Un libro bianco sul rapporto tra festival e territorio, Spazio Festival: quali nuovi territori? A proporlo è l’AFIC – Associazione Festival Italiani di Cinema, che ha organizzato alla Casa del cinema di Roma un incontro, condotto da Giorgio Gosetti, introdotto dalla presidente AFIC Chiara Valenti Omero, con interventi di Cristina Priarone (presidente IFC ItaIian Film Commissions), Giona Nazzaro, Carlo Chatrian, Karel Och.
Il libro bianco – che sarà scaricabile in PDF dal sito AFIC – è stato illustrato da Joana Fresu de Azevedo, membro del direttivo, che ha spiegato la metodologia del progetto con lo studio di 8 realtà sul territorio. Realizzato nell’ambito delle iniziative di diffusione della cultura cinematografica 2021, gode del supporto della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del MiC e nasce dalla volontà di AFIC di sottolineare il fondamentale ruolo dei festival cinematografici nella promozione e valorizzazione del territorio e la necessaria sinergia con le istituzioni locali (comunali, regionali) preposte alla pianificazione dei propri eventi di promozione.
AFIC ha puntato su alcuni obiettivi: mappare l’esistente (i festival associati hanno compilato un questionario mirante a verificare ed analizzare il rapporto tra le manifestazioni di promozione cinematografica e gli enti finanziatori nella promozione e valorizzazione del territorio); analizzare gli effetti della promozione territoriale su quella cinematografica con incontri ad hoc sul recupero del territorio come volano della proposta turistico/culturale; ricerca di modelli economici adatti all’investimento privato nella cultura e negli eventi (con un’analisi sulla possibilità di un allargamento dell’Art Bonus nazionale anche alle iniziative di promozione cinematografica).
Tra i dati salienti dell’indagine la percentuale di contributi regionali (80,6%) e dei Comuni direttamente interessati (60,3%) assegnati nel 2021 ai festival di cinema. I contributi erogati dalle Film Commission abilitate a intervenire a favore dei festival si fissano al 22,2% e solo il 4,2% viene da altre realtà locali. Spicca invece il sostegno del Ministero della Cultura, che premia ben l’84% delle manifestazioni giudicate di interesse tra quelle che hanno partecipato all’indagine. Risulta carente l’investimento privato a favore del comparto promozionale dell’audiovisivo, con una percentuale in media inferiore al 50%, sicché il 62,5% dei festival analizzati si regge ancora in prevalenza sui contributi pubblici, nazionali e locali. Il 66,6% dei festival ha organizzato eventi legati al mondo professionale (industry) e il 90,1% si è impegnato in attività legate alla manifestazione nel corso dell’intero anno.
“C’è sicuramente molto da fare – dichiara Chiara Valenti Omero, presidente AFIC – nel dare il giusto valore alle realtà territoriali senza le quali nessun festival o iniziativa culturale trova pienamente la sua identità e nessun territorio trova questa stessa identità se è privo di un tessuto culturale originale. Tutto questo non può prescindere dal sostegno pubblico che attesta la qualità delle nostre manifestazioni e in questo senso va il lavoro della nostra associazione da oggi in poi”.
Direttamente dal set di Diabolik 2 e 3 sono intervenuti i Manetti bros. “Ci piacciono i territori e tendiamo ad innamorarci – ha spiegato Marco – come è successo con Courmayeur che abbiamo conosciuto grazie al Noir e che poi abbiamo usato come set. Siamo romani ma abbiamo scelto di fare di Bologna la nostra Cinecittà. Abbiamo girato lì e anche a Milano, che ha ispirato l’immaginaria Clerville. Questo nasce anche da un rapporto proficuo con la Film Commission. A volte i produttori non si rendono conto che la disponibilità di una location ha anche un valore economico”.
Carlo Chatrian, direttore artistico della Berlinale, è intervenuto via streaming: “Mi ha colpito fin dall’inizio l’osmosi tra la città di Berlino e il Festival. Potsdamer Platz è un luogo che i berlinesi non amano, ma il pubblico partecipa in modo forte nei vari quartieri della città. E’ vero anche che, come si dice sempre, la Berlinale è un festival politico, il pubblico interviene molto sui film. Ma è anche vero che il pubblico di sala in sala è diverso, le sale dell’Est sono più politicizzate, le sale dell’Ovest sono più intellettuali”. E a proposito della pandemia: “Un festival come Berlino non può che essere fisico, un festival online perderebbe la sua identità. Questa consapevolezza ci ha orientato nelle nostre scelte. Nel 2021, in una situazione emergenziale, siamo riusciti a far venire sei registi vincitori di passate edizioni che hanno composto la giuria, poi abbiamo chiesto al pubblico di aspettare il mese di giugno per poter proiettare i film selezionati in 18 arene estive. E’ stato il primo evento pubblico in città, in tutte le zone, comprese le periferie. Quest’anno c’è stato uno sforzo grande, perché a Berlino a febbraio c’era il picco della pandemia. Con misure restrittive forti siamo riusciti a vendere 160mila biglietti”. Infine il tema degli sponsor che “richiedono eventi in presenza e non virtuali”.
Giona A. Nazzaro, direttore artistico del Locarno Film Festival, ha affermato: “A Locarno tutta la città diventa il festival. E’ tangibile l’effetto che la partecipazione collettiva ha sul festival da quando ha traslocato in Piazza Grande dalla sede precedente del Grand Hotel. Anche il cerimoniale è molto più agibile, il pubblico si avvicina agli attori e ai registi, anche americani. L’anno scorso, nella mia prima edizione da direttore, abbiamo riaperto la Piazza. Il pubblico locarnese ha vissuto i protocolli sanitari come una limitazione, il dover prenotare dalla App è stato un venir meno alla tradizione di libertà del festival. Stiamo lavorando a una configurazione che tenga conto di questo aspetto. Locarno è un autentico festival di pubblico. In questo senso è molto attendibile per i sales per verificare la tenuta di un film sul mercato”. E conclude: “Non c’è festival senza comunità e vorrei che non ci fosse comunità senza un festival”.
Karel Och, direttore artistico del Karlovy Vary International Film Festival: “Il nostro festival si svolge nella zona dei Sudeti, una terra storicamente di convivenza tra cechi e tedeschi, con elementi di conflitto durante la seconda guerra mondiale, il festival nasce subito dopo come gesto politico”. E ricorda Eva Zaoralova, da poco scomparsa: “Ha fatto un grande lavoro di sostegno per il cinema dell’Est, ma oggi ci siamo resi conto che è importante aprirsi a tutto il mondo. Restiamo comunque fedeli al cinema della nostra area con cui ci sono rapporti molto stretti”.
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