LA MADDALENA – Non c’è nessun segno evidente che faccia pensare a Giacomo Leopardi, eppure Elio Germano riconosce la potenza e le tracce indelebili lasciate in lui dal personaggio che ha appena interpretato per Il giovane favoloso, il film di Mario Martone dedicato al poeta di Recanati e in concorso alla prossima Mostra del Cinema di Venezia. “La cosa più affascinante – dice – è stata la preparazione. Sono stato più di tre mesi a studiare come un pazzo, ho avuto la possibilità di confrontarmi con dei grandissimi studiosi di Leopardi e di accedere a testi che ormai, purtroppo, non si stampano nemmeno più. Li ho dovuti prendere all’estero! Quello è stato il momento più bello e di cui ringrazio Mario Martone: la possibilità di perdermi dentro a delle cose così enormi e infinite. Complicato è stato poi doverne fare un film, interpretare e mettere in pratica tutto quello che avevo studiato e teorizzato”. In questi giorni Germano si trova a La Maddalena per un seminario sul lavoro dell’attore,rivolto a giovani allievi d’arte drammatica, organizzato da Giovanna Gravina Volonté che da più di 10 anni dirige sull’isola sarda la Valigia dell’Attore, una rassegna cinematografica dedicata al padre Gian Maria.
“E’ un laboratorio che sto portando in giro da un po’ di tempo negli spazi occupati e nelle scuole di recitazione e che si chiama Allenamento traumatico al provino audio e video”. Una sorta di palestra, spiega Germano, in cui i futuri attori vengono messi di fronte ad esercizi per difendersi dai traumi provocati dalla ricerca di questo lavoro. “Cerco di prepararli ad affrontare provini di pochi secondi, lavorando su testi scadenti con ruoli stereotipati, come spesso sono quelli televisivi, in cui si può trovare qualche piccola parte dopo anni di scuola di recitazione passati su autori altissimi, con forme di messa in scena libere e sofisticate. In pratica cerco di aiutarli a rendere credibili testi scritti male, coerenti con ciò che offre a un attore il mercato attuale”.
Un laboratorio che nasce dall’esperienza traumatica del primo provino di Elio Germano per un Gian Burrasca televisivo, che ricorda come “un calcio in faccia”. Era il 1996. Gian Maria Volontè non c’era più da due anni e a vent’anni dalla sua morte Elio Germano riceve a La Maddalena il Premio Volontè. “È uno degli attori che stimo di più, soprattutto per quella sua capacità di sparire,di mettere tutto se stesso a disposizione di una storia e di portare al centro del film il personaggio enon l’attore. È un modo di lavorare che inseguo.” Risultato positivo e riscontrabile nei film in cui èstato diretto da Paolo Virzì, Ferzan Ozpetek, Daniele Vicari, Giovanni Veronesi e Daniele Luchettiche con la “Nostra Vita” lo portò a vincere la Palma come miglior attore al Festival di Cannes.A poche settimana dalla presentazione di Il giovane favoloso alla Mostra del Cinema di Venezia,sul lavoro di preparazione del film di Martone Germano sottolinea che è stato un regalo inaspettato, un momento di esplorazione e di scoperta di un poeta famosissimo ma in realtà poco conosciuto. “C’è una grande complessità dietro il pensiero e la scrittura di Leopardi. Leopardi non ha mai smesso di scrivere, di qualsiasi cosa. C’erano giorni in cui riempiva più di cinquanta paginedi pensieri e analisi, su di sé e sul mondo circostante. Era uno scienziato dell’anima”.
Quello che ne esce alla fine è un personaggio timido e coraggioso, freddo e caldo, che è tutto e il suo contrario. “L’insegnamento che ne ho tratto è che non bisogna appiattire un personaggio in unadefinizione o in un unico carattere. Avrei potuto interpretare Leopardi in tanti modi diversi perché liconteneva tutti e cercare di capire la sua umanità è stata una lezione di vita”.
"Una pellicola schietta e a tratti brutale - si legge nella motivazione - che proietta lo spettatore in un dramma spesso ignorato: quello dei bambini soldato, derubati della propria infanzia e umanità"
"Non è assolutamente un mio pensiero che non ci si possa permettere in Italia due grandi Festival Internazionali come quelli di Venezia e di Roma. Anzi credo proprio che la moltiplicazione porti a un arricchimento. Ma è chiaro che una riflessione sulla valorizzazione e sulla diversa caratterizzazione degli appuntamenti cinematografici internazionali in Italia sia doverosa. È necessario fare sistema ed esprimere quali sono le necessità di settore al fine di valorizzare il cinema a livello internazionale"
“Non possiamo permetterci di far morire Venezia. E mi chiedo se possiamo davvero permetterci due grandi festival internazionali in Italia. Non ce l’ho con il Festival di Roma, a cui auguro ogni bene, ma una riflessione è d’obbligo”. Francesca Cima lancia la provocazione. L’occasione è il tradizionale dibattito organizzato dal Sncci alla Casa del Cinema. A metà strada tra la 71° Mostra, che si è conclusa da poche settimane, e il 9° Festival di Roma, che proprio lunedì prossimo annuncerà il suo programma all'Auditorium, gli addetti ai lavori lasciano trapelare un certo pessimismo. Stemperato solo dalla indubbia soddisfazione degli autori, da Francesco Munzi e Saverio Costanzo a Ivano De Matteo, che al Lido hanno trovato un ottimo trampolino
Una precisazione di Francesca Cima
I due registi tra i protagonisti della 71a Mostra che prenderanno parte al dibattito organizzato dai critici alla Casa del Cinema il 25 settembre