DOCUMENTARIO E TV


In Italia, su 46mila ore di offerta televisiva i due grandi network Rai e Mediaset dedicano meno dell’1% al documentario. E’ il dato, certo non confortante, emerso a Roma nel corso della tavola rotonda “Documentario: il cinema del reale nella televisione italiana ed europea di domani”.
Marco Visalberghi Nel corso dell’iniziativa, promossa dalla casa di produzione indipendente DocLab Productions, che ha presentato le coproduzioni internazionali realizzate nei suoi primi tre anni di attività per varie reti tv, i più attivi commissioning editors di documentari italiani hanno discusso strategie e prospettive del genere che soffre le strozzature del mercato.
A lanciare l’allarme, non da oggi, è stato Dario Barone, presidente dell’Associazione dei documentaristi italiani Doc/It.
Gli ha fatto eco Marco Visalberghi, managing director di DocLab: “Il cinema del reale esprime l’immagine e l’identità di un paese. Mentre i paesi europei hanno messo a punto politiche di sostegno e sviluppo che permettono loro di esportare più documentari di quanti ne importino, in Italia il nostro sistema televisivo si limita in larga misura, c’è chi parla del 90%, ad acquistare documentari esteri”.
Una provocazione ai colleghi delle free tv è stata lanciata da Sherin Salvetti, country manager di National Geographic Channel Italy: “In testa agli indici di gradimento delle reti satellitari ci sono canali come National Geographic e Discovery Channel che hanno fatto dei documentari i loro cavalli di battaglia. Perché allora questo dato non induce i network generalisti italiani a dare dignità a questo tipo di prodotti?”.
Venezia: la città che affonda Tra gli interlocutori Andrea Broglia di Mediatrade che ha spiegato la strategia del gruppo Mediaset: “Abbiamo scelto di produrre poco ma di puntare sulla qualità di prodotti che hanno un riscontro sul mercato internazionale. E’ vero, l’Italia è in ritardo rispetto al resto d’Europa, ma gli spazi di crescita non mancano: ad esempio nell’area in cui s’incontrano documentario storico e scientifico, informazione e intrattenimento. Mediatrade si è mossa in questa direzione in alcune coproduzioni come Venezia: la città che affonda e Ercolano: gli scheletri del mistero caratterizzate dalla contaminazione di generi e linguaggi”.
Complessa la situazione dell’altro polo tv, la Rai. Pino Corrias, responsabile tv movies e miniserie di Rai Fiction, ha fatto riferimento all’impasse in cui si trova l’azienda: “Nel corso della precedente gestione Rai con Celli e Freccero facemmo una scommessa: portare il documentario nel prime time di RaiDue attraverso la realizzazione di un prodotto ibrido, ricco di elementi cinematografici. Così è nato Sogni.Com, prodotto ad alto budget (circa un miliardo di vecchie lire ndr.), che mostra tre facce della new economy attraverso le storie di alcuni imprenditori senegalesi, italiani e statunitensi. La fase di gestazione è stata lunga, nel frattempo i vertici Rai sono cambiati e ora siamo in attesa dell’inserimento in palinsesto”.
Una parziale eccezione è RaiTre, la rete che dà maggior spazio al documentario e che, ha spiegato il vicedirettore Pasquale D’Alessandro, “si sta interrogando su come superare l’assenza di strategie sistematiche di investimento e programmazione”.

DocLab: i progetti

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16 Ottobre 2002

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