelle montagne, nei prati e nei canyon. Ogni mandria ha il suo capo, ma c’è solo una furia. Furia, il re degli stalloni selvaggi. E qui, nel selvaggio West di oggi, uomini duri combattono ancora in campo aperto per guadagnarsi da vivere – uomini come Jim Newton, proprietario del Broken Wheel Ranch e Pete, il suo braccio destro, che dice di essersi tagliato i denti con un ferro per la marchiatura a fuoco”.
Un’introduzione molto colorata a una serie televisiva in bianco e nero che inizialmente andò in onda ogni sabato mattina dal 1955 al 1960 sulla NBC ed era amato da decine di migliaia di giovani spettatori americani. Si trattava di western “sani” di 30 minuti con trame semplici che promuovevano valori morali ed etici. Anche se i suoi creatori insistevano col dire che la popolare serie tv per bambini della non era un altro western “perché non ha indiani né saloon”.
In Italia arrivò solo nel 1967, ovviamente sul canale Nazionale della Rai (l’odierna Rai 1) che mantenne il titolo datole dalla Tv Svizzera: Furia.
A metà anni ’70 replicò la serie con il nuovo titolo di Furia cavallo del west che è quello con cui tutti noi lo conosciamo oggi. Il telefilm fu reso famoso proprio in quegli anni anche grazie alla sigla italiana scritta da Luigi Albertelli con Guido e Maurizio De Angelis, cantata da Mal.
Furia, cavallo del West che va più forte di un jet
Quando fa il pieno di fieno, se no non sta in piè
Furia, cavallo del West che beve solo caffè
Per mantenere il suo pelo, il più nero che c’è
Un tormentone che ha continuato ad echeggiare per decenni nelle nostre case e continua a popolare l’immaginario collettivo di tante generazioni.
La storia di Furia Cavallo del West racconta di Jim Newton rimasto senza moglie e figlio, uccisi da un autista ubriaco che adotta un ragazzo orfano (Joey) ingiustamente accusato di un reato minore. Al ranch di proprietà di Newton, Joey sviluppa un rapporto speciale con Furia, un cavallo morello catturato assieme ad altri cavalli selvaggi dall’uomo, che tuttavia non riesce a domare. Furia invece ricambia lo stesso sentimento per Joey e non permette a nessun altro di cavalcarlo se lui non dà il consenso. In ogni episodio c’è una persona che si mette nei guai per aver fatto qualcosa di sbagliato e che a quel punto tocca a Furia toglierla dai guai. C’è una precisa intenzione pedagogica nelle storie piuttosto semplici, un tentativo di insegnare ai ragazzi quali siano i comportamenti accettabili e quali da evitare.
Il cavallo era la star, gli umani erano personaggi di contorno. Fu scoperto nell’ottobre del 1944 dall’addestratore di animali di Hollywood, Ralph McCutcheon, in una fattoria del Missouri quando aveva 18 mesi. Il suo vero nome era Highland Dale, da Liberty Dale di Marian Highland.
McCutcheon, che lo soprannominò Beauty (bellezza) usò il “rinforzo positivo” per addestrare lo stallone, insegnandogli con infinta pazienza una serie di gesti e azioni come: fare il morto, camminare zoppo, sciogliere i nodi, colpire un bersaglio e nitrire a comando. Il cavallo non era solo bellissimo, ma anche capace di seguire il suo addestratore alla perfezione.
Nel 1946, Beauty fu scritturato come protagonista del film Black Beauty della Twentieth Century Fox, dove la sua azione si limitava ad aprire porte con la bocca, infilare la testa nelle finestre ed essere inseguito da motociclisti. Nonostante la performance non richiedesse grandi sforzi, quella dello stallone risultò essere, senza dubbio, la migliore di tutte in questo film caratterizzato da una recitazione indegna e da una musica di sottofondo stucchevole.
Dopo aver interpretato una serie di piccole parti in film che richiedevano scene con un cavallo nero, ecco la grande occasione nel 1956: prendere parte nella grande produzione de Il Gigante con Elizabeth Taylor, Rock Hudson e James Dean. La sua ultima straziante apparizione in questa epopea premiata con l’Oscar consisteva nello zoppicare fino alla fattoria della Taylor su tre zampe e nel nitrire dolcemente: una interpretazione da brividi. Questo ruolo lo ha consacrato come la più grande star dei cavalli del decennio, tanto che gli studios lo assicurarono per oltre 250 mila dollari.
Ormai noto agli spettatori di tutti gli Stati Uniti, la sua fama crebbe ulteriormente quando ottenne la parte come protagonista della serie televisiva della NBC. Da quel momento in poi il mondo lo conobbe come Furia.
Vennero prodotti due episodi a settimana, con un budget di 25.000 dollari a puntata, di cui 1.500 destinati al cavallo più il 5% dei profitti dello show.
Beauty viveva tranquillamente in un elegante ranch a Van Nuys, in California, lavorava solo quattro mesi all’anno e in otto anni ha fruttato al proprietario Ralph McCutcheon circa mezzo milioni di dollari. Sulla sua groppa sono saliti alcuni dei “corpi” più famosi di Hollywood: Elizabeth Taylor ne Il gigante (come abbiamo detto), Clark Gable in Stella solitaria e Joan Crawford in Johnny Guitar.
Anche uno dei magazine più importanti al mondo – TIME – si occupava della stella equina. E nel marzo del 1958 dedico a Beauty,o meglio Furia, un grande articolo in cui si legge questo pezzo che rivela il trattamento da “vip” che anche la stampa gli tributava e il suo status di equi-star assoluta.
“Come la maggior parte delle star di Hollywood, è molto coccolato. Lo scorso autunno, quando si è preso un raffreddore, è stato spedito a Palm Springs per curarsi. E si è comportato benissimo. Quando di recente lo staff di Furia ha dato una festa sul set, si è aggirato educatamente da un gruppo all’altro, ha sgranocchiato una ciotola di carote e sedano e non ha mai bevuto. Più sveglio di alcuni attori con cui deve lavorare, può padroneggiare una routine dopo solo due o tre prove. Per la TV Furia ha dovuto calciare una mazza dalla mano di un cattivo mentre correva quasi al galoppo. E una volta, quando i suoi amici stavano giocando a palla e avevano bisogno di un sostituto a centrocampo, Furia è uscito sulla stecca, intrappolando una palla sul rimbalzo, tra i denti”.
Furia visse 30 anni precisi, spegnendosi serenamente nel 1973 dopo una vita di successi e di giorni indimenticabili.
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