Facce da Zagor

Il film Noi, Zagor, di Riccardo Jacopino, non è un’opera di fiction. Si tratta piuttosto di un documentario celebrativo, molto appassionato, che andrà in sala con Microcinema il 22 e 23 ottobre


Dopo la controversa trasposizione cinematografica di Dylan Dog a opera degli Americani, un altro eroe bonelliano approda al cinema. Si tratta dell’avventuroso Zagor, creato dallo stesso Sergio Bonelli sotto lo pseudonimo di Guido Nolitta, nel 1961. Il film Noi, Zagor, di Riccardo Jacopino, non è però un’opera di fiction. Si tratta piuttosto di un documentario celebrativo, molto appassionato, che andrà in sala con Microcinema, come evento speciale nelle sole giornate del 22 e del 23 ottobre. Il racconto si articola attraverso le parole di autori, sceneggiatori, disegnatori, critici, ma anche dei semplici lettori e collezionisti, che da anni seguono e supportano le gesta del personaggio. Solo in Italia i fan di Zagor sono ottantamila, ma il personaggio è molto ben conosciuto anche in Brasile, Croazia, Serbia, Spagna, e anche in Turchia, dove ha generato, negli anni ’70, perfino due film ‘pirata’, girati sena l’autorizzazione dei creatori del personaggio, appunto Bonelli/Nolitta e il disegnatore Gallieno Ferri. Il presidente croato Ivo Josipovic è venuto a visitare il MaFest di Makarska, in Dalmazia, soffermandosi a salutare gli autori del fumetto di cui si dichiara appassionato.

Ascia indiana con punta arrotondata nella mano destra e pistola revolver, da bianchi, in quella sinistra, maglietta rossa con sul petto l’Uccello del Tuono dentro un cerchio giallo, accompagnato dall’eterna spalla Cico, buffo e paffuto, che lo affianca come Sancho Panza faceva con Don Chisciotte, Zagor abita nell’immaginaria foresta di Darkwood, in un selvaggio West molto atipico e pieno di ricercati anacronismi. Figlio di un ufficiale dell’esercito ritiratosi a vivere da pioniere nei boschi del Nord-Est, vede morire i genitori per mano di una banda di indiani Abenaki, guidati da Salomon Kinsky.  Wandering Fitzy, un bizzarro filosofo vagabondo, lo accoglie e gli fa da maestro. Il ragazzo vuole solo vendicarsi degli indiani, ma scopre dopo un po’ che il padre era stato a sua volta un loro massacratore e comprende che il bene e il male non sono così facili da decifrare. Diventa così  Za-gor-te-nay ‘Lo spirito con la Scure’ o, più brevemente, Zagor, un eroe pronto a schierarsi con gli oppressi di qualsiasi colore siano. A presentare l’opera a Roma intervengono, oltre al regista, Moreno Burattini, curatore della storica testata, e il disegnatore Walter Venturi, assieme al presidente della Arcobaleno produzioni, cooperativa sociale molto attiva nel settore dell’economia verde, Tito Ammirati.

“Non è stato un compito facile – dice il regista – i fan dei fumetti sono tanto appassionati da risultare pericolosi. Zagor si porta dietro critici ed esegeti. I suoi fan sono di ogni schieramento politico e ognuno sostiene, a seconda di come più gli piace, che sia di destra o di sinistra. Inoltre volevamo anche far conoscere il personaggio a chi non lo conosceva. Raccontare delle emozioni. Io stesso mi sono tolto uno sfizio che avevo fin da ragazzino: entrare nel mondo del mio personaggio preferito e raccontare cosa c’è dietro, quali sono i problemi dietro all’opera, le sue criticità. Come arriva all’edicola. Motivo del successo di Zagor è la grande umanità che ci ha messo Sergio Bonelli, che usò lo pseudonimo proprio per liberarsi del totem di suo padre Gian Luigi. E il film è anche un ringraziamento a lui, scomparso due anni fa, e a tutti gli autori che con Zagor ci hanno fatto e ci fanno sognare”.

“Lavoro a Zagor dall’89 – racconta Burattini – da quando è morto Sergio sono diventato il punto di riferimento per la redazione. Se penso alla responsabilità che comporta, non lavoro più. Con Jacopino ci conoscevamo già, eravamo nella stessa scuola. Aveva già realizzato un film, 40% le mani libere del destino, con Luciana Littizzetto, ma quello che mi ha convinto è stata la sua passione. Diceva sempre di voler diventare regista: come me ha realizzato il suo sogno. Zagor vive negli anni’30 dell’800 – dice ancora Burattini – ma quando è stato creato, negli anni ’60, non c’era poi questa attenzione per la documentazione. Il pubblico era abituato ai western classici, con le pistole a ripetizione, i fucili, i treni. Di qui gli anacronismi, che poi sono rimasti. E comunque nelle sue storie si vede un po’ di tutto, dai dinosauri agli extraterrestri, basta che sia avventuroso. Oggi stiamo più attenti. Cerchiamo ad esempio di non metterci la dinamite, che ai tempi non esisteva. Anche Bonelli aveva cominciato ad adattarsi ai tempi: nei primi albi i Seminoles erano vestiti con le penne in testa, che nella realtà non hanno mai portato. Il pubblico di quegli anni non avrebbe capito che erano indiani. Poi, man mano, ha cominciato a mettergli i giusti copricapi in testa, a inserire nei dialoghi parole del loro vero dialetto. Oggi esce in edicola ‘Il giorno del giudizio’, una storia ambientata in Sudamerica ai tempi dello tsunami che nel 1835 distrusse Conception, in Cile. L’evento fu documentato da Darwin, e noi abbiamo ripreso i suoi diari per scrivere la sceneggiatura. In un’altra storia Zagor incontra il filosofo francese Tocqueville, che compì un viaggio in America per capire come fosse possibile per un popolo gestirsi senza re. Da quell’esperienza trasse poi il libro La democrazia in America, ma a me interessò particolarmente il suo diario di viaggio. In un passaggio, per me impressionante, dice di trovarsi in una foresta della Pannsylvania molto simile a Darkwood e di essere accolto da un uomo bianco, vestito da indiano, veramente molto simile a Zagor”. Da segnalare la colonna sonora, a opera di Graziano Romani, musicista che ha dedicato allo ‘spirito con la scure’ un intero concept album, esperienza che ha ripetuto poi con il personaggio di Tex e che si appresta a completare anche per Mister NO, altro personaggio bonelliano di successo. Il fumetto diventa così linguaggio multimediale, adatto magari, perché no, anche all’insegnamento: “Quando nel ’54 Fredric Wertham pubblicò il suo saggio ‘La seduzione degli innocenti’, in cui accusava i fumetti di istigare i giovani alla violenza, ci furono roghi di comics nel mondo anglosassone e in Italia proposte di legge per la censura. Oggi non è più così, ma il fumetto è ancora considerato letteratura di serie B. Penso che la storia del fumetto andrebbe insegnata nelle scuole, pensiamo a quanto il linguaggio del fumetto sia diffuso nella nostra società: andiamo in banca e il depliant illustrativo è realizzato in forma di fumetto. O in stazione, o al ristorante. Ragazzi autistici che non sono in grado di sintetizzare la trama di un libro o un film riescono invece a farlo con i fumetti. Il fumetto è ovunque, ma al momento la sua funzione didattica è colta solo da singoli insegnanti o autori di libri di testo illuminati”. C’è spazio per ricordare anche Sergio Bonelli, diviso tra un’estrema modernità e note risacche di tradizionalismo: “Leggeva tutto – continua Burattini – analizzava molto bene la concorrenza. A Luca Enoch offrì un semestrale pur di portarlo dalla sua parte. Ma aveva anche le idee chiarissime, voleva vendere solo i fumetti, senza gadget e senza pubblicità. I cartonati, ad esempio, li lasciava fare agli altri, Mondadori, Rizzoli. Per lui il fumetto era popolare e popolare doveva restare, anche nel prezzo. Oggi Zagor consta 2 euro e 90, come un gelato. Oggi ci si apre alla sperimentazione, dalle App al colore. Orfani, in uscita il 17 ottobre, è la prima serie Bonelli interamente pensata per essere stampata a colori. Però certe cose non è proprio necessario cambiarle: la collana di ristampe di Zagor allegata a La Repubblica ha mantenuto tutte le copertine degli anni ’60 e ha venduto tantissimo, lasciando di stucco gli stessi editori che inizialmente ci avevano proposto trenta numeri e ora proseguono a oltranza”.

Ci sarà mai un ‘vero’ film di Zagor, chiediamo un po’ preoccupati, con in mente il deludente risultato del Dylan Dog cinematografico: “ Per ora no – rispondono Burattini e Jacopino – ma giocando, immaginiamo che potrebbero interpretarlo Joaquim Phoenix o Antonio Banderas. E in Italia, perché no, Il ‘freddo’, Vinicio Marchioni, ha una bella faccia da Zagor”.

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01 Ottobre 2013

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