Edgar Wright da Baby Driver alla giuria di Venezia

Il regista britannico è a Roma per presentare Baby Driver - Il genio della fuga, in sala dal 7 settembre con la Warner Bros. Poi volerà al Lido per far parte della giuria della Mostra


“Non sono mai stato a Venezia, e tanto meno in giuria, una cosa che ho fatto invece una volta al Sundance. Quello che mi piace di più è guardare i film e cercare di giudicare poi in maniera obiettiva, ma soprattutto vedere tanti film di stili diversi che non vedrai mai in sala”. A parlare così è Edgar Wright oggi a Roma per presentare Baby Driver – Il genio della fuga, in sala dal 7 settembre con la Warner Bros. Il 43enne regista, sceneggiatore e produttore britannico dalla filmografia trasgressivo-demenziale, autore di titoli come A Fistful of Fingers (1995) e L’alba dei morti dementi (Shaun of the Dead, 2004), fa parte della giuria della Mostra di Venezia presieduta da Annette Bening. “Al Sundance votavamo e basta. Si contavano poi i voti e vinceva chi ne aveva di più. Unica cosa era cercare di allargare la rosa dei premiati il più possibile. Il mio scopo è solo quello di estendere i miei orizzonti cinematografici”.

In Baby Driver con Kevin Spacey, Ansel Elgort, Lily James, Jon Bernthal, Eiza Gonzlez, Jon Hamm e Jamie Foxx, il protagonista è appunto Baby (Elgort), talentuoso giovane pilota da rapina che vive la sua vita, come le sue fughe in auto, al ritmo delle musiche dei suoi multipli iPod (uno per ogni stato d’animo). Racconta il regista: “Avevo 21 anni, ero senza soldi, e mi ero appena trasferito a Londra. Un pomeriggio ascolto Bellbottoms dei Jon Spencer Blues Explosion, il brano che apre il film, e mi viene subito in mente un inseguimento d’auto e immagino un ragazzo capace di fare l’autista di rapine solo se ascolta la musica giusta. E’ un’idea che avevo da dieci anni, tre anni dopo avevo cominciato a scrivere la sceneggiatura, ma sono sempre stato ossessionato da questo progetto. E ogni brano musicale che ritenevo giusto me lo appuntavo per utilizzarlo nel film”.

Che un regista indipendente come lui si sia avvicinato con Baby Driver agli studios non è poi così strano: “Bisogna secondo me saper catturare il grande pubblico – spiega Wright -, dare qualcosa al mainstream e poi nutrire allo stesso tempo la mia anima anarchica salvaguardando gli elementi personali dei miei lavori precedenti. Fare insomma un’operazione da Cavallo di Troia”. Baby Driver, costato solo 40 milioni di dollari, ha già incassato in tutto il mondo 200 milioni.

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28 Agosto 2017

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