‘Enigma Rol’, il cinema trascendentale per Anselma Dell’Olio

Realizzato in associazione con Luce Cinecittà, il film esplora uno dei personaggi più curiosi e misteriosi del novecento italiano


ROMA – Dopo aver raccontato Ferreri, Zeffirelli e Fellini, Anselma Dell’Olio concentra la propria attenzione su un personaggio misterioso che ha attraversato il secolo scorso affascinando artisti, uomini di scienza, scettici e fedeli: Rol. Un illusionista? Un imbroglione? “A me interessa il fatto che dopo tanti anni ha lasciato un segno così profondo in tanta gente. Nessun illusionista ha creato questo tipo di fervore nelle persone” ci racconta Dell’Olio presentando il film alla Festa del Cinema di Roma 2023. Attraverso una docufiction che unisce live action, animazione e materiali d’archivio, Enigma Rol esplora una delle figure maggiormente rispettate persino da Fellini grazie a tanti contributi e testimonianze.

Al cinema solo il 6,7 e 8 novembre 2023, Enigma Rol è una produzione La Casa Rossa con Rai Cinema in coproduzione con RS Productions Pepito Produzioni in associazione con Luce Cinecittà.

Partiamo dall’inizio: perché Rol?

“Guarda, io lo avevo studiato molto per Fellini negli Spiriti, dove c’è un capitolo su di lui. Fellini mi parlò per la prima di questo personaggio che lui stimava e amava moltissimo. Poi, quando Francesca Verdini della Casa Rossa mi ha chiesto di fare Zeffirelli Conformista di Pelle scopro leggendo la sua autobiografia che era anche lui grande amico di Rol. Non solo, ma era rappresentato dalla sua migliore amica, che è mia cognata, Adriana Asti. Scopro però che c’è poco su di lui, perché non si è mai fatto intervistare, poco anche per iscritto e spesso rinnegava le proprie dichiarazioni un attimo dopo. Ha sempre rifiutato di farsi riprendere, non voleva che i giornalisti portassero nemmeno i bloc-notes. Ci sono diversi documentari televisivi di un’ora su di lui, un po’ agiografici e miracolistici. Io questo non lo volevo fare. Prima che uscisse Fellini dagli spiriti c’è stato il lockdown. Quindi sono trascorsi dei mesi per la prima proiezione, introdotta da Farinelli a Bologna in Piazza Maggiore. A quel festival c’era anche Paola Giovetti, che ho intervistato sia per Fellini che per questo film e che ha scritto l’ultimo libro su Roll. Fu lei a dirmi: ‘il tuo prossimo film deve essere su Rol’. E io le dissi che non era possibile senza immagini. ‘Tu lo saprai fare’ mi rispose. Durante il lockdown ho iniziato a studiarlo e intanto lei mi mandava cose. Nell’archivio di Torino era appena arrivato un lascito di lettere e carte mai viste, lì trascorsi una settimana a studiare. Abbiamo scoperto un sacco di cose, dovrei fare un serie, ma io sono per il cinema. Ho sentito tanti annunci e nomi per questo film nel tempo, poi nessuno l’ha mai fatto”.

Come mai? Paura?

“Perché non è facile, il taglio è difficile. Io ho scelto il taglio della docufiction, ma non solo. I film sui misteri non sono facilissimi da fare: la metafisica o il trascendentale è difficile da rendere al cinema. Zeffirelli diceva di Fratello Sole Sorella Luna di aver fatto la prima parte della vita di Francesco, che si spoglia di tutto, non la seconda parte ‘mistica’ con le levitazioni, perché al cinema diventa subito un po’ ridicolo”.

Parliamo di cinema trascendentale allora, so che ha grande stima per Trascendental Style in film, il libro di Paul Schrader, come l’ha applicato al racconto di Rol?

“Quello è il libro che tengo sempre sul comodino. Il cinema trascendentale non usa le luci, le musiche di paura, no: toglie. Se hai presente il cinema di Bresson o Ozu sono film essenziali. Il trascendentale, dice Schrader, si raggiunge così, e io sono d’accordo. Non ci si arriva direttamente, ma lasciando spazio. Non c’è una formula, per questo è difficilissimo. Io volevo riuscirci, io non ho mai tremato tanto: con questo film ero disperata finché non l’ho visto completo. Per me è la prima volta che succede, sapevo che era una sfida enorme. Mi dissi: se non ora quando?”

Nel film ci sono tecniche diverse oltre al live action, anche l’animazione, un insieme che cerca di raccontare appunto l’enigma di Rol…

“Ecco, l’animazione è perfetta per il cinema di trascendentale. Mi sono affidata a quattro giovani ragazze che vivono in diverse città del nord e che hanno questo collettivo, Kalico Jack, a cui decidi di dare una chance. Loro hanno questo tratto onirico, che a me piace moltissimo”.

Cosa l’affascina di Rol ora che il film è pronto?

“A me interessa il fatto che dopo tanti anni ha lasciato un segno così profondo in tanta gente. Nessun illusionista ha creato questo tipo di fervore nelle persone. Io tendo a dare fiducia a queste persone qui. Te la spiego così: nel film di Giovanna d’Arco di Robert Bresson a un certo punto l’inquisitore le chiede come facesse a sapere che le voci che sentiva non fossero parte della sua fantasia, e lei rispose ‘perché me l’ha detto San Michele: avevo la volontà di credere’. Cercando altre persone come Rol ho trovato solo i Santi. E nessuno con quarantanove diverse possibilità putative. La volontà di credere, che può essere molto male interpretata, come sapeva Giovanna d’Arco, anche per Rol era così: aveva bisogno di un’atmosfera positiva intorno a lui per agire”.

Alessandro Cavaggioni
25 Ottobre 2023

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