Steno, mio padre, ha conosciuto Monica, per la quale aveva un grande simpatia, nella parte finale delle loro carriere. L’ha diretta in Amori miei e Il tango della gelosia, due commedie amate da Monica, soprattutto la prima, perché hanno rilanciato un po’ la sua carriera. Era il momento in cui le attrici belle e spiritose come lei, superata una certa età, trovano difficoltà a rimanere in cima al cartellone.
Tra loro vi è stato un rapporto di affetto, come è accaduto con Mariangela Melato, diretta da papà in due film. Interpreti belle e spiritose da lui molto apprezzate perché aveva un debole per le attrici comiche: il suo idolo era Franca Valeri. Aveva già notato Monica a teatro, perché conosceva la compagnia di Alberto Bonucci e Gianrico Tedeschi. Una conoscenza indiretta di lei, favorita anche dal fatto che mio fratello Carlo era stato laiuto di Monicelli per l’episodio Il frigorifero, in Le coppie, e poi di Sordi in Polvere di stelle, entrambi i film con protagonista la Vitti.
Un aneddoto. Quando abbiamo scritto Il tango della gelosia, Monica s’avvicinava ai 50 anni, però s’accreditava sempre come 30enne e allora le feci uno scherzo. In uno scambio di battute tra lei arrabbiata e Diego Abatantuono le feci dire: “Lei la deve smettere, deve rispettarmi, in fondo io sono una donna di più di 40 anni”. Fu una svolta, Monica non disse nulla, da quel momento accettò la sua età.
Non era facile far convivere un’attrice classica, tra l’altro in un testo del commediografo Aldo De Benedetti, con una comicità così differente come quella di Diego. E invece avvenne un piccolo miracolo: fu più lei ad adattarsi a lui, che viceversa. Capì che Abatantuono era un mostro dirompente e che insieme formavano una coppia dai tempi perfetti.
Era un piacere scrivere per lei e dirigerla perché Monica, con la sua grande verve comica, otteneva tutti gli effetti pensati dal regista. A parte qualche atteggiamento da star sui costumi o le luci, lei sempre si è messa a disposizione del film e degli attori con i quali stava lavorando. Ho rivisto di recente Teresa la ladra, ci sono due suoi momenti di seduzione in cui è formidabile. Trovo la sua bellezza meno appariscente, ma profonda, intima, diversa. La bellezza della grande attrice.
Alla Vitti drammatica preferisco la Vitti attrice leggera, è più nella sua natura. All’inizio della sua carriera è arrivata per caso e per la vicinanza di Antonioni in un mondo che forse non era il suo e dove, essendo una grande attrice, è riuscita a mascherare la sua indole. Ha dato un’impronta forte ai film d’autore, senza essere oscurata, diventandone parte.
Ricordo un altro aneddoto del mio rapporto con Monica che risale alla mia collaborazione, non accreditata, alla sceneggiatura di An Almost Perfect Affair. Sono cose che capitano una volta nella vita, mi chiamò la Paramount e mi ritrovai al fianco di un regista americano del calibro di Michael Ritchie e accanto a Walter Bernstein, lo sceneggiatore preferito da Martin Ritt. Mi occupavo della parte degli interpreti italiani: Raf Vallone, Christian De Sica e Monica. La sera prima di girare a Parigi la scena d’amore più importante del film, realizzato in inglese e in presa diretta, leggevo insieme a lei il suo dialogo con il protagonista Keith Carradine, allora fresco del successo di Nashville. E mi accorsi che Monica era un disastro con l’inglese. “Monica reciti benissimo la scena – le dissi con diplomazia – però l’inglese è un po’… in fondo è un film della Paramount”.
Andai a dormire molto preoccupato. Il giorno dopo ero sul set temendo il finimondo. Motore, ciak, azione… e fu l’incanto: Monica recitava in inglese perfettamente. Mi confessò poi di essere stata tutta la notte a provare. Una conferma della grande professionista quale era.
Nessuna giovane attrice di oggi s’avvicina a lei, anche perché nel nostro cinema le attrici sono poco utilizzate in chiave comica, non viene data loro una chance come Dramma della gelosia. Forse Margherita Buy, con i suoi colori, il tipo di romanticismo che si porta dietro. A differenza della Vitti che è estroversa, la Buy è timorosa, una donna spaventata da se stessa e dal mondo, dà ques’tidea perché abbassa gli occhi, non parla, ha sempre paura di tutto. Poi sullo schermo si rivela bravissima, molto ironica, riesce a comunicare grande simpatia e umorismo.
Dal libro ‘la Dolce Vitti’, edito da Cinecittà Luce
L'artista Luca Musk e Franco Bellomo presentano il progetto espositivo dedicato al Maestro del Brivido. Una collezione di illustrazioni d'atmosfera che fanno rivivere i set di Argento e la loro magia
Il documentario d'esordio di Alessandra Stefani ci porta in un viaggio lungo i quattro continenti alla scoperta delle prospettive che ci offrono i più importanti architetti contemporanei per un mondo più sostenibile. In sala con Adler dal 27 al 29 settembre
La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.
E' ancora Cattivissimo 3 a guidare il box office per il terzo weekend, con 2.471.040 euro. Al 2° posto, con 1 mln 919mila euro, sfiorando i 6 mln totali, il kolossal di Christopher Nolan Dunkirk