Vediamo Caribbean Basterds, il film che sancisce il ritorno di Enzo G. Castellari al cinema dopo quasi quindici anni di assenza, in una piccola sala montaggio di Roma, tra pochi intimi. Ci dicono che ha ricevuto da poco il visto censura (che immaginiamo salato, data la quantità notevole di sesso e violenza di cui è intrisa la pellicola) e che probabilmente si tratta di una delle prime visioni del prodotto finito anche per il regista.
Castellari c’è, ma non si vede. Preso da un attacco di panico – come ci dice Alessandro Centenaro di VeniceFilm, che produce – il “Grande Vecchio” del cinema di genere fugge prima che si riaccendano le luci. Il produttore ci porge gentilmente le sue scuse, ma in verità l’episodio, più che offenderci, ci intenerisce. Castellari non aveva motivo di andarsene: là dentro, prima che giornalisti, critici e cronisti, siamo tutti suoi fan, cresciuti a pane e Keoma, e non ci sogneremmo mai di dargli addosso, qualunque sia stato il risultato sullo schermo.
Caribbean Basterds, lo si capisce già dal titolo, è ovviamente un prodotto derivativo. Anzi, derivazione della derivazione. Quentin Tarantino per il suo Bastardi senza gloria si è ispirato (vagamente) al vecchio classico castellariano Quel maledetto treno blindato (Inglorious Bastards in USA). Il che ha reso al buon Enzo un bel po’ di fama, giustamente sfruttata per tornare, finché possibile, sotto le luci dei riflettori. Naturale che il maestro italiano voglia ora rendere il favore all’allievo statunitense, omaggiandolo nel titolo e anche attraverso il nome di un personaggio, che si chiama appunto Tarantino.
A Castellari il cinema mancava e si vede: come chi si abbuffa alla prima occasione dopo tanto digiuno, nella sua pellicola ci mette di tutto. Ci sono due incestuosi fratelli – Roy e Linda – che, fuggiti assieme all’amico José dall’agiato nido paterno costruito vendendo armi, lavoro che considerano sporco e immorale, si danno al sesso sfrenato e all’ultra-violenza. Prima se la prendono coi compari del padre, viscidi e trafficoni. Poi, un po’ con tutti. Finché non finiscono per pestare i piedi a un signore della droga locale – il film, come lascia presagire il titolo, è ambientato e girato ai Caraibi – che non apprezzerà l’invasione di campo. Nel corso delle loro scorribande, i tre trovano più volte il modo di accoppiarsi voluttuosamente tra di loro e – perché no – con altri tizi conosciuti per la via, non sempre del tutto consenzienti. Insomma, ogni possibile elemento “weirdo” c’è: sesso morboso, violento, esotico, in tutte le varianti immaginabili, azione, torture fisiche e psicologiche, traffico d’armi e di droga, arti marziali, sparatorie, spiagge e donne da sogno, voodoo, serrati inseguimenti e riferimenti abbastanza espliciti al classico kubrickiano Arancia meccanica.
Ma l’elemento “pornografico” del film – termine che usiamo non in senso denigratorio ma solo come indicazione di genere – sta più nella forma che nei contenuti. La fotografia è da soft-core, soffusa, ovattata. Ma la definizione è anche estremamente nitida per via della realizzazione in HD digitale. E questo non rende giustizia al cinema di Castellari, che ancora gira alla vecchia maniera, con poco computer e largo uso di stunt, acrobati e controfigure. Un’arma a doppio taglio, perché ciò che prima era possibile mascherare, quasi in automatico, con la grana della pellicola, qui appare in tutta la sua palese artificiosità: pugni, salti, capriole e amplessi simulati sembrano fin troppo finti, minando notevolmente la resa generale. Più che una critica, uno spunto di riflessione sull’uso delle nuove tecnologie.
C’è da specificare che il progetto nasce per la tv, e questo spiega in parte i dialoghi surreali che ricordano a tratti quelli di certe telenovelas latino-americane.
Da segnalare comunque l’abilità atletica del protagonista Vik C.Ryan e la sfolgorante bellezza della venezuelana Keyla Espinoza, la cui visione senza veli vale, da sola, almeno dieci volte il prezzo del biglietto. Tra gli altri interpreti, Maximiliano Hernando Bruno, Andrea Bruschi e la graziosa Eleonora Albrecht. Castellari, infine, compare in un piccolo cameo. Ancora da definire la data di uscita, prevista comunque nel mese di agosto.
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