Il Festival dei Popoli, in programma a Firenze dal 15 al 21 novembre, dedica quest’anno la tradizionale Retrospettiva al colonialismo italiano. Il sogno dell’Impero e l’incubo del dominio propone accanto ad alcuni film di propaganda dell’archivio storico dell’Istituto Luce – L’Islam, La fondazione della nuova Addis Abeba, Il cammino degli eroi, Hassan il soldato – Ethiopia (1987) di J. Edward Milner e Bernard Odjidja, che ripercorre la storia coloniale dell’Etiopia, in particolare la dominazione italiana (1936-1941) caratterizzata dall’impiego di armi chimiche e sanguinose repressioni ordinate dal maresciallo Graziani, e Verso Adua. Cento anni dopo (1996) di Massimo Luconi.
Nella giornata inaugurale del Festival dei popoli sarà proiettato Il leone del deserto di Moustapha Akkad (nel cast Anthony Queen, Irene Papas, Rod Steiger, Oliver Reed, Gastone Moschin), kolossal bellico di produzione Usa/Libia (1980), che racconta l’epopea del patriota libico Omar Mouchtar e che ha circolato in Italia solo nei festival. Analoga sorte per Fascist Legacy (1989), documentario BBC sui crimini di guerra commessi dagli italiani che la Rai, dopo averne acquistato i diritti, non ha ancora mandato in onda.
Evento collaterale della retrospettiva sarà un convegno (19 novembre) all’Auditorium della Regione Toscana, presenti gli storici Pierre Sorlin (Università di Parigi), Nicola Labanca (Università di Siena) e Giulia Barrera della Direzione generale per gli Archivi di Roma.
Secondo una struttura da tempo collaudata, il Festival di documentazione sociale di Firenze s’articola in più sezioni. Partecipano al Concorso italiano: Alina Marazzi con Un’ora sola ti vorrei, Antonio Bellia con Ore d’aria. Storia di Silvia Baraldini, Paolo Pisanelli con Don Vitaliano, Enrica Colusso con Chi non rischia non beve champagne, Pier Nello Manoni ed Erika Manoni con I graffiti della mente, Giorgio Diritti con Con i miei occhi, Guido Chiesa con Alice è in paradiso, Federico Bondi con Soste Japan.
13 i titoli (10 i paesi rappresentati) del Concorso internazionale: dalla memoria ai grandi temi politici (Israele/Palestina), alla stessa storia del cinema rivisitata attraverso assemblaggi d’autore.
La sezione Il presente documentato rivolge lo sguardo alla situazione internazionale: un campo di rifugiati gestito dai talebani in Afganistan, l’Indonesia del pre e dopo Suharto (ma anche le tradizioni e la cultura indonesiane), l’esodo e la persecuzione del popolo curdo, l’Iraq e la morte di migliaia di bambini.
Una sezione del tutto nuova si aggiunge a Filmare la Musica ed è Filmare il teatro che propone, tra gli altri, Tambours sur la digue, l’ultimo spettacolo di Ariane Mnouchkine e Oreste per la regia di Massimo Castri.
L’ Omaggio a Cesare Zavattini prevede, oltre a una tavola rotonda al Gabinetto Viesseux con Cristina Jandelli (autrice di un libro su Za) e Gianluca Farinelli (direttore della Cineteca di Bologna), la proiezione di Parliamo tanto di me di Fabio Carpi, realizzato nei primi anni ’60 per la trasmissione televisiva “L’Approdo”, con Zavattini che recita se stesso. A chiudere un intermezzo teatrale con spezzoni zavattiniani tratti dalla “Antologia degli scritti giovanili” curata da Guido Conti.
Tra gli eventi speciali saranno presentati in anteprima italiana, nella serata finale, Al primo soffio di vento di Franco Piavoli che ha partecipato al Concorso dell’ultimo Festival di Locarno e La guerre du luxe di Jean-Louis Comolli che racconta la guerra fra due giganti economici francesi per contendersi la proprietà Gucci.
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La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.
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