E’ l’estate del 1985 quando a Palermo nello spazio di pochi giorni vengono assassinati Nini Cassarà e Beppe Montana, poliziotti collaboratori del pool antimafia messo in piedi dalla Procura di Palermo, guidata dal magistrato Antonio Caponnetto. In fretta e furia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, impegnati in prima linea nella lotta alla mafia vengono trasferiti insieme ai loro familiari all’Asinara, in una foresteria del supercarcere dell’isola.
Un trasferimento improvviso dopo una soffiata sui preparativi di un attentato di Cosa Nostra ai due giudici impegnati nella stesura dell’ordinanza del primo maxi processo alla mafia.
Era d’estate di Fiorella Infascelli, preapertura della Festa di Roma, in sala 23 e 24 maggio con 01 Distribution, è il racconto intimo e privato di quelle settimane trascorse da Borsellino/Beppe Fiorello, insieme alla moglie Agnese/Claudia Potenza e ai figli Lucia/Elvira Camarrone, Manfredi/Giovanni D’Aleo e Fiammetta/Sofia Langlet, e da Falcone/Massimo Popolizio con la moglie Francesca/Valeria Solarino.
Lontano da Palermo tutti quanti sono costretti a vivere nella stessa casa, isolati e controllati a vista da una pilotina e dalle guardie carcerarie. Un’inaspettata tregua per i due magistrati, così differenti per idee politiche e carattere, che devono interrompere il loro lavoro per il maxiprocesso, in attesa che il ministero fornisca i faldoni di carte su cui stavano lavorando da tempo.
Una vacanza forzata, davanti a un mare meraviglioso, una quotidianità fatta di affetti, conversazioni come quella di Paolo e Giovanni che parlano della morte, di presentimenti e giochi dei ragazzi. “Volevo un film semplice, quasi geometrico. Io e lo sceneggiatore ci siamo inventati questi dialoghi, ma veri sono la sindrome anoressica di Lucia Borsellino e l’attesa nervosa dei faldoni per il maxiprocesso – spiega la regista – le mie fonti oltre ai libri sono state Agnese e i figli, e le persone che li hanno conosciuti, inclusa la guardia carceraria che li assistette quell’estate”.
Così come è stato un aiuto emotivo girare il film in quella medesima foresteria. “Nonché confrontarsi, durante le riprese, con gli stessi aspetti e difficoltà dell’isola, vissuti allora. L’Asinara, un’isola bellissima e insieme misteriosa e inquietante – aggiunge la Infascelli – è un altro protagonista del film. Volevo che si vedesse sempre quel mare che avevano davanti tutto il giorno Borsellino e Falcone, un mare che cambia colore e aspetto secondo gli umori”. Un suggestivo set a cielo aperto che si è avvalso del supporto della Fondazione Sardegna Film Commission.
Nel film si respira a tratti un’atmosfera di sospensione e di attesa, e ci viene mostrata come questa loro convivenza e vacanza forzata rappresenti per i due magistrati l’occasione per conoscersi ancora di più, oltre al recupero di un rapporto stretto con i familiari, messo a dura prova in quei mesi di preparazione al maxi processo.
Indispensabile per l’autrice è stata la consulenza storica del giornalista Attilio Bolzoni, per quella parte di film dedicata al al lavoro dei due magistrati sull’ordinanza, nonché nella scelta della lettera del generale Carlo Alberto dalla Chiesa. Beppe Fiorello nell’interpretare un uomo dalla storia così importante si è sentito protetto e confortato dalla sceneggiatura, sicuro di portare in scena un personaggio che la regista non ha mai chiesto di imitare. Massimo Popolizio si è sentito a suo agio nell’affrontare un segmento della vita di Falcone, una bolla della loro esistenza, restituendo “un personaggio scanzonato e malinconico, a tratti umoristico”.
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