Tornano i supereroi della Marvel sul piccolo schermo, ma questa volta vanno in terapia e sono loro a “farsi aiutare”. Il successo di WandaVision ha inevitabilmente alzato le aspettative per Falcon and The Winter Soldier, che debutta su Disney+ il 19 marzo. Una serie concepita sin da principio come un lungo film, spiega la regista Kari Skogland: “Il nostro, di fatto, è un film di sei ore: girandolo ho capito che differenza c’è rispetto a un film di due. Il primo è un pasto vero, il secondo un semplice snack. Qui abbiamo avuto la chance di sviluppare la storia e la profondità dei personaggi come mai prima d’ora, esplorarne il backgrond, raccontarne il passato, scavare nelle inquietudini. La terapia a cui si sottopone il nostro Winter Soldier, vedrete, ne è esempio lampante”.
“L’essenziale era dimostrare, a noi stessi prima che al pubblico, che eravamo in grado di mantenere alta la qualità dei prodotti targati Marvel, con gli stessi toni e la stessa atmosfera”, commenta lo sceneggiatore Malcolm Spellman. Concorda il Presidente di Marvel Studios Kevin Feige. “Ce lo siamo detti subito chiaramente: solo perché un film è pensato per la tv non significa che debba essere meno spettacolare rispetto a quanto visto sul grande schermo. Inoltre, avere l’opportunità di poter contare su una piattaforma su cui mostrare il nostro lavoro in tutti i Paesi contemporaneamente è qualcosa di prezioso, da non sprecare”.
La pandemia non li ha fermati, al contrario, è stata una sorta di acceleratore di intenzioni e concentrazione: “Quando il mondo ha “chiuso” per Covid-19 noi abbiamo continuato con il lavoro, concentrato tutti i nostri sforzi sulla serie e la situazione “fuori” ci ha aiutato a focalizzarci meglio “all’interno” del nostro progetto”, assicura Skogland. Quanto ai riferimenti del film cita Arma letale, Rush Hour, Un uomo da marciapiede, ovvero i “buddy cop movies”, quei polizieschi con due amici/nemici, diversi ma complementari, per protagonisti.
La parola passa a loro, a partire dal Falcon Anthony Mackie che apre la serie (a lui è affidata la prima scena che omaggia il lascito di Captain America, quel passaggio di consegne via scudo visto in Avengers Endgame). Il tema della “legacy”, dell’eredità, è portante nel primo episodio: “Endgame è stato un film monumentale, con un messaggio più grande di quello immaginabile. Il nostro scopo era non rovinare tutto, non essere il primo progetto fasullo della Marvel. Credo che ci siamo riusciti, non posso svelare sorprese e colpi di scena, ma per la prima volta vedrete il passato del Falcon, capirete i suoi rapporti con la famiglia, ci tenevamo che il pubblico conoscesse a fondo la sua storia personale”.
Stesso dicasi per il Winter Soldier, come dichiara Stan: “Questa serie permette ai supereroi di essere se stessi, due soldati affetti dalla sindrome post-traumatica. Infatti il mio personaggio va in terapia, mostra un nuovo lato del suo carattere. Con il Falcon c’è rispetto reciproco, hanno problemi diversi da affrontare, ma sono molto simili nel processo di messa in discussione di se stessi”. Non mancano scene spettacolari, chiosa Mackie: “C’è una grande introspezione psicologica, ma l’azione la fa sempre da padrone, con un team di stunt di talento e new entries che sapranno stupire”. Una su tutti? Risponde Stan: “Moon Knight, il personaggio interpretato da Oscar Isaac”. Chiude con ironia Mackie, dichiarandosi “assolutamente aperto a un altro spin-off – stavolta romantico – con Black Widow / Scarlett Johansson”.
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