Mentre al terzo piano dell’Excelsior fotoreporter e curiosi fanno a pugni nell’attesa di Sophia Loren, il Leone alla carriera della 59^ Mostra tiene fede allo stile sobrio di una vita. Un gruppo di amici a festeggiarlo e una battuta ironica che non si nega a nessuno. Da Francesco Alberoni, presidente della Scuola nazionale di cinema che viene definito “maestro dell’amore”, al critico di un grande giornale che si sente dire: “Sei diventato più bello, somigli a un attore tedesco”.
Oltre al Leone, che gli consegneranno lunedì sera, c’è il libro curato da Angela Prudenzi e Cristina Scognamillo per la SNC, Dino Risi. Maestro dell’equilibrio e della leggerezza, introdotto da un saggio di Valerio Caprara e corredato da una serie di interviste. Tutti lo vogliono. “Ma solo perché è gratis”. Chiosa Risi. Gli facciamo qualche domanda.
Questo Leone arriva finalmente a colmare una lacuna. Tutta l’Europa, ha detto ieri De Hadeln, rideva di noi italiani per questo mancato riconoscimento…
Da quando in qua i tedeschi ridono?
Eppure lei è stato trascurato dalla critica. Come mai?
Forse perché non mi sono mai occupato di me stesso. Sbagliando.
Le fa un bell’effetto il Leone alla carriera?
Spero che non sia un premio alla memoria. Però vorrei morire a Waterloo. Così sulla lapide ci scriveranno “nato a Milano, morto a Waterloo”! E tutti si chiederanno perché.
Che rapporto ha con i premi?
Non ho mai inseguito i premi, e non per modestia, ma per stupidità… Ho sfiorato l’Oscar per Profumo di donna ma me l’ha soffiato Al Pacino. Vittorio, quando vide il remake disse “beh, è bravo quasi quanto me”.
Ora la Rai si deciderà a mandare in onda il suo “Miss Italia”.
Sì, il 15 settembre. E ci sarà il suicidio di Mirigliani.
Monicelli avrebbe voluto essere Antonioni. E lei?
Billy Wilder. Ma a questa cosa di Monicelli non ci credo.
Che progetti ha?
Non faccio più progetti.
Cosa pensa di Sophia Loren diretta da suo figlio?
E’ l’operazione mamma. Del resto la Loren è mamma da quando aveva sei mesi.
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