Doppio sospetto: Hitchcock al femminile

Doppio sospetto di Olivier Masset-Depasse, dal 27 febbraio nelle sale con Teodora Film, ambienta negli anni '60 una storia di morte e vendetta che ha per protagoniste due amiche


Niente è come sembra, anche se ciò che sembra a volte è bellissimo. L’aforisma può venire in mente vedendo Doppio sospetto di Olivier Masset-Depasse, dal 27 febbraio nelle sale con Teodora Film: è il terzo lungometraggio del regista belga, dopo Cages (2006, vari festival, tra cui Roma e Toronto) e Illegal (2010, molti festival e premi – al film e alla straordinaria Veerle Baetens, sua attrice feticcio – e successo di critica e pubblico). Questa è una storia da brivido, che si svolge all’inizio degli anni ’60: Alice (Veerle Baetens) e Céline (Anne Coesens) – mogli (i mariti Simon e Damien, dalle psicologie assenti, incuranti e deboli, sono interpretati da Mehdi Nebbou e Arieh Worthalter) e madri (i due figli di otto anni vivono come fratellini) a tempo pieno – sono legate da una grande amicizia, che le porta a condividere ogni cosa. Abitano in due villette a schiera gemelle, leggermente asimmetriche, che sembrano uscite da un elegante, ma tipicamente inquietante quadro di Edward Hopper: qui è una finestra il focus metafisico.

L’armonia perfetta si spezza quel giorno in cui la tragedia spunta. Alice assiste, impotente, alla morte accidentale di Maxime, il figlio di Céline. Accecata dal dolore, Céline rimprovera ad Alice di non aver fatto il possibile per salvare suo figlio e sembra meditare una sconvolgente vendetta…

Doppio sospetto – presentato al Toronto Film Festival, ha ottenuto 9 premi Magritte, il premio nazionale cinematografico belga, sconfiggendo a sorpresa L’età giovane dei fratelli Dardenne – è un film ispirato dal thriller Derrière la haine della scrittrice belga Barbara Abel: “Dal momento in cui ho finito di leggere il romanzo sapevo che ne avrei tratto un film. La storia aveva tutti gli ingredienti che stavo cercando: un soggetto profondamente umanistico trattato come un film di genere, una tragedia raccontata nella prospettiva di un thriller psicologico”, ha dichiarato il regista. Precisando poi che ha voluto “spostare l’azione negli anni ’60 sia per la loro estetica fiammeggiante, capace di creare un intrigante contraltare all’azione dei protagonisti, sia per evitare una presenza troppo invadente della tecnologia”. 

Infatti il film ha toni pastello: rosa, gialli e tenui azzurri non solo del melenso femminile che descrive, ma anche colori, abiti, auto d’epoca in cui riesce a catapultare totalmente lo spettatore. E, infine, il regista confida: “Prima e durante le riprese ho guardato in continuazione i film di Hitchcock e Douglas Sirk, ma anche di David Lynch, tutti grandi maestri a cui abbiamo provato a ispirarci”.

A questo proposito ‘Variety’ scrive: “Sarebbe impossibile descrivere Doppio sospetto senza usare la parola ‘hitchcockiano’. Il magnifico thriller psicologico di Olivier Masset-Depasse richiama a tal punto lo stile del maestro del brivido ed è così splendidamente avvolto nell’atmosfera degli anni ’60 che a volte ti aspetti di vedere la protagonista Veerle Baetens trasformarsi all’improvviso in Tippi Hedren. Ma per quanto questa influenza sia evidente, anche nella struttura a spirale di una vera e propria discesa agli inferi, il film finisce in realtà per sovvertire lo spirito dei titoli più al femminile di Hitchcock. In questi ultimi, infatti, la devozione, la gelosia, la coercizione e il sospetto definiscono un’idea di rapporto tra uomo e donna, mentre nel film di Masset-Depasse si spostano nelle dinamiche di una relazione tra due donne”.

L’altro punto di forza del film è nell’abilità (quasi degna di Douglas Sirk) con cui il regista sfrutta la fotografia e la scenografia per rappresentare la vita interiore delle due eroine: Alice e Céline, che erano le migliori amiche del mondo…

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18 Febbraio 2020

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