Fausto Brizzi e i nuovi ricchi

Arriva in sala in 400 copie il 15 dicembre Poveri ma ricchi, adattamento del francese Les Tuche del 2011


Arriva in sala in 400 copie il 15 dicembre Poveri ma ricchi, la commedia natalizia di Fausto Brizzi, adattamento del francese Les Tuche del 2011 (che ora ha guadagnato oltralpe un secondo capitolo), con Christian De Sica, Lucia Ocone, Enrico Brignano, Anna Mazzamauro e Lodovica Comello, cantate e attrice conosciuta per il ruolo di Francesca nella popolarissima sticom argentina Disney Violetta. Il canovaccio è semplicissimo. Una famiglia di semplicioni vince 100 milioni alla lotteria, e per ciascuno adattarsi alla ricchezza e al successo risulta più difficile del previsto, con tutte le tragicomiche conseguenze del caso, dovute anche alla necessità, tutta tipica italiana, di doversi nascondere agli occhi dei più per evitare maldicenze e sciacallaggio. “In Francia – dice Brizzi – gli arricchiti vanno in televisione, qui si nascondono. Seguono uno stile ‘low profile’, vanno in giro in bicicletta, organizzano mostre nei cantieri abbandonati e mangiano chilometri zero. Abbiamo giocato su questo dando anche uno spaccato dell’Italia di oggi, e ovviamente adattando il materiale d’origine, a cui l’omaggio principale resta il nome della famiglia, i ‘Tucci’.  Ma i miei protagonisti sono invece dei cafoni alla Donald Trump, abbiamo cavalcato un’onda senza saperlo. E’ un film più comico e meno sentimentale del mio solito, e ci sono anche tante risate al femminile con Ocone e Mazzamauro”.

“Esportiamo lusso e buon gusto – commenta Brignano – ma poi i ricchi vengono visti malissimo nel nostro paese, basta un pullover di troppo o fare la spesa la domenica che vengono coperti di insulti. Io giro con la macchina sporca per far sembrare che sia rubata. Anche la povertà però è cambiata. Si è fatta più dignitosa. C’è gente con uno stipendio che mangia alla caritas. Ma è nei periodi di crisi che far ridere diventa importante, e anzi, le commedie trovano i loro momenti di floridità proprio in questi momenti. Se l’Isis avesse senso dell’ironia ci saremmo evitati certe tragedie. E’ un modo anche per riflettere sugli stipendi di chi ci governa, ma soprattutto se cerchiamo di convincere la gente a venire in sala, è per il loro benessere e la loro salute”. “Quando mi sono sposato – racconta De Sica – mia moglie mi chiese di andare a comprare i letti e sono tornato con una collezione di uova di porcellana. Da allora mi dà la paghetta, perché non spenda troppo. Con Fausto ci siamo molto corteggiati anche perché lui ha scritto diversi film che io poi ho interpretato, ma solo ora siamo riusciti a incastrare gli impegni. E’ un film molto equilibrato, qui mi compenso con Enrico, lui è il comico, io faccio quello brillante. Cerco di variare e non fare sempre lo stesso film. Ho fatto teatro, quest’anno anche Zelig, poi una fiction americana con Gabriel Garcia. Così riesco a rinnovarmi”.

 “Non ho idea di cosa farei con tutti quei soldi – continua Ocone – penso che ne prenderei dieci milioni per stare bene e il resto in beneficienza, anche se non ci crede nessuno. Ma sono una cifra nera, cosa ci potrei mai fare? Sono una donna atipica,  non mi piace nemmeno lo shopping, probabilmente spenderei tutto in ristoranti e Spa”. “Vengo un po’ bullizzata per la mia celebrità – dice Comello – nessuno vuole essere taggato sui post che riguardano Violetta. Qui ho dovuto lavorare in maniera completamente diversa, ero abituata ai sorrisini e gli urletti Disney, Fausto a volte mi diceva di non fare nulla, se non recitare la battuta, per rendermi meno artefatta”.

“Parliamo di una favola – riprende il discorso Brizzi – narrata in terza persona con la voce del piccolo di famiglia, interpretato da Giulio Bartolomei. E’ come se fosse una versione super di Cenerentola. Lui vede tutto dall’alto e giudica la faccenda. Non puntiamo certo agli Oscar o ai David di Donatello. E’ un film di intrattenimento che racconta un po’ del nostro paese. Esce lo stesso giorno di Star Wars: Rogue One e se fa due terzi di quello che fa quel film, mi ritengo soddisfatto”. 

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12 Dicembre 2016

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