Fabio Testi e l’omaggio all’euro spy anni ’60

'Reflet dans un diamant mort', in concorso alla Berlinale 75, della coppia registica composta da Hélène Cattet e Bruno Forzani e coprodotto dall’italiana Dandy Projects, è un omaggio all’immaginario degli anni ’60 tra cinema e fumetto


BERLINO. Reflet dans un diamant mort, in concorso alla Berlinale 75, della coppia registica composta da Hélène Cattet e Bruno Forzani e coprodotto dall’italiana Dandy Projects di Simona Pelliccioli, è un omaggio all’immaginario degli anni ’60 nel cinema e nel fumetto e in particolare al genere cosiddetto Euro Spy. Un film sperimentale e caleidoscopico, con una struttura a scatole cinesi, che conquista lo sguardo in modo quasi ipnotico. Tutto costruito attorno al fascino senza tempo di Fabio Testi, attore e latin lover d’antan, qui nel ruolo di John, una spia 70enne che si è ritirata in Costa Azzurra.

John vive in un hotel di lusso, che non ha neanche i soldi per pagare, indossa un immacolato completo bianco e un panama, sorseggia drink e osserva la vicina di stanza, una giovane donna che, come una madeleine proustiana risveglia ricordi del passato glorioso di agente segreto e sciupafemmine. Ma quel passato, come le onde del mare in Riviera, si sommerge nel presente in una dimensione atemporale e astratta dove si mescolano di continuo le carte e i misteri si moltiplicano tra flashback e nuovi cadaveri, donne mascherate e volti di gomma, alla Diabolik. Il film è un puzzle insanguinato e un omaggio cinefilo al cinema di serie B e alla sua sconfinata fantasia.

La Costa Azzurra per i due registi “è un luogo di illusione e apparenza”, il set ideale e anche la regione dove è nato Bruno Forzani. Che collabora con Hélène Cattet dal 2000. Dopo aver scritto e diretto vari cortometraggi autoprodotti, i due autori francesi ma attivi in Belgio hanno debuttato con Amer, che Quentin Tarantino ha inserito tra i suoi venti film preferiti del 2010. La loro ricerca, proseguita nel 2012 con L’étrange couleur des larmes de ton corps, è basata principalmente sulla destrutturazione del genere noir.

L’idea del film, raccontano, è nata dalla visione di Road to Nowhere di Monte Hellman con Fabio Testi. “Ci ha ricordato Sean Connery ma allo stesso tempo aveva indosso un completo bianco che ci ha fatto pensare a Dirk Bogarde in Morte a Venezia di Visconti. Ci siamo detti: perché non creare un universo che mescoli James Bond e Morte a Venezia, due forme di cinema antitetiche?”.

Il mondo dei supereroi è rivisitato e stravolto grazie alla figura di Serpentik, una misteriosa assassina che seduce e immobilizza le vittime con il veleno grazie a un anello a forma di serpente. “Anche se supereroi e agenti segreti fanno parte dell’immaginario americano – dicono gli autori – queste figure esistevano anche nell’Italia degli anni ’60 con gli Euro Spy, dove si vedevano degli 007 a basso costo e molto pop. E poi ci sono i fumetti per adulti, Diabolik in particolare ma anche altri, dove i cattivi non sono condannati e anzi vincono sempre”.

Il film ha un ritmo inarrestabile, ogni scena ne contiene altre, all’infinito. “Sì, si può vedere più volte trovando sempre nuovi elementi. Abbiamo un approccio alla scrittura stereoscopico, tipico di Satoshi Kon, una narrazione tridimensionale e multistrato. Questo permette di dar forma al mondo che sta nella mente del protagonista e al suo disorientamento. La narrazione qui è un diamante sfaccettato”.

Sulla scelta di Fabio Testi, che nei flash back è interpretato da Yannick Renier, i due ribadiscono che l’ispirazione del progetto nasce proprio da lui. “Il fatto che abbia lavorato con De Sica e Zulawski ma anche nei B-movie di Castellari ci ha permesso di creare un’alchimia di opposti”.  E l’attore, 83enne confessa: “E’ davvero meraviglioso per me essere qui a Berlino, perché quando ho iniziato a fare film a 14 anni, quando vivevo sul Lago di Garda e facevo lavori saltuari durante l’estate, mi sono ritrovato a fare, insieme ai miei amici, la comparsa in film di pirati”.

Quanto poi al ruolo di Serpentik i registi hanno scelto una danzatrice vista nello spettacolo Ultima Vez di Wim Vandekeybus, Thi-Mai Nguyen; mentre Maria de Meideros è una misteriosa amica di John che sembra tornare dal passato.

Il film, distribuito all’estero da True Colours, è prodotto da Kozak Films (Belgio), in coproduzione con Les Films Fauves (Lussemburgo), Dandy Projects (Italia), Tobina Film (Francia), Savage Film (Belgio) e To Be Continued (Francia).

E la produttrice Simona Pelliccioli spiega cosa l’ha convinta ad aderire al progetto: “Il carattere distintivo. Hèléne e Bruno sono dei perfezionisti della messa in scena.  Il nostro protagonista è un uomo anziano che si lascia travolgere dai ricordi di un passato da eroe impegnato nella salvaguardia del pianeta. Ma il mondo è cambiato, decaduto. Non sono più tempi del progresso e del bello che ha caratterizzato gli anni ’60. Il film è un sorprendente mix di elementi visivi e narrativi”.

 

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