Dominik Moll: “Il mio addio al XX secolo”

Il regista franco-tedesco ci parla del suo nuovo film, News from Planet Mars, in uscita il 12 maggio con Good Films dopo un'anteprima al Festival Rendez Vous


Non fatevi ingannare dalle apparenze, News from Planet Mars non è un film di fantascienza a dispetto dall’immagine con cui si apre, un uomo in orbita nello spazio in tuta pressurizzata in stile Gravity. Il Mars del titolo è Philippe Mars, un uomo qualsiasi, anche se forse leggermente migliore degli altri. Impiegato in un’azienda di computer come programmatore, è un tipo dotato di senso civico, gentile, che cerca di compiacere il suo prossimo o almeno di non pestargli i piedi. Ma in cambio riceve ben poco: sua moglie, giornalista televisiva, l’ha lasciato, i due figli (un maschio dodicenne e una femmina in piena adolescenza) lo ignorano persino nel giorno del suo 49° compleanno, il principale ne sfrutta le doti di diplomazia mandandolo a condividere la stanza con un collega fuori di testa che gira con una mannaia da macellaio dentro la borsa. Tutti gli mancano di rispetto, gli unici che lo capiscono sono i suoi genitori, morti da due anni, che gli appaiono per consolarlo (il film, che il regista definisce una commedia esistenziale, è pieno di scene oniriche su questa falsariga). Le cose sembrano precipitare quando il collega svitato, dopo avergli mozzato di netto un orecchio, scappa dall’ospedale psichiatrico e si trasferisce a casa sua. E invece…

Coproduzione franco-belga, il nuovo film di Dominik Moll (Harry, un ami qui vous veut du bien, Lemming) si muove sul difficile crinale dell’umorismo surreale e stralunato (che va piuttosto di moda in area franco-belga) ma riesce sorprendentemente ad appassionare lo spettatore alle vicende di un manipolo di disadattati, anche grazie all’alchimia tra i due protagonisti, François Damiens e Vincent Macaigne, costruendo in definitiva una parabola sull’essere genitori nel XXI secolo. Tra i temi toccati dalla pellicola, sia pure in chiave grottesca, il futuro vacillante dell’Unione Europea e la difesa degli animali che porta il figlio più piccolo del protagonista a diventare vegetariano. Abbiamo incontrato Dominik Moll alla Berlinale, dove il film è stato presentato fuori concorso. In Italia uscirà il 12 maggio con Good Films e avrà un’anteprima domenica 10 aprile al festival romano Rendez Vous Appuntamento con il Nuovo Cinema Francese, che poi toccherà anche altre città italiane. 

Come nasce questo plot tanto particolare? C’è qualche spunto autobiografico?
Non volevo fare un film sulla mia vita, penso che sarebbe piuttosto noioso. Ma insieme a Gilles Marchand, che è stato anche sceneggiatore di Lemming dieci anni fa e che è tornato a lavorare con me, ci siamo confrontati con un tema che ci sta a cuore, il rapporto padre-figlio. Cosa trasmetti a un bambino, quali modelli, quale fede nel futuro, quali ideali? Insomma, News from Planet Mars è una commedia divertente ma parla anche di cose serie. Anch’io sono padre e la questione mi interessa parecchio, così ho preso degli elementi dalla mia vita e dalla vita di persone che conosco, ma non lo definirei autobiografico.

Qual è la lezione che Philippe Mars deve imparare, anche attraverso il rapporto con il suo alter ego pazzoide Jérôme?
Per un padre è importante imparare a considerare i suoi figli come entità indipendenti da lui con gusti, idee, sogni propri e non come dei piccoli Philippe Mars in miniatura. Accettare che i tuoi figli sono persone reali è fondamentale. Il rapporto con i soldi della ragazza o l’essere vegetariano del più piccolo sono aspetti magari discutibili ma che appartengono ai suoi figli e lui deve accettarlo.

Perché ha immaginato che i genitori defunti di Philippe continuino ad apparirgli?
Siamo sempre sotto l’influsso dei nostri genitori anche quando tentiamo di fare cose diverse, anche quando non ci sono più. Nel film vediamo Philippe emanciparsi dai fantasmi del padre e della madre che diventano sempre più piccoli fino a sparire. Ma intanto hanno cercato di trasmettergli un atteggiamento positivo e di tirarlo fuori dalla sua depressione e negatività.

Nel film vediamo alla tv rimbalzare le notizie sulla crisi dell’Unione Europea. Lei personalmente crede che resteremo uniti o che prevarranno le spinte centrifughe?
Non sono molto ottimista sul futuro dell’Europa. Quando ero giovane l’idea dell’Europa in costruzione era positiva e importante, adesso si è persa questa connotazione positiva e ogni Paese sembra pensare a se stesso. C’è un fallimento dell’idea politica. Il futuro è in crisi e il nazionalismo si diffonde in Francia, mentre la GB pensa di uscire dalla Comunità. In nessun Paese troviamo più politici come Jacques Delors. Sembra che tutti i politici si sentano obbligati a difendere l’idea d’Europa ma non ne sono veramente convinti perché non è più popolare. Io sono per metà francese e per metà tedesco e sono cresciuto tra questi due Paesi, per me è sempre stato molto importante immaginare un’unione. Così il mio film è una specie di canto d’addio al XX secolo di cui fa parte anche l’idea europeista.

Nonostante i temi molto seri che affronta, il film non perde mai l’umorismo.
Se perdiamo l’umorismo perdiamo tutto. È l’unica cosa che conta. Vogliamo vivere! di Ernst Lubitsch è una commedia sul nazismo e contro il nazismo. Sembrava pericoloso fare una commedia su una cosa così seria e drammatica, invece era la risposta migliore contro la brutalità e la stupidità del nazismo: il risultato è un film molto molto intelligente e buffo dove i nazisti sono rappresentati come burattini idioti anziché come pericolosi criminali. Il nazismo voleva appunto sradicare l’intelligenza e l’umorismo. Il problema è che l’intelligenza è invisibile, non fa tanto rumore. Guardate gli Stati Uniti: potete criticare Obama per tante cose, ma è davvero un presidente razionale e fa certamente meno rumore di un idiota razzista come Donald Trump. Non è facile dare voce all’intelligenza.

Considera l’essere vegetariani come una scelta politica? Lei è vegetariano?
È una scelta politica ed economica, che ha a che vedere con il profitto, la produzione di massa, la vita degli animali e la nostra vita. Come possiamo mantenere i costi bassi e produrre sempre più carne? Con metodi atroci. Tutto quello che dice il figlio di Philippe è assolutamente vero. No, io non sono vegetariano, mi piacerebbe esserlo, diciamo che sono un consumatore moderato di carne e cerco di comprare carne prodotta in modo biologico ma so che non tutti possono permetterselo.

Perché ha scelto François Damien e Vincent Macaigne per i due ruoli principali?
François ha una grande umanità e aiuta il pubblico a simpatizzare con Philippe. Una delle mie scene preferite è quella in cui Philippe guarda in tv un film dei Fratelli Marx con i figli e le sue espressioni variano dalla gioia infantile alla delusione quando si rende conto che i suoi ragazzi si stanno annoiando. Philippe è un uomo di principi e cerca di essere sempre sensibile, ma è diventato al fondo statico. Jérôme invece è un tornado, è pazzo ma ha anche un lato fragile e delicato, Vincent Macaigne riesce a dare tutto questo al personaggio.

autore
05 Aprile 2016

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