“Fare film non è uno scherzo… è una tortura”. Serio, ma con il solito tocco di humour inglese, l’attore Colin Firth ha presenziato ieri alla proiezione di In bici senza sella, film corale ad episodi incentrato sul precariato giovanile. Ad introdurlo e guidare l’evento il produttore Alessandro Giuggioli, cognato dello stesso Firth, che è sposato con la sorella Livia Giuggioli. Il divo assiste alla proiezione del film in una gremita aula Tarantelli della Facoltà di Economia dell’Università La Sapienza di Roma, applaude registi e cast, poi dichiara: “Seguo questo progetto da quattro anni, ho assistito ai vari momenti di disperazione e di speranza. E’ un film che parla di problemi in cui siamo tutti coinvolti e attraversa le generazioni: devono vederlo tutti”.
Nel brevissimo discorso promozionale infila un paio di iperboli (tra cui “questo film è una sfida ad Hollywood”) salvo poi defilarsi proprio nel momento in cui tutti attendevano l’inizio dell’annunciato dibattito con i giovani e il confronto con il giornalista e scrittore Christian Raimo e l’economista Michele Raitano. Gli studenti tentano invano di rincorrerlo, neanche ai giornalisti presenti viene dato modo di poterlo intervistare. Un fuggi-fuggi inatteso, di cui si sono lamentati studenti e colleghi: tra i vari “Ma come, se ne è andato”, spicca la battuta “Ecco la Brexit di Firth”. Umorismo british, proprio come il suo.
Che comunque una battuta (seria) sulla Brexit l’ha fatta. “Sarà un problema per i giovani, ma anche per me”. In bici senza sella ha vinto il Toronto Independent Film Award come miglior film e sarà distribuito nelle sale italiane dal prossimo 3 novembre.
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