FORUM EUROPEO DIGITALE


E’ ormai opinione condivisa: il cinema si sta preparando alla sua terza rivoluzione. Dopo l’avvento del sonoro e del colore è la sfida del digitale (leggi il dossier di Tamtam) a impegnare le menti di tecnici, produttori, artisti e distributori di tutto il mondo, in una virtuale conferenza mondiale permanente per evitare che l’inevitabile accada senza regole.
Uno degli appuntamenti concreti di questa “conferenza” è il Forum Europeo per il Cinema Digitale, ospitato di volta in volta da una nazione europea. Tocca ora all’Italia così nell’Aula magna del ministero delle Comunicazioni a Roma, si sono ritrovati i responsabili italiani ed europei della produzione e della distribuzione.
Ad accoglierli il ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri: “Il cinema fa parte in maniera molto significativa della cultura italiana e europea, e oggi ci troviamo davanti a un passaggio epocale. Cambia la tecnica, il modo di lavorare e forse anche quello di pensare. La pellicola forse sta per andare in pensione…”. Così per Gasparri l’avvento del digitale può essere l’occasione per rilanciare il cinema, soprattutto quello europeo.
Insieme ai colleghi francesi, inglesi, tedeschi e greci, sono presenti alcuni degli esponenti italiani dell’esercizio cinematografico – settore che risente soprattutto della riconversione degli strumenti di proiezione dei film e del rinnovo delle sale: Walter Vacchino e Piero Fumagalli (AGIS/ANEC), Manlio Cruciatti (UNITEC), Beppe Attene (UNIDIM), Lorenzo Ventavoli (UNIC).
Tutti chiamati a sciogliere il nodo proposto dal direttore della fotografia Vittorio Storaro nel suo intervento: “Fu in occasione di Reds, nel 1981, che Warren Beatty mi mise per la prima volta di fronte all’ipotesi che l’elettronica potesse essere d’aiuto al cinema. Essendo lui il regista e insieme l’attore, Beatty aveva l’esigenza di rivedere subito il girato. Ero perplesso, ma dovetti poi ammettere che quella tecnologia sarebbe diventata indispensabile”. Pur accettando l’inevitabile Storaro è però convinto che la sperimentazione attuale sia lontana dall’obiettivo che auspica: che il digitale crei finalmente uno standard qualitativo unico in tutto il mondo e che raggiunga la stessa definizione della pellicola.
Ma il problema, per gli esercenti, è anche un altro. Come farà la sala cinematografica a differenziarsi dall’homevideo o dalla proiezione del cineclub o del pub, quando tutti, indistintamente, proietteranno in digitale? Bisogna definire i requisiti che distingueranno il cinema del grande schermo da tutto quello che vi “sta sotto”.
In Italia esistono 3.200 sale: 1.500 sono in fase di progettazione. Piero Fumagalli ricorda che nella Multisala Arcadia di Melzo già da dicembre Atlantis è proiettato in digitale. L’80% del pubblico sembra aver apprezzato la qualità della proiezione. Ma lo schermo è lungo 18 metri e la proiezione viene effettuata con strumentazione di qualità, il DLP.
Il digitale al cinema aggiunge appeal per lo spettatore? Walter Vacchino crede che per far sì che il pubblico continui a frequentare le sale bisogna diversificare l’offerta: non solo film dunque, ma eventi musicali o partite di calcio.
Intanto il problema più serio sembra derivare da quello che sta accadendo negli Stati Uniti: è prevista la costruzione di 200 sale cinematografiche per l’uscita del prossimo Star Wars di George Lucas. Se la riconversione delle sale in digitale è legata ai blockbusters, che fine farà l’altro cinema?

autore
19 Febbraio 2002

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