Federico Cesari è romano e ha 26 anni. La prossima estate discuterà la tesi di laurea in medicina, poi appenderà il diploma al chiodo per dedicarsi completamente al mestiere dell’attore. Un lavoro che ha iniziato da bambino e che poi è diventato la sua vita. Lo ha capito grazie alla serie Skam, dove da cinque stagioni (e una sesta in arrivo) interpreta Martino, giovane studente che decide di fare coming out, e a Tutto chiede salvezza, serie Netflix di Francesco Bruni, dove dà corpo e anima a Daniele, giovane sottoposto a Tso (trattamento sanitario obbligatorio). Oggi Cesari è uno dei nuovi volti del cinema e delle televisione e per questo all’ultimo Monte-Carlo Film Festival de la Comédie ha ricevuto il Next Generation Award. Un premio, il primo personale per il suo lavoro, che lo ha fatto riflettere sulla sua carriera, come spiega a CinecittàNews.
Federico, dunque, a che punto è il tuo percorso artistico?
Sin da bambino ho avuto l’occasione di realizzare sempre bei progetti. Posso solo essere felice come attore di aver potuto fare finora delle esperienze entusiasmanti. Oggi in questo mestiere cerco un punto di incontro tra le mie possibilità e le cose in cui credo.
In questi ultimi anni c’è una concorrenza sempre più sfrenata tra le nuove generazioni di attori.
La noto molto anche io, anche se si è ampliato il mercato seriale, e questo ha dato la possibilità di raccontare più personaggi, e di conseguenza più spazio a un numero più ampio di giovani attori. Tanti interpreti della nuova generazione hanno la possibilità di farsi notare nelle serie che stanno avendo grande attenzione da parte del pubblico.
Tutto chiede salvezza è l’esempio di una serie apprezzata dal pubblico. Tra poco inizierai le riprese della seconda stagione. Cosa ti ha dato il personaggio di Daniele?
Molto, soprattutto a livello emotivo e umano. Daniele è un personaggio, anzi una persona essendo ispirato a Mencarelli (lo scrittore del libro da cui è tratta dalla serie, ndr) che richiede una grande trasparenza di emozioni e sentimenti. È un ragazzo che non ha filtri o sovrastrutture, una persona che mostra se stesso sinceramente. Il fatto che questi sentimenti vengano vissuti senza meccanismi di difesa. è il suo superpotere e la sua condanna al tempo stesso. Lavorare a questo personaggio mi ha permesso di avere un accesso più profondo anche alla mia emotività.
Ai giovani di oggi è richiesto di essere sempre al massimo delle possibilità e performanti. Questa serie ci mostra che fragilità e fallimenti possono appartenere anche alle nuove generazioni, senza doversene vergognare.
L’essenza della natura umana è essere fallibili, anche se viviamo in una società deformante che ci chiede di essere prestanti, di dover dare il massimo dei risultati. Siamo bombardati da modelli quotidiani sui social, mezzi di comunicazione potentissimi che ci portano a voler aspirare sempre a qualcosa di alto e capitalistico. Tutto questo ci ha fatto dimenticare, erroneamente, che abbiamo un lato fallibile che si connette con la nostra essenza. La mia aspirazione quotidiana è quella di ricordarmi che posso sbagliare, e va bene così.
Da una serie a un’altra, ti vedremo presto nuovamente anche in Skam 6.
In questa sesta stagione avrò un piccolo ruolo, dopo aver fatto il protagonista della seconda. Ma tornare a far parte di questa famiglia è stato meraviglioso. Io e agli altri attori della serie siamo cresciuti insieme, e quando ci rincontriamo e i nostri personaggi si riaggiornano per noi è sempre una festa.
Parlando di cinema, invece, Claudio Bisio ti ha diretto nella sua opera prima L’ultima volta che siamo stati bambini. Com’è stato lavorare con lui?
Claudio ha un grande cuore. Ama la vita, sa stupirsi sempre, ha una continua disponibilità emotiva verso l’altro. Ricordo il primo provino che ho fatto, era più emozionato lui di me, trattandosi del suo debutto alla regia. Non è facile trovare una persona di grande esperienza come Claudio che sa essere anche così spontanea e senza filtri.
A proposito di essere bambini, il mestiere dell’attore ti porta a esserlo?
Io sono un ragazzo cresciuto prima del dovuto, anche grazie a questo mestiere. Ho iniziato a lavorare da bambino e sono maturato prima. Ho una visione della vita a volte più adulta. Quando recito lascio a casa le incombenze della vita quotidiana, esco fuori da me, e talvolta torno a essere bambino. Con il personaggio di Daniele mi è successo, riscoprendo me stesso e anche la forza salvifica dell’amicizia che vivi in adolescenza.
Sarai anche nel film tv di Roberto Faenza su Alda Merini, La poetessa dei Navigli, prossimamente su Rai1.
È un film che racconta con profondità la vita di questa donna, che ha affrontato anche l’inferno (facendo riferimento ai dieci anni in manicomio, ndr). Io nel film sono Arnoldo Mondadori, dunque arriverò più in là, nell’ultima parte della sua vita.
E con l’ecologia, invece, come sei messo, visto che hai recitato nel film green Greta e le favole vere?
È una tematica che mi sta molto a cuore, anche se sono un po’ pessimista per come stanno andando le cose, Spero che il film possa contribuire all’educazione dei piccoli verso l’ecologia. Io tento di applicare piccole e fondamentali regole nella mia vita quotidiana e mi auguro che lo facciano anche le nuovissime generazioni.
Dopo Bruni, Bisio, Faenza, con chi vorresti lavorare?
Mario Martone, Giorgio Diritti, Paolo Sorrentino, anche Jonas Carpignano. Sono tanti i sogni nel cassetto, spero di realizzarne almeno uno. Mi piacerebbe pure fare qualche esperienza all’estero, anche se alla fine in questo momento l’Italia offre così tante storie importanti a cui mi sento più vicino culturalmente.
E con la medicina che farai?
Quest’estate discuto la tesi (un’analisi esplorativa nel trattamento farmacologico del rene policistico) per portare a termine i miei studi. Poi appenderò il diploma al muro e in futuro chissà.
Non ti dispiace abbandonare dopo tanti anni di studio?
Ho deciso di chiudere con la laurea, proprio per portare a compimento un percorso che è stato importante per me. Provoun senso di nostalgia ogni volta che entro in reparto, ma negli ultimi anni è capitato sempre meno perché ero sul set. La medicina mi ha insegnato ad avere costanza e pazienza. Ma oggi la mia vita è la recitazione.
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