Fabio Mollo: “I Bronzi di Riace, Semidei contro ogni guerra fratricida”

Semidei di Fabio Mollo e Alessandra Cataleta è un documentario presentato nelle Notti Veneziane delle Giornate degli Autori,


VENEZIA – 51 anni fa venivano ritrovati e recuperati i Bronzi di Riace, diventati in poco tempo due delle più amate, discusse e studiate opere d’arte del nostro Paese. Semidei di Fabio Mollo e Alessandra Cataleta, documentario presentato nelle Notti Veneziane delle Giornate degli Autori, ci porta alla scoperta non solo della storia di queste imponenti e magnifiche statue, ma anche dell’effetto simbolico, umorale, persino spirituale che il loro ritrovamento ha suscitato su un’intera comunità.

Fabio Mollo e Alessandra Cataleta, quando e come nasce questo progetto?

Mollo: 2002 è stato il 50° anno di ritrovamento dei Bronzi. Era importante raccontare questo anniversario, lo era per noi, lo era anche per la Film Commission che ha supportato il progetto dal primo momento e per Palomar, con cui stavamo discutendo sul raccontare i Bronzi, non solo per l’importanza che hanno dal punto di vista storico e artistico, ma anche per l’importanza che hanno proprio dal punto di vista umano.

Perché avete deciso di lavorare sul documentario assieme?

Mollo: Io e Alessandra ci conosciamo da tantissimo tempo, ci lega un’amicizia e una profonda stima reciproca. Abbiamo iniziato il percorso nel mondo del cinema assieme, e quindi abbiamo unito le forze. Anche perché Alessandra da anni fa documentari e lavori sul territorio, soprattutto con ricerca di personaggi del mondo reale. Che è ciò di cui Alessandra si è incaricata: è stata spedita in Calabria per lungo tempo a fare scouting.

Quindi, Alessandra, i personaggi non strettamente legati ai Bronzi li hai scovati tu?

Cataleta: Sono andata a fare scouting sul posto e ho condiviso poi con Fabio le persone che avevo individuato e ci siamo trovati allineati sulla scelta di Carlotta, che è questa ragazza di Riace, estremamente forte e carismatica, Damiano, che è questo ragazzo che appartiene alla comunità Rom, e Angela, che è la donna ucraina ospitata con la sua famiglia a Roccella Ionica. Le mie skill nel tempo sono sempre state quelle della ricerca sul campo e del cinema del reale, del seguire, del pedinare.

Sono tutti personaggi appartenenti a minoranze di qualche tipo, molto lontani dagli studiosi che fanno loro da contraltare. Penso a Damiano, che ha rivelato di pensare che i Bronzi siano persone reali trasformate in bronzo. Con quale criterio avete scelto questi protagonisti?

Mollo: Volevamo raccontare i bronzi non solo dal punto di vista di chi li studia e li ha studiati per tanti anni. Hanno fatto un lavoro meraviglioso, con loro abbiamo imparato tantissimo. Le loro sono storie di amore nei confronti di queste statue, quella che loro chiamano ‘bronzite’. Sono personaggi internazionali, non soltanto italiani. Al tempo stesso volevamo raccontare lo sguardo di tutti noi, di persone che non vanno a vederli per studiarli, ma per ascoltare la loro storia, che è il motivo per cui sono stati costruiti all’Acropoli di Argo più di 2500 anni fa. Sono stati costruiti per essere visti, dal popolo, dalle persone. Entrare nel patio con loro, ascoltare la loro storia e imparare dalla loro storia. Abbiamo soltanto detto: facciamo la stessa cosa. Damiano prima di allora non aveva mai visto i bronzi, andiamo a vederli con lui. Cosa è che ci racconta? Cosa è che vede? Anche noi, quando abbiamo ascoltato la sua storia ci siamo emozionati.

Perché i Bronzi stimolano così tanto tanto la fantasia?

Mollo: Ha a che fare con due cose: uno per il loro valore artistico. Come dice Daniele Castrizio, l’archeologo che ci ha guidato nel racconto, sono le due statue bronzee forse più complesse della storia dell’umanità, scoperte fino ad ora. Questa cosa arriva comunque, che tu sia un archeologo, o che sia che tu non sia uno studioso. Ti arriva quella forma di superiorità.

La sindrome di Stendhal, diciamo.

Esatto. E, allo stesso tempo, i bronzi hanno un’aurea mitologica, hanno un mistero, che non è legato soltanto al fatto che non sappiamo come sono arrivati a noi. Cosa è successo in 2500 anni. Non è solo questo mistero, ma è anche il carisma che hanno. E per ultimo forse perché rappresentano due personaggi che hanno una storia molto complessa: Eteocle e Polinice. Due Fratelli che si uccidono a vicenda, si scontrano. Sono il simbolo di questa guerra fratricida. Sono stati costruiti come monito contro questa guerra. Credo che questa tensione rimane ma in tutta la stanza. Quando entriamo nella stanza dei bronzi, sentiamo una carica che vibra anche di questo messaggio che portano.

Nel film hanno grande rilevanza eventi recenti come la guerra in Ucraina e il naufragio di Cutro. Quando e perché avete deciso di inserirli nel doc?

Cataleta: La linea ucraina, se vogliamo, era già stata abbozzata nello scritpt. C’era la voglia di parlarne, perché è la guerra più vicina a noi ed è una guerra fratricida. Il naufragio di Cutro rappresenta quello che probabilmente è il conflitto fratricida più silente, però costante. Lo vediamo dagli sbarchi di questa estate, che sono stati tantissimi, terribili. Era importante che ci fosse. Abbiamo avuto qualche perplessità all’inizio, ma è stata quasi immediata la scelta di inserire la vicenda, anche per raccontare il riscatto rispetto alla guerra fratricida, cioè vedere i calabresi che si buttavano in acqua per salvare chi doveva essere salvato da chi era preposto a farlo.

Mollo: Tra l’altro, ci abbiamo pensato molto e quello che ci ha convinto molto è anche questa suggestione. I Bronzi sono stati creati ad Argo proprio come monito per la guerra fratricida. Si sono inabissati e sono rispuntati fuori nel 1972, data in cui Reggio viveva una guerra civile dimenticata. Può sembrare una follia, ma il fatto che l’anniversario ricada vicino agli eventi di Cutro per noi è come un segno che il messaggio dei Bronzi è vivo. Era vivo ad Argo, è conciso con Reggio e, in un certo senso, è conciso anche con Cutro. Dobbiamo ascoltarlo.

Una delle frasi che più mi ha colpito è che i Bronzi siano una sorta di “rivincita contro la mediocrità”, come se avessero voluto magicamente gettare una luce su un luogo che aveva bisogno di essere al centro dell’attenzione, per una volta.

Una terra dimenticata da Dio. Noi iniziamo con un omaggio al regista documentarista tra i più importanti che è Vittorio De Seta. Negli anni ’60 fa un documentario che è I dimenticati, e racconta la Calabria come viveva in quegli anni. Pieno boom economico dell’Italia e la Calabria dimenticata. In quella terra sono arrivati in Bronzi. Per noi è stato come gli dei che arrivano, in una terra che ha bisogno di un riscatto. Ecco quel riscatto ce lo hanno dato i bronzi e ce lo ha dato Cruto. Gli uomini e le donne calabresi che si sono buttati in acqua per raccogliere i naufraghi o i loro corpi sono il riscatto e per noi raccontare questa storia è un modo per omaggiare queste persone, il popolo calabrese e il suo istinto all’accoglienza. Nonostante il periodo storico che stiamo vivendo.

di Carlo D’Acquisto

autore
06 Settembre 2023

Venezia 80

play
Venezia 80

‘Adagio’. La salvezza di un mondo in rovina è affidata alle nuove generazioni

Intervista al regista e sceneggiatore Stefano Sollima, e agli attori Pierfrancesco Favino e Gianmarco Franchini

Venezia 80

‘Los angeles no tienen alas’ apre la Mostra di Cinema Iberoamericano

Torna a Roma, dal 15 al 17 settembre 2023 SCOPRIR - Mostra di Cinema Iberoamericano, giunta alla sua undicesima edizione. Quest’anno verrà presentata la sezione Espacio Femenino, ciclo del cinema dedicato alla cultura femminile

Venezia 80

FantaLeone 2023, i vincitori del fantasy game dedicato a Venezia 80

Dopo avere scoperto il palmarès di Venezia 80, è il momento di rivelare i primi cinque classificati della prima edizione del FantaLeone di CinecittàNews, il primo fantasy game dedicato alla Mostra del Cinema

Venezia 80

“La ricerca, lo sviluppo e la centralità delle produttrici italiane”: Doc/It a Venezia

“La ricerca, lo sviluppo e la centralità delle produttrici italiane” è il titolo dell’incontro promosso da DOC/it, associazione dei Documentaristi e delle Documentariste italiane, nell’ambito del Venice Production Bridge di Venezia che si è tenuto durante l'80ma Mostra


Ultimi aggiornamenti