In attesa dell’annunciato Diabolik dei Manetti Bros., esce come evento speciale solo l’11, 12 e 13 marzo il docu-film di Giancarlo Soldi Diabolik sono io, prodotto da Anthos Produzioni con Rai Cinema in collaborazione con Astorina.
Tra interviste agli autori e alle mitiche creatrici del personaggio, le sorelle Giussani, e qualche stralcio di fiction, il film ricostruisce al contempo le caratteristiche salienti del re del terrore e la misteriosa vicenda del disegnatore del primissimo albo di Diabolik, Angelo Zarcone, soprannominato ‘Il Tedesco’ per via dei capelli biondi del suo bambino, avuto da una relazione con una donna tedesca, poi misteriosamente scomparso nel nulla dopo la consegna delle tavole nel 1962. Vent’anni dopo, in occasione del ventennale della testata, Angela e Luciana assoldarono persino il famoso investigatore Tom Ponzi per ritrovare Zarcone, ma il misterioso disegnatore si era come dissolto nel nulla. Un uomo in fuga, un latitante, un’ombra nera che si aggira nella notte, cosa succederebbe se quel disegnatore si trovasse a cercare sé stesso? Chi troverebbe? Angelo Zarcone oppure Diabolik?
Il film ci riflette avvalendosi degli interventi di una galleria di testimoni dell’Olimpo del fumetto: Milo Manara, Mario Gomboli, Alfredo Castelli, Tito Faraci, Gianni Bono, Giuseppe Palumbo, di esperti del noir come Carlo Lucarelli e Andrea Carlo Cappi, gli stessi Manetti bros., il costumista Massimo Cantini Parrini. Compare inoltre Stefania Casini in una partecipazione straordinaria nei panni dell’avvocato Bianca Rosselli. Ma a fare da fil rouge della narrazione sono naturalmente proprio le Giussani, grazie a un’intervista ‘senza tempo’ riemersa dalle Teche Rai, materiale preziosissimo, che insieme ai ‘Super8 ritrovati’ dei viaggi di Angela e Luciana attorno al mondo, alle tavole storiche dell’archivio Astorina e agli omaggi disegnati dal vivo da Giuseppe Palumbo, che contribuiscono a dare vita a un ritratto mai visto prima dell’eroe del fumetto.
“Alla fine degli anni ottanta – racconta il regista – i martedì li passavo dalle sorelle Giussani. Allora ero un giovane filmmaker appassionato di fumetti e loro le autrici ed editrici di un fumetto cult, sinceramente innamorate del cinema. Passavamo serate intere a parlare. E fu durante una di quelle serate che casualmente venni a conoscenza del Tedesco, il misterioso disegnatore del numero uno di Diabolik che poi fece perdere le tracce di sé, per sempre. Di questo individuo non si conosceva nemmeno il nome, o meglio le Giussani non sapevano più come si chiamava. All’atto della ristampa dei primi numeri le due sorelle, insoddisfatte del risultato del primo albo, lo fecero ridisegnare da un altro disegnatore. La misteriosa storia del Tedesco è rimasta fino ad oggi dimenticata. Sarà una storia tra realtà e fantasia, tra Milano e Clerville, utilizzando anche interviste dell’epoca, con le testimonianze di chi c’era e di chi avrebbe voluto esserci, finti giornalisti e veri appassionati, con un utilizzo delle tavole originali di Diabolik realizzate appositamente dal disegnatore più innovativo della serie, Giuseppe Palumbo, ma soprattutto mettendo in scena il fantomatico disegnatore del primo numero, quel “Tedesco” che pare si chiamasse Zarcone. Neppure le Giussani avevano idea di chi fosse, sapevano solo che era un illustratore che aveva aiutato il marito di Angela a realizzare delle illustrazioni. Non aveva domicilio, non aveva telefono, passava lui dalla redazione per consegnare i disegni e prendere il pattuito. Per poi sparire. Per sempre. Le ricerche affidate per ben due volte a investigatori privati non diedero alcun risultato. Per questo ci siamo sentiti liberi di reinventare la storia dell’uomo che diede le fattezze a Diabolik. Lo stile tiene conto degli ingredienti con cui le Giussani plasmarono la personalità del loro anti eroe. Chiesero al Tedesco che Diabolik assomigliasse a Robert Taylor, ma come mi diceva Hugo Pratt, ogni disegnatore utilizza se stesso come modello e, come abbiamo saputo da chi lo ha incontrato, gli occhi del Re del Terrore sono esattamente quelli del disegnatore Zarcone. In quegli irripetibili anni le storie delle sorelle Giussani, puntando sulla novità di un anti eroe, imbrigliarono i lettori italiani con il loro immaginario, che ci intriga ancora oggi. Non è un caso che Diabolik nasca a Milano nel 1962 e che le artefici siano due giovani donne desiderose di costruirsi un futuro da sole: oggi Crediti non contrattuali le chiameremmo imprenditrici visionarie. Il documentario racconta una storia verosimile sulla nascita di un personaggio ancora molto seguito dai lettori e soprattutto dalle lettrici. La sede della casa editrice è da molti anni in via Boccaccio a Milano e da allora, a parte telefoni e computer, è rimasto tutto come allora”.
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