Di Francesco Barnabei conoscevamo i primi lavori impegnativi e divertenti, immersi nel mondo del cinema: Complimenti che carattere, una serie di 21 cortometraggi sui caratteristi italiani con interviste e spezzoni di film, e I magnifici 5 sul cinema di genere dove i magnifici cinque sono: il western, il peplum, l’horror, il poliziesco e la commedia sexy.
Ne riparliamo subito dopo il festival di Bellaria, dove sono stati presentati i suoi ultimi lavori che si riallacciano al suo primo interesse, la ricerca artistica. Barnabei si occupa di cinema da otto anni, dopo essersi diplomato alle Belle Arti ed aver esposto in numerose mostre. La ricerca sul linguaggio artistico lo ha portato ad iniziare un lavoro sulle coppie di artisti ed è così che sono nati Due e Una ragione in più, documentari su Luca Patella-Rosa Foschi e su Isabella Sandri-Giuseppe Gaudino.
In Due si entra in una particolare atmosfera creativa, quella che dagli anni ’60 porta fino ad oggi il sapore del’underground e dell’artista globale. Di Patella si vedevano infatti i film nei cineclub programmati insieme alla produzione internazionale (SKMP2 del ’68, Vedo, Vado! del ’69) ma non si è mai visto il lungometraggio interpretato da Carlo Cecchi come marziano sbarcato a Roma, che un giorno forse sarà portato a termine. Qui lo stesso Patella parla della sua ricerca, lascia esprimere la sua forma mentale aperta ai linguaggi più diversi (la fotografia, la pittura, la poesia, la forma, la parola, l’immagine in movimento) in perfetta sintonia con il regista che ha lo stesso tipo di formazione e una sensibilità tale da lasciare altrettanto spazio a Rosa Foschi, compagna di vita dell’artista, e altrettanta ironia nel comporre i suoi quadri, gli oggetti e le foto come teatrini (e un film di animazione L’amore di don Perlimpino con Belisa nel giardino).
Il secondo lavoro è Una ragione in più sulla regista Isabella Sandri: l’opera sarà completata da una seconda parte su Beppe Gaudino. E’ una complessa ricerca su uno dei nomi più interessanti del nostro panorama cinematografico: il suo ultimo film, Animali che attraversano la strada, è uscito in sala, ma il nome di Isabella è ben conosciuto fin dai tempi del suo primo cortometraggio dopo gli studi al Centro sperimentale (La vestaglia rosa). Il segreto della sua espressione viene fuori un po’ alla volta nel procedere dell’intervista di cui si sente solo il flusso delle risposte. Anche la Sandri viene da una formazione artistica (al Dams di Bologna si è laureata in arte e non in cinema) e da un allenamento progressivo ad allontanarsi dai grandi maestri (Bergman, Tarkovskij) per arrivare ad osservare l’esperienza diretta. Nello Spirito delle mille colline, girato al confine tra il Ruanda e lo Zaire, in zona di guerra, questa tenace ragazza del Nord riesce a captare impressioni a donne che non hanno neanche il fiato per procedere nella loro lunga fuga. I segreti del suo lavoro sono in parte contenuti in questo documentario. Il resto si sa, nel cinema è pura magia. Forse il segreto che rivela è anche quello meno utilizzato dai registi con ansia di successo: praticare crepe nel racconto previsto, compiere atti di giustizia, dare cioè la voce a chi non ce l’ha e procedere secondo questa fusione di esigenze estetiche e politiche.
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La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.
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