Una mostra (o un catalogo), a volte, non serve solo per ricordare o per esporre, ma esiste per raccontare una storia, un’amicizia o, come in questo caso, un “incrocio di sguardi”. A questa esigenza ha risposto Ri-tratto rosso, Elisabetta Catalano guarda Federico Fellini, allestita a febbraio 2021 come uno dei primi grandi eventi post pandemia, culmine delle celebrazioni per il centenario del grande regista riminese. In occasione della pubblicazione ad opera di Manfredi Edizioni dell’omonimo catalogo i protagonisti del progetto hanno raccontato la felice concordanza di intenti che ha dato vita alla mostra e poi al volume, offrendo al pubblico la possibilità di scoprire la storia del legame profondo tra due grandi artisti, ritrattisti e maestri dello sguardo.
Un rapporto, quello tra Elisabetta Catalano e Federico Fellini, nato quasi per caso, sul mitico set del capolavoro 8 ½, dove una giovanissima e “bellissima” Elisabetta si trovava a recitare in un ruolo minore e, vinta dalla noia delle lunghe pause, decise di imbracciare la macchina fotografica del padre e iniziare a scattare. Fu l’inizio di una carriera strepitosa, sui set cinematografici e in quelli fotografici, alimentata sempre dalla profonda intesa creativa con il Maestro Fellini. Una collaborazione che permetteva a uno di “convocare” l’altra sui propri set e, viceversa, permetteva alla fotografa di fare lo stesso con il regista, costringendolo a lunghissime sedute fotografiche alla ricerca del ritratto perfetto.
L’importanza di questo volume, anche per la sua eccezionalità di arrivare dopo la chiusura della mostra, è dovuta alle situazioni contingenti, come spiega Aldo Enrico Ponis, Direttore Archivio Elisabetta Catalano e Curatore della mostra, colui da cui è nata la prima scintilla del progetto: “Con questo catalogo abbiamo voluto ricordare una mostra che per i problemi del Covid non è stato in pratica possibile visitare, una mostra che voleva raccontare il felice incontro tra due ‘cacciatori di immagini’: una fotografa, alla continua, insistita ricerca di volti ed espressioni da fissare con il suo obiettivo, il grande regista, capace di dare forma a fantasie, sogni, visioni”.
Due anime affini, “collezioniste di sguardi”, racconta Laura Cherubini – critica, curatrice e storica dell’arte, testi, ricerca scientifica e selezione iconografica: “Questa mostra e questo libro riguardano lo sguardo che Elisabetta Catalano ha posato su Federico Fellini, sulla sua persona, in alcuni straordinari ritratti e sulla sua opera. L’ossessione del volto: questa era la passione comune tra Elisabetta Catalano e Federico Fellini che aveva un archivio di facce e non voleva disfarsene nemmeno quando le persone non c’erano più. Fatale dunque l’incontro con la grande ritrattista. Come mi disse Fiammetta Profili in una conversazione di molti anni fa non solo Fellini sapeva che Elisabetta riusciva a vederlo come lui voleva essere visto, ma pensava che lei facesse su tutti quei volti in fotografia lo stesso tipo di lavoro che lui faceva nei film”.
Felice anche la scelta del titolo, Ri-tratto rosso, un gioco di parole che richiama i segni rossi che la fotografa apportava sulle lastre per evidenziare la foto giusta, quella che, tra centinaia di altri scatti, sarebbe stata infine stampata e resa pubblica: “L’idea di Ri-tratto rosso ruota intorno al concetto del tempo. – dichiara Emanuele Cappelli – CEO e direttore creativo Cappelli Identity Design e direttore artistico della mostra – Un tempo passato che non può tornare ma che invece, grazie alla magia della fotografia e della poetica eterna di Federico Fellini, continua ad essere presente. Restituire, attraverso una mostra e la pubblicazione di questo catalogo, la narrazione di un tempo è un’operazione culturale che alimenta ricordi e ispirazioni per i più giovani”.
Al tempo stesso, il volume racconta la cornice che accoglieva l’arte di Federico Fellini e che ha ospitato la mostra stessa, quella Cinecittà, casa confortevole delle maestranze che, in quegli anni così come ora, davano vita ai sogni che tutti vedevano sul grande schermo, come raccontato anche da Camilla Cormanni, responsabile eventi culturali internazionali della società di Via Tuscolana, che ha collaborato alla genesi del progetto. “Fellini e Cinecittà erano una cosa sola – spiega Barbara Goretti, responsabile Cinecittà si Mostra e Dipartimento Educativo presso Cinecittà S.p.A – Ri-tratto rosso era ospitata al Teatro 1, dialogava con la mostra felliniana curata da Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, con i giardini dove campeggia la Venusia del Casanova e con le sale espositive ricche di estratti filmici e abiti di scena. Sanciva il ruolo di Cinecittà come contenitore sempre aperto al pubblico, un luogo di storie, che non sono solo quelle raccontate nei film, ma quelle che prendevano vita nelle strade e nelle attrezzerie, quelle storie di cui si nutriva lo stesso Fellini. Non è un caso che chi lavorava a Cinecittà si faceva chiamare cinecittadino”.
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