Dito Montiel: l’intervista


Nascere in un quartiere malfamato è un falsa partenza per chiunque, eppure il sogno americano è fatto anche di questo: ragazzi e ragazze che nonostante i pronostici negativi e le circostanze avverse si scrollano tutto di dosso, salgono su un pulman e si lasciano alle spalle la loro vita di prima. Sono dei sopravvissuti che cercano di fare qualcosa delle proprie esistenze. Dito Montiel è uno di quei sopravvissuti con un passato recente da cantante e modello. Partito dal quartiere di Astoria, New York, poco più che ragazzino alla volta di Los Angeles, ha scritto un libro “A Guide to Recognizing Your Saints” che ha appassionato molta gente negli Stati Uniti. Tra questi un lettore d’eccezione come Robert Downey Jr. che scorsa l’ultima pagina, ha pensato bene di portarlo da un produttore.

 

Questa in breve la genesi di A Guide for Recognizing Your Saints, film presentato alla Settimana della Critica di Venezia e realizzato dalla Xingu Films, casa di produzione di Trudie Styler, al secolo Mrs. Sting, produttrice della pellicola insieme al marito che però abbandona la sala durante la proiezione lasciando inappagate le curiosità di pubblico e giornalisti. Fortunatamente non tutti quelli che hanno lavorato al film si sentono impegnatissime star internazionali.

Montiel, lei debutta alla regia con una storia autobiografica. Come è stato stare dietro alla macchina da presa?
Di solito ascoltare i commenti dei registi sul dietro le quinte dei film mi fa venire la nausea. Tutti sempre a dire ‘è stato fantastico, gli attori sono stati straordinari’ ma effettivamente è quello che è accaduto anche a me. Mi vergogno a sentirmi parlare così, però è vero.

A cosa si riferisce il titolo del film, A Guide to Recognizing Your Saints, e di cosa parla?
Quand’ero bambino avevo un libro sulle vite dei santi molto ben strutturato che mi è tornato in mente durante la stesura del mio volume. Mi sono rifatto a quella suddivisione e ho deciso di omaggiare quel volume includendolo nel titolo. Quanto alla trama si può dire che è autobiografica solo a tratti. Ho saccheggiato dal mio libro prendendo e rimescolando i pezzi più interessanti. Non ho perso tutti quegli amici nella vita reale, fortunatamente. E poi quanto può importare al mondo della vita di Dito Montiel? Si tratta della vicenda personale di un adolescente che cresce in un quartiere problematico, con un padre che lo ama ma non lo sta mai a sentire, e che sogna di andarsene in California per suonare in una band.

Che effetto le ha fatto vedersi interpretare da Robert Downey Jr.?
Robert ha dato un contributo incredibile a tutto il film rendendo Dito un personaggio più interessante di quanto io stesso non pensassi. L’ho visto dannarsi l’anima perché voleva fargli dire alcune battute in italiano ma non parlandolo affatto ha dovuto rinunciare all’idea ripiegando sull’accento del Queens.

Come ha reclutato il resto del cast?
Ho adorato City of God quindi volevo che fossero quasi tutti attori presi dalla strada. Sono andato in giro fermando ragazzi per la strada e facendo girare il mio numero di telefono il più possibile. Gli dicevo: ‘Devo girare un film, ti andrebbe di partecipare? Chiamami e fammi chiamare dai tuoi genitori’.

In uscita nelle sale inglesi a gennaio, e il 29 settembre in quelle americane (grazie alla First Look Distribution) mentre sono ancora in corso le trattative con la distribuzione italiana, A Guide to Recognizing Your Saints include nel cast anche Rosario Dawson, Shia LaBeouf, Chazz Palminteri e Diane Wiest.

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03 Settembre 2006

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