LOS ANGELES – “La parte più bella di questo viaggio? Sicuramente quando ho portato il film a Lampedusa dopo l’Orso d’oro al Festival di Berlino…”. A parlare è Gianfranco Rosi, regista di Fuocoammare, il documentario italiano coprodotto e distributo (insieme a 01) da Luce Cinecittà, in corsa per l’Oscar. Il regista parla alla stampa italiana accorsa a Los Angeles per l’occasione. Con Rosi, in un lussuoso hotel di Beverly Hills, ci sono la produttrice Donatella Palermo, Paolo Del Brocco di 01 Distribuiton, Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa che tutto il mondo ormai ha imparato a conoscere.
“Incontrare i lampedusani, portare loro l’Orso d’oro vinto alla Berlinale, conoscere volti nuovi e sentirli subito amici, sodali… Le lacrime e la gioia pura di quella sera sono indimenticabili – prosegue Rosi – certo, anche questa corsa agli Oscar è stata entusiasmante. Essere stato in lizza come miglior film prima e poi aver avuto la candidatura come miglior documentario ha fatto bene a Fuocoammare. Ci ha fatti conoscere, ma è un massacro, bisogna lavorare molto per mettersi in luce. Io ho fatto anche l’uomo sandwich per una scommessa persa quando ero in Giappone. E sono stato ben felice di farlo. Lo rifarei, sì, certamente”.
A Rosi fa eco il dottor Bartolo, per nulla emozionato, anzi, del tutto concentrato sul “messaggio” di Fuocoammare. “Devo dire grazie al maestro Gianfranco Rosi per aver compreso il messaggio di accoglienza che l’isola di Lampedusa lancia al mondo dalla Porta d’Europa. Essere arrivati qui, nell’America di Trump e dei muri, vecchi e nuovi, dell’intolleranza e delle divisioni, ci spinge a fare sempre di più e sempre meglio. Mi dicono che ci sono altri bellissimi documentari in cinquina per l’Oscar, e molti parlano di temi forti, di differenze razziali; io non li ho visti, ma mi stringo forte a loro, e spero che questa scelta possa accomunarci sempre tutti in in messaggio comune, che non è solo il messaggio di Fuocoammare, è il messaggio internazionale della cultura che non può accettare la discriminazione e l’intolleranza”.
Come evidenziano le parole di Bartolo sono temi forti quelli che partono da una splendida terrazza di Beverly Hills (con vista sulla collina con la scritta più cinematograficamente conosciuta della storia), cercando la strada per arrivare al pubblico, ancora e ancora… Non bastassero dunque un Orso d’oro, l’Oscar europeo recentemente conquistato, oppure le tournée americana prima e asiatica poi, ci pensano loro a infondere fiducia in tutto l’ambiente cinematografico italiano, giustamente accorso per raccontare e (si spera) festeggiare, Pietro Bartolo e Gianfranco Rosi.
Li salutiamo cosi, semplicemente due amici nella città delle stelle, in piena sintonia, con una simpatia innata, una forza comunicativa rara e una determinazione che rende facile comprendere che l’emozione, domenica, sarà tutta nostra, al fatidico “the winner is…”. Fuocoammare, il suo premio, anche qui a Los Angeles, se lo è già conquistato, ancora una volta.
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