BERLINO – Un dramma oscuro ma affascinante, dall’atmosfera kafkiana, girato con attori non professionisti che interagiscono liberamente, basandosi su una scarnissima sceneggiatura, DAU. Natasha di Ilya Khrzhanovskiy è il film ‘scandalo’ della Berlinale, presentato oggi in concorso. Una pellicola vietata in Russia perché accusata di propaganda e pornografia, frutto del progetto DAU, una sorta di Grande Fratello/ Truman Show in versione stalinista, con strette clausole di riservatezza, i cui partecipanti, però, stando ad alcune dichiarazioni anonime rilasciate ultimamente alla stampa, sarebbero stati maltrattati, sfruttati e molestati. Accuse ritenute senza fondamento dal regista , che si dice innanzitutto contento che il suo film possa finalmente essere visto e non solo letto, e che sottolinea che il mix di vita privata e lavoro faceva parte del progetto, ma che nessuno è stato costretto. “Tutti i partecipanti si sono offerti volontari, tutti hanno contribuito al progetto e hanno accettato di fare un viaggio emotivo profondo, molto onesto”. Rispetto, poi, alle controversie clausole di riservatezza, il regista sottolinea che “non avevano nulla a che fare con il funzionamento dell’esperienza, ma solo con il contenuto del progetto”.
Il progetto DAU – cui hanno anche aderito artisti come Marina Abramović – consisteva in una simulazione del sistema totalitario sotto Stalin, con una ricostruzione perfetta della vita in URSS dagli Anni ’30 ai ’60, con tanto di fiumi di vodka e arredi originali, e con la ricostruzione scenografica, nei locali di una piscina abbandonata in Ucraina, di un un “Istituto per la ricerca in fisica e tecnologia”, ispirato agli istituti di ricerca sovietici di quegli anni. Rimandati indietro nel tempo, centinaia di volontari hanno accettato di vivere per tre anni proprio come avevano fatto i loro antenati: come loro lavoravano, si vestivano, si spogliavano, si amavano, si denunciavano e si odiavano l’un l’altro, ripresi dalle telecamere giorno e notte.
Nel film Natasha (Natalia Berezhnaya) e Olga lavorano nella mensa dell’istituto, il cuore pulsante dell’universo DAU, tutti entrano qui: impiegati dell’istituto, scienziati e ospiti stranieri, come Luc Bigé, con cui Natasha, inizia una relazione. Le due donne si ubriacano fino alla sfinimento, parlano a lungo di amore e amanti, sono complici ma litigano anche violentemente. Quando Natasha descrive all’amica Luc Bigé come gentile, crea sospetto nel servizio segreto, guidato da Vladimir Azhippo, che si rivolge a lei con minacce, sevizie ed umiliazioni, ancora più spaventose perché ciò che accade è, in qualche modo, nell’ambito del vero.
Un cinema che si muove tra realtà e finzione: “Le scene del film non sono state sceneggiate, e le tensioni, come quelle tra le due donne protagoniste, sono state raccolte davanti alla telecamera”, ha spiegato il regista sottolineando che il film parla di una specie di mondo intermedio tra due realtà. “Nel mondo intermedio non c’è responsabilità sociale. Nel mondo reale paghi il massimo prezzo, ma in questo mondo intermedio il mondo dei sentimenti, paghi una moneta differente. I sentimenti in DAU. Natasha sono reali, le circostanze no. La violenza che è spesso criticata dalla stampa e che può essere vista nel film è solo limitata”.
Rispetto alla naturalezza e all’autenticità di certe scene: “Abbiamo avuto una parte di vita reale sul set. E come nella vita reale abbiamo provato paura, amore, oppressione, ci sono state relazioni, abbiamo vissuto”, racconta l’attrice protagonista Natalia Bereschnaja che rivela che le scene di sesso nel film non sono reali, ma che semplicemente “Ilya Khrzhanovskiy è un ottimo regista”.
Uno studio storico ha confermato le anticipazioni dei media sul coinvolgimento nazista del fondatore della Berlinale Alfred Bauer, figura chiave della propaganda nazionalsocialista e fervente seguace di Hitler
Una selezione di cinque film provenienti dall’ultima edizione del festival saranno presentati al pubblico giapponese in occasione del Nara International Film Festival, dal 18 al 22 settembre: Los Lobos di Samuel Kishi Leopo, The Earth Is Blue as an Orange di Iryna Tsilyk, My Name Is Baghdad di Caru Alves de Souza, Voices in the Wind di Nobuhiro Suwa e Cocoon di Leonie Krippendorf
Alla presenza del ministro Dario Franceschini, della sua omologa tedesca Monika Grütters, dell’Executive Director della Berlinale Mariette Rissenbeek e del direttore delle Relazioni Internazionali di Anica e coordinatore dei Desks Audiovisivi di ICE-Agenzia Roberto Stabile, è stato siglato a Berlino l’accordo che prevede la partecipazione dell’Italia come Paese in Focus alla prossima edizione dell’European Film Market
Bilancio positivo per la 70esima Berlinale con circa 22.000 professionisti dell'industria da 133 paesi e 330.000 biglietti venduti. Il 71° Festival di Berlino avrà luogo dall'11 al 21 febbraio 2021