FELLINI DA SALVARE


“Nel ‘900 la creatività, come superamento della ‘permanenza’, si è espressa attraverso l’immagine audiovisiva. Ma la pellicola, soprattutto quella a colori, è deteriorabile”. Ancora una volta Vittorio Storaro ci ricorda la fragilità materiale del film in un’intervista video, che vedremo al Convegno internazionale dedicato ogni anno a Federico Fellini nei giorni della sua scomparsa.
Nel corso di questa edizione, al Teatro degli Atti di Rimini dal 31 ottobre al 2 novembre, gli incontri si sviluppano sul tema “L’eredità di Federico Fellini. Un patrimonio da conservare valorizzare e trasmettere”, con attenzione rivolta alle opere a colori.
A presentare a Roma il convegno Vittorio Boarini, direttore della Fondazione Fellini di Rimini: “I film sono beni culturali molto fragili. Il cinema in bianco e nero, formato con un materiale poco deteriorabile come l’argento, è andato perduto per il 50 per cento. L’immagine a colori è ancor più fragile perché soggetta a ‘evaporazione’”.
Tra gli interventi quello del direttore della fotografia Giuseppe Rotunno e Nicola Mazzanti del Laboratorio di conservazione e restauro “Immagine ritrovata”. “Mediaset con il progetto Cinema Forever ha già restaurato cinque film, Sceicco bianco, Giulietta degli spiriti, La dolce vita, 8 ½ e Amarcord. Il Laboratorio “Immagine ritrovata” e la Cineteca di Bologna hanno riportato alla luce Il bidone – racconta Boarini – ma uno dei problemi fondamentali rimane la scelta di cosa si restaura. Esistono diverse versioni dei film di Fellini: da quelle utilizzate per le sale italiane alle altre circolate all’estero. Nel caso de Il bidone esistevano tre versioni: la prima presentata al Festival di Venezia nel 1955 di 112 minuti, la successiva di 92 uscita in sala, e quella estera”.
Poi ci sono gli aspetti relativi alla qualità fotografica dell’originale: “Negli anni ’50 esistevano almeno 7-8 pellicole differenti, alcune delle quali, come la Ferrania, non esistono più”, racconta Boarini. Dunque il lavoro di riproduzione dei colori di pellicole non più in commercio è particolarmente difficile e complicato. “E’ come quando si restaurano i colori dei quadri di Giotto, fatti di pigmenti naturali non più reperibili e dunque difficilmente riproducibili. Attualmente il digitale aiuta le operazioni di restauro, ma ogni volta che si opera un riversamento l’immagine perde definizione”, precisa Boarini.
Nel corso del convegno di Rimini si parlerà del futuro del Museo Fellini, la cui inaugurazione dovrebbe cadere nell’anniversario della nascita del regista riminese: il 20 gennaio prossimo. Numerosi gli interventi che si succederanno. Da Marco De Santi, autore del libro “I disegni di Fellini”, che ‘leggerà’ gli schizzi felliniani delle scenografie e dei personaggi dei suoi film. A Sandra Echberg delle teche Rai che, insieme a un’antologia di materiali d’archivio Rai su Fellini, illustrerà lo stato di conservazione di interviste e video sul regista.
Tra gli amici di Fellini presenti al Convegno, Jordi Grau ci racconterà “la solitudine del genio”, un Fellini inedito dalla personalità insicura, alla continua ricerca di autoaffermazione. Quella stessa solitudine dei personaggi da lui creati: Moraldo (I vitelloni), Marcello (La dolce vita), Guido (8 ½).

autore
28 Ottobre 2002

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