LECCE. L’amore per il cinema è nato nella sala di cui erano proprietari i nonni a Palestrina, paese dove è nata 36 anni fa, in provincia di Roma. Si tratta del cinema Principe che ha chiuso nel 2002, l’anno in cui la sceneggiatrice Francesca Manieri si è laureata in filosofia. Quindi il diploma del Centro sperimentale e il lavoro di drammaturgia a teatro, per ora abbandonato, lavorando a fianco di Pierpaolo Sepe (‘Erodiade’,’ Medea’, spettacoli brevi di Samuel Beckett). Ha scritto poi vari copioni cinematografici, rimasti nel cassetto, il primo con Peter Del Monte al quale, dice, deve moltissimo.
Finalmente con fatica è arrivato il primo film da sceneggiatrice, Il rosso e il blu di Giuseppe Piccioni, cui sono seguiti, sempre scritti insieme ad altri, La foresta di ghiaccio di Claudio Noce, Vergine giurata di Laura Bispuri e i recentissimi Veloce come il vento di Matteo Rovere e Nemiche per la pelle di Luca Lucini.
Film drammatici ma anche commedie. “Sono entrata al Centro sperimentale con una grande passione per il cinema di Dreyer e Bergman, e poi i miei maestri, Giorgio Arlorio, Gloria Malatesta e Claudia Sbarigia, hanno scoperto questa mia vena per la commedia”.
La Manieri firma ora con il regista Sydney Sibilia e Luigi Di Capua la sceneggiatura di Smetto quando voglio – Reloaded e Smetto quando voglio – Revolution le cui riprese in contemporanea sono iniziate prima di Pasqua tra Roma, Lagos e Bangkok. Tornano gli stessi interpreti del precedente film – Edoardo Leo, Valerio Aprea, Valeria Solarino, Paolo Calabresi, Libero De Rienzo, Lorenzo Lavia, Pietro Sermonti, Stefano Fresi, Neri Marcorè – a cui si aggiungono altri 4 nuovi personaggi.
“Il tentativo è quello di alzare un po’ l’asticella e di provare a fare quella che noi definiamo l’epopea comedy – spiega la sceneggiatrice – cioè immaginare una saga all’americana però su un tono di commedia, cioè è sia una commedia che anche una saga. Il tentativo è stato quello di realizzare un prototipo, infatti non abbiamo tantissimi riferimenti”.
Cominciano invece il 6 maggio le riprese del nuovo film di Francesca Comencini Nella battaglia con protagonista Lucia Mascino. “Una sorta di instant movie, con una sceneggiatura molto destrutturata, su uno stato d’animo molto forte di Francesca, dal suo libro autobiografico ‘Amori che non sanno stare al mondo’, ed è il tentativo di fare in piccolo un Io e Annie ribaltato, cioè una Annie/Diane Keaton che racconta la fine di una grande storia d’amore”.
E’ infine in preparazione il drammatico Acqua santa di Laura Bispuri. “Abbiamo consegnato una nuova stesura da pochissimo, è un film di nuovo che parla della maternità in maniera violenta e nuova. Rispetto al precedente Vergine giurata che aveva un tono più compassato, questo è un film di personaggi più scomposti, più parlato, più ‘sporco’, ma anche con momenti comici”. Probabile il ritorno nel cast di Alba Rohrwacher.
Al Festival del cinema europeo Manieri ha partecipato alla tavola rotonda, moderata da Marco Giusti, ‘Stavolta parliamo di donne’ a proposito della commedia insieme alla sceneggiatrice Federica Pontremoli, alla regista Maria Sole Tognazzi, alle attrici Paola Minaccioni e Ilenia Pastorelli, alla giornalista Laura Delli Colli e a Carlo Verdone.
Per la sceneggiatrice è necessario dare la possibilità ai ruoli femminili di essere centrali nella narrazione, scardinando l’ancillarità del ruolo femminile. “Mi viene spontaneo farlo in due modi. Il primo lavorando sulla caratterizzazione del personaggio, disarticolando lo stereotipo e così provare a raccontare quei tratti del femminile, che di solito vengono cristallizzati e osannati, come invece zone d’ombra del femminile”.
L’altro modo nasce da una consapevolezza del dispositivo narrativo. “Significa mettere la donna al centro della narrazione e costruirla come motore di trama, come personaggio che può essere seguito e dunque come trazione sia drammatica che empatica di un film”. Una scommessa artistica che è appena agli inizi.
Premio Miglior Sceneggiatura e Premio FIPRESCI a Ines Tanović per Our Everyday Life; Premio Speciale della Giuria a Virgin Mountain di Dagur Kári; Premio SNGCI Migliore attore a Peter Mullan per Hector
L'attore è protagonista con Lucia Mascino della commedia Fräulein. Una fiaba d’inverno di Caterina Carone: "Questa storia d’amicizia, non d’amore, è un film piccolo che andava fatto perché mi pulisco di tante cose. Mi ha detto l’autrice: nel film arrivi vestito come nei cinepanettoni, con il colbacco di pelliccia, e poi piano piano cambi". De Sica annuncia poi un progetto con Fausto Brizzi e il ritorno in tv, "mi hanno proposto di condurre Zelig e Striscia la notizia"
Virgin Mountain di Dagur Kari e Baby(a)lone di Donato Rotunno fanno parte del Concorso europeo del Festival di Lecce. Il primo, vincitore di tre premi (Miglior film, attore e sceneggiatura) all’ultimo Tribeca Film Festival, è una malinconica commedia, ambientata nella capitale islandese sferzata dalla tormenta di neve, con protagonista un 40enne obeso, che vive ancora con la mamma. Il secondo film è un dramma lussemburghese di preadolescenti, cresciuti troppo in fretta, entrambi in fuga dalla scuola e da situazioni familiari disastrose che li hanno induriti
Tre fratelli protagonisti de La gente resta, documentario di Maria Tilli prodotto da Fabrica con Rai Cinema e presentato al Festival di Lecce. Il racconto di una resistenza all'inquinamento ambientale