“Non si può, non si deve, sfruttare chi fa cultura”. Lo ha dichiarato Francesca Comencini, presidentessa di 100autori, chiedendo un salario minimo e un contratto collettivo per tutti i lavoratori nel mondo del cinema.
“Il lavoro di regista e di sceneggiatore e sceneggiatrice, ma anche di attore e attrice, è prima di tutto una passione. – scrive Comencini – Una scommessa totale, fonte di enormi entusiasmi ma anche di grandi delusioni e momenti bui. Ma è anche, anzi soprattutto, un lavoro. Un lavoro difficile e necessario. A volte chi lo intraprende è animato da una tale passione che è disposto a tutto pur di farlo. Perché, è vero, è un bel mestiere. Nei tanti anni in cui si è regolarmente decretata la morte del cinema italiano, il cinema italiano invece ha resistito. Se questo è accaduto è stato soprattutto per la capacità di resistere di tutto un comparto di registe e registi, sceneggiatori e sceneggiatrici, attori e attrici, coriacei, innovativi, che a volte veramente contro tutti hanno continuato a fare film, iniziando sempre in piccolo, e andando a volte, quasi nell’indifferenza generale, a conquistare spazi nei più prestigiosi ambiti, sia artistici che commerciali, del mondo”.
“Il comparto creativo è la linfa vitale del nostro mestiere, è un comparto che lavora ai propri film, documentari, ora anche serie, con accanimento e devozione e con spirito di resilienza”. Tuttavia, continua la regista, “è l’unico comparto che non ha un contratto collettivo di lavoro, in cui non sono previsti minimi salariali. Sembra quasi che i ragazzi e le ragazze che lo intraprendono debbano, loro, ringraziare di poterlo fare. Invece siamo noi che dobbiamo ringraziare loro, in un paese che ha così disperatamente bisogno di riallacciare un dialogo di cittadinanza con i più giovani”.
Sulla questione del salario minimo aggiunge: “È un dibattito che tocca anche il nostro comparto, avamposto di sregolatezze salariali e precarietà. Noi 100autori crediamo sia urgente ottenere al più presto questo contratto e dei minimi salariali per registe/i e sceneggiatori e sceneggiatrici, sappiamo che lo è anche per le colleghe/i attrici e attori, specialmente in un momento di così grande trasformazione dei nostri lavori, in cui le nostre opere spesso sono diffuse da enormi piattaforme in tutto il mondo”.
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