Franceschini: Cinecittà tra le grandi sfide del Recovery

"Abbiamo messo 300 milioni per il raddoppio e la crescita di Cinecittà, abbiamo lanciato il tax credit che ha fatto crescere il lavoro nel settore", afferma il ministro


E’ la gestione del Recovery adesso la priorità della cultura italiana. Lo dice il ministro Dario Franceschini rispondendo alle domande del direttore del ‘Sole 24 ore’ Fabio Tamburini in apertura degli Stati Generali della Cultura organizzati dal quotidiano. Tra le tante una delle sfide, quella del cinema e dell’audiovisivo. “Abbiamo messo 300 milioni per il raddoppio e la crescita di Cinecittà, abbiamo lanciato il tax credit che ha fatto crescere il lavoro nel settore, una legge che è stata un forte attrattore a livello internazionale”, afferma. Si tratta, aggiunge il ministro, di un settore che crescerà, “l’investimento su cinema e audiovisivo è una delle più grandi operazioni industriali dei prossimi anni, non è soltanto fare cultura e fare del bene, è anche fare reddito”. 

In tema di cultura “pubblico e privato debbono collaborare – ha continuato Franceschini – “In Italia c’è sempre stata su questo una contrapposizione ideologica che io ho cercato da subito di rompere; da parte nostra c’è piena apertura al privato”. La strategia, secondo gli ospiti intervenuti e secondo il Ministro, passa dunque necessariamente dalla collaborazione tra pubblico e privato, vera chiave per il rilancio economico del settore.

Su questo punto fondamentale è intervenuto Luigi Abete, Presidente AICC Associazione Imprese Culturali e Creative: “Per le imprese culturali e creative si aprono grandi prospettive pur in un contesto in cui si consolidano grandi ritardi e i gravi problemi che hanno segnato, negli ultimi anni, il sistema culturale del nostro Paese. La tendenza che si va affermando in parte dell’amministrazione pubblica, di “statalizzare” sempre più le attività operative gestionali, si accompagna all’uso distorto, sempre più diffuso, della forza viva e proattiva del mondo del terzo settore. L’attività dei molti che si adoperano in forme di solidarietà indirizzate al sostegno dei più deboli e fragili viene impropriamente utilizzata come forma surrettizia di lavoro dipendente sia nel pubblico che nel privato.  Statalismo e uso improprio della solidarietà: risolvere queste sfide è condizione essenziale per il nostro futuro.”

Di riscrittura dei consumi culturali ha parlato il Presidente Confindustria Cultura Italia Innocenzo Cipolletta: “La pandemia ha di fatto messo a dura prova il mondo della cultura che però ha saputo reagire trasformando questa crisi in una opportunità per innovarsi e rinnovarsi, investendo su nuovi modelli di business e di fruizione. Quello a cui assisteremo è di fatto una riscrittura dei consumi culturali. Un rinnovamento che le imprese sono pronte a sostenere ma che deve essere accompagnato dal Governo. Temi come un maggior sostegno all’industria musicale, il corretto e rapido recepimento di direttive europee sul diritto d’autore e l’estensione dell’obbligo scolastico ai 18 anni sono solo alcuni dei punti da cui è necessario ripartire. – ha sottolineato Cipolletta agli Stati Generali della Cultura – Abbiamo capito tutti che cos’è l’Italia senza concerti e con musei, cinema e teatri chiusi, da qui ora parte il nostro rinascimento”.

Sul tema della partnership tra pubblico e privato è stato presentato in convegno in particolare il caso dell’Arena di Verona, con l’intervento di Cecilia Gasdia, Sovrintendente e Direttore Artistico dell’Arena di Verona: “Se il 2020 è stato l’anno dello sconvolgimento, il 2021 doveva essere l’anno della rinascita. L’Opera Festival dell’Arena di Verona è ripartito in sicurezza, coinvolgendo il maggior numero possibile di lavoratori e con novità radicali: l’integrazione di nuove tecnologie e saperi tradizionali negli allestimenti realizzati dalle maestranze della Fondazione; la promozione di una fusione inedita delle arti sul nostro palcoscenico, con dodici tra i più importanti musei e parchi d’Italia con il patrocinio del MiC; e soprattutto, accanto alla conferma del sostegno degli sponsor, le campagne di fundraising e crowdfunding 67 colonne e #iosonolarena, che hanno dato una risposta sorprendente, testimoniando un legame ritrovato e un reciproco senso di responsabilità tra i mecenati del territorio e il Teatro come bene indispensabile e parte fondante della società civile”.

A metà mattinata è stato introdotto il secondo leit motiv del convegno, legato a futuro e strategia di sviluppo, in cui l’innovazione del settore culturale passa anche attraverso l’integrazione tra luoghi e spazi “fisici” e il digitale. L’abbiamo visto in questo anno e mezzo di emergenza pandemica, dove ad esempio grazie al digitale i musei, i teatri, gli artisti hanno potuto mantenere un contatto continuo con il pubblico e trovare così nuove forme di interazione e fruizione culturale, facendo dunque innovazione di sistema, oltreché di prodotto. Affondo verticale anche su ripartenza e nuova identità dell’“ecosistema” editoriale, audiovisivo e musicale italiano, con l’intervento, tra gli altri, di Simone Silvi, Amministratore Delegato Treccani Reti, il quale così ha commentato l’anno e mezzo di pandemia: “Cosa ci hanno insegnato questi ultimi 18 mesi? Che la paura del futuro, la dolce e fatale illusione che tutto resterà sempre uguale condannano al fallimento anche i migliori. Il futuro non va aspettato, per quanto possibile va anticipato. Solo così non si rischia mai di diventare obsoleti, una roba da musei, da vecchio album dei ricordi. E per farlo ci vuole visione, ci vuole coraggio, senza mai, mai dimenticare chi siamo veramente.

”Sempre rimanendo in tema di nuovo ecosistema editoriale, è intervenuto agli Stati Generali della Cultura anche Francesco Rutelli, in particolare parlando del mondo audiovisivo, essendo Rutelli anche Presidente di ANICA e alla domanda se tornerà la fruizione nei cinema, Rutelli ha risposto che in quest’anno e mezzo si è continuato a produrre, “a fronte di una domanda straordinaria di contenuti, enei prossimi mesi arriveranno al pubblico nuovi, grandi film italiani. Con il nuovo Statuto – ha proseguito Rutelli – Abbiamo allargato ANICA come piattaforma nella quale non si ritrovano più soltanto gli azionisti cruciali di sempre – produttori, distributori, industrie tecniche – ma nuovi soggetti, come gli editori media audiovisivi, esportatori, editori digitali e creator che producono contenuti brevi per la rete. È una trasformazione impegnativa, perché la domanda di contenuti audiovisivi continuerà a crescere in modo assolutamente straordinario. Abbiamo a bordo dentro ANICA soggetti come Netflix, Chili, VIACOM, TIMVISION, e il punto fondamentale è che questo dialogo sarà impegnativo. È nostro interesse che nuovi soggetti internazionali vengano in Italia, investano e aiutino la crescita del sistema Paese. E che il governo aiuti le aziende italiane definendo un terreno di competizione corretta, e anche aiutando le aggregazioni di imprese italiane ed europee.

”Una nuova strategia dovrà essere adottata in particolare nel campo delle performing arts con le nuove forme di produzione e le nuove modalità di fruizione, i due focus delle tavole rotonde della mattinata di lavori. Se ne è parlato con Carlo Fuortes, Sovrintendente Teatro dell’Opera di Roma, che ricorda come “grazie alla capacità di innovarsi e inventare, l’Opera di Roma ha visto crescere durante la pandemia, sia il suo pubblico sia soprattutto la sua reputazione internazionale”.

Spazio poi a fine mattinata per le testimonianze di alcuni protagonisti assoluti del rilancio della cultura italiana, come l’Etòile Roberto Bolle, in questi giorni al Circo Massimo di Roma e che ha sottolineato come in questo momento drammatico per il mondo dello spettacolo si sia finalmente compreso quanto questa categoria professionale abbia bisogno di maggiore tutela: “Credo che quello che ci abbia insegnato questo momento è proprio prendere consapevolezza dei vulnus, delle carenze. Ce ne sono molte nel nostro settore: carenze previdenziali, assistenziali… è un settore che opera e lavora con grandi discontinuità: ad esempio, c’è una parte molto creativa che molti fanno anche da casa. Sono delle specificità molto diverse da altri lavori e da altri settori. Queste caratteristiche sono emerse in maniera plateale evidenziando proprio quelle mancanze e quelle storture che negli anni non si era voluto correggere e adesso, veramente, credo che si possa fare qualcosa per fornire tutele ai lavoratori dello spettacolo – tutti in generale – affinché ci sia una equità sociale diversa da quella che c’era prima.”

 

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