Vi siete mai chiesti quale sia la serie di maggior successo della televisione italiana? Per questa domanda la risposta assume la forma di un’altra domanda: Dov’è Anna? Eccolo il titolo.
Essenziale, diretto, un colpo secco di dialogo che esige una soluzione.
UN MOSTRO DI ASCOLTI
La seriem nell’inverno del 1976, da gennaio a febbraio, costrinse ogni martedì una media di 14 milioni di persone a tenere incollati i propri occhi al piccolo schermo. E l’ultima puntata trasmessa da Rai 1 ne magnetizzò 28 milioni, un numero enorme. Il record assoluto di spettatori ancora (e forse per sempre resterà) imbattuto.
L’Italia intera, non per modo di dire, in apprensione davanti al piccolo schermo, ansiosa di riempire quel vuoto enorme scavato da un punto interrogativo.
Dov’è Anna? è un giallo. È un mistero fitto. Ed è un grido d’aiuto: quello di un marito che torna a casa e non trova più sua moglie. E per sette puntate non fa altro che cercarla. Finendo, però, per accumulare altre domande, piuttosto che trovare risposte (almeno fino all’incredibile e sorprendente rivelazione finale).
Sopra ogni altra una ancora più destabilizzante di quella del titolo, un quesito che tante coppie hanno vissuto, vivono e vivranno come una deflagrazione improvvisa nella propria relazione: chi è davvero la persona che amo? In questo caso: Chi è Anna?
UNA TRAMA DI INGANNI
Carlo (interpretato da Mariano Rigillo) e Anna (Teresa Ricci) sono una giovane coppia romana all’apparenza tranquilla. Tant’è che nelle prime scene del primo episodio vediamo lui farsi la barba, lei preparare la colazione, scambiarsi veloci ma tenere effusioni in un quadretto quotidiano che più quotidiano non potrebbe essere. Lui le dice mentre escono di casa, con una punta di dolce ironia e di sincera ammirazione: «sei una donna troppo seria e responsabile».
Carlo è venditore di libri porta a porta e lei segretaria di un’impresa edile. Poi il colpo di scena. Il 5 dicembre, dopo aver lasciato l’ufficio, Anna scompare nel nulla, senza lasciar traccia. a placida vita dei coniugi Ortese è sconvolta da questo evento misterioso e drammatico. Il commissario Bramante (Pier Paolo Capponi), dopo tre mesi di indagini prive di risultati, è costretto ad abbandonare il caso. Carlo non si rassegna a perdere la donna che ama. Non demorde, proseguendo praticamente da solo le ricerche, se si esclude Paola, l’affascinante collega di Anna interpretata da una magnetica Scilla Gabel.
Attraverso gli episodi sempre più serrati si dipana questo mistery dove le tante piste battute conducono ogni volta a una possibile verità che si rivela immancabilmente priva di fondamento. Emergono altri crimini, piccole nefandezze, personalità corrotte e un ambiente che mostra il suo inaspettato lato oscuro. Ma il problema cruciale continua a fare da sfondo e da motore per la storia: dov’è Anna?
Una domanda che tormenta non solo Carlo, ma tutta l’Italia che per un’intera settimana, in attesa del nuovo episodio, s’interroga sul destino della donna scomparsa. Non solo un Paese di commissari tecnici, come si dice a proposito del calcio, ma in questo caso una nazione di detective ognuno con la propria pista e con la propria soluzione in tasca.
LA CHIAVE DEL SUCCESSO
Dov’è Anna? è in parallelo anche la storia di un amore perduto che appare via via sempre più idealizzato che reale. Anna non è quella donna “troppo seria e responsabile” che credeva Carlo. È una figura diversa, sfaccettata, densa di ombre. Suo marito sembra non volerlo accettare e rincorre il sogno romantico che gli è stato rubato. La sua indagine ostinata diventa anche una esplorazione psicologica e interiore. Una ricerca che coinvolge tutti e commuove per la sua dedizione.Ma è solo questo il segreto del trionfo di seguito della miniserie diretta da Piero Schivazappa?
A rispondere in un’intervista è uno dei due autori della storia, Biagio Proietti (l’altra è Diana Crespo): «Il giallo era un genere che piaceva molto all’epoca. Ma fino ad allora i thriller che la Rai commissionava erano tutti ambientati all’estero quasi che fosse un genere esotico. Dov’è Anna? è stato il primo girato in Italia, a Roma. E già questo incuriosiva il pubblico. Ma quello che piacque di più era il mix tra la suspence, che la storia creava, e il racconto del Paese. Quello che veniva fuori, puntata dopo puntata, era il ritratto dell’Italia».
Un ritratto che la fiction in qualche modo aiuta anche a modificare, in meglio. Il seguito della serie era così poderoso che riusciva a creare dibattito sociale intorno a qualsiasi argomento sollevasse: dalle adozioni dei bambini e alla malattia mentale.
Proprio riguardo a quest’ultimo argomento, il clamore suscitato da un episodio di Dov’è Anna? contribuì a far eliminare una postilla nella norma del codice di polizia secondo la quale una persona rinchiusa in un manicomio, pur se dichiarata guarita, poteva uscire solo se un parente si assumeva la responsabilità del paziente.
DOV’È ANNA ADESSO ?
Dieci anni fa i due autori, Proietti e Crespo, hanno pubblicato un bel romanzo tratto dalla loro fiction e ripresa con grande fedeltà, grazie anche a una scrittura essenziale ed efficace. È un modo per riscoprire la serie tv culto da un’altra prospettiva. L’invito è anche e soprattutto a rivedere lo sceneggiato che si trova su RaiPlay integralmente. Sette episodi per far rivivere nei vostri occhi una storia avvincente, molto ben recitata e dal fascino intatto. E sarà l’occasione di tuffarvi un’Italia che non esiste più, ma i cui riverberi sociali arrivano fino a noi.Se volete sapere dov’è Anna… dovete arrivare fino in fondo.
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