Con il documentario Luigi Proietti detto Gigi, presentato alla Festa di Roma dal 3 al 9 marzo al cinema, il regista e attore Edoardo Leo mette in evidenza “le gesta artistiche e le avventure sceniche di un autentico eroe dello spettacolo che per più di mezzo secolo ha unito comicità e poesia, alto e basso, pancia e sperimentazione. Ho provato a raccontare un grande maestro che ha conquistato più generazioni in generi diversi”.
Tutto ha inizio da uno studio su A me gli occhi, please di Proietti: Leo decide di girare un documentario sullo spettacolo che, nel 1976, ha rivoluzionato la scena teatrale italiana. Un lavoro che comincia nel 2018 insieme al protagonista. Poi, con la sua scomparsa nel novembre 2020, il documentario subisce un cambio di prospettiva: il racconto di quello straordinario spettacolo non basta più. Leo decide, indagando nella vita e nella carriera dell’attore, di scoprire il suo ‘segreto’ che ha cambiato le regole del teatro italiano.
“Ho a lungo chiacchierato nel suo studio, l’ho ripreso ovunque, negli spettacoli, nei camerini, alle prove – racconta il regista – Poi al Globe Theatre una lunga intervista, che non sapevo sarebbe stata la sua ultima. Ho posato lo sguardo su una carriera infinita, piena di fatti artistici diversissimi tra loro e tutti di enorme importanza, non trascurando anche le cadute”.
Leo intervista i familiari, la sorella Anna Maria e le due figlie Susanna e Carlotta, gli amici e i colleghi: Arbore, Fiorello, Goggi, Cortellesi, Alessandro Gassmann, Giallini, Piovani.
Grazie a materiali inediti, repertori introvabili e cavalli di battaglia il documentario Luigi Proietti detto Gigi, prodotto da Italian International Film-Gruppo Lucisano e Alea Film con Rai Cinema ci mostra l’inesauribile estro artistico di questo attore, regista e autore. Il palcoscenico decreta il suo successo mettendo in risalto la sua grande capacità di comunicare con il pubblico, di improvvisare e il suo ventaglio di interpretazioni, spaziando dal teatro d’avanguardia alla commedia musicale. Anche la televisione gli porta fortuna, soprattutto riprendendo i suoi spettacoli più riusciti, e con la serie Il maresciallo Rocca. Il cinema non gli riserva lo stesso trattamento – anche se indimenticabile rimane il personaggio di Mandrake in Febbre da cavallo – e lavora con registi come Altman, Monicelli, Magni, Bolognini, Garrone e Vanzina.
In Luigi Proietti detto Gigi ripercorriamo le tappe più significative della sua carriera artistica. Gli inizi musicali come cantante in night club, la scuola del Centro Universitario Teatrale diretta da Giancarlo Cobelli, il teatro sperimentale con Quartucci e Calenda, il doppiaggio di Dustin Hoffman, Marlon Brando Donald Sutherland, il cinema d’avanguardia di Tinto Brass, l’ingresso nel teatro di intrattenimento quando è chiamato da Garinei e Giovannini a sostituire Domenico Modugno in Alleluja brava gente accanto a Renato Rascel. “E’ allora che Proietti mostra la sua capacità di parlare a tutti, al pubblico colto e a quello popolare, ai realisti e ai surrealisti”, dice Leo.
Vengono poi l’incontro con Roberto Lerici e il varietà tv rinnovato Fatti e fattacci, e quello con Carmelo Bene sul palcoscenico de La cena delle beffe, il rapporto con Vittorio Gassman che lo definisce “una macchina teatrale perfetta”, la conduzione del Teatro Brancaccio e del laboratorio aperto ai giovani, la nascita e la direzione del Globe Theatre, la regia dell’opera lirica Don Giovanni di Mozart. Insomma una carriera infinita, piena di fatti artistici diversi tra loro e tutti di enorme importanza, quella di chi ha saputo tenere insieme il comico e il tragico, passando dal divertente racconto esilarante di barzellette alla regia di opere liriche.
Credits: foto di Anna Camerlingo
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