VENEZIA – Ammonta a circa 200 milioni di euro il volume degli investimenti pubblici nazionali erogati in forma diretta e indiretta dalla Dg Cinema a sostegno dell’intera filiera cinematografica. Oltre la metà sono destinate al segmento della produzione. Dal 2010 le risorse sono aumentate del 24% grazie soprattutto agli incentivi fiscali che nel 2012 hanno raggiunto un peso analogo a quello del Fondo Unico per lo Spettacolo. Queste le informazioni principali che emergono dal Report delle attività DG Cinema 2012, presentato oggi durante la 70ma Mostra e disponibile sul sito www.cinema.beniculturali.it L’incontro è arricchito dal resoconto delle varie linee di intervento statali a sostegno del cinema e da un raffronto delle dinamiche di investimento pubblico a partire dal 2005, primo anno di applicazione della cd. “legge cinema”, accompagnato da un “Focus su film d’Interesse Culturale e analisi dei sottostanti accordi di produzione”, a cura di Alberto Pasquale e Bruno Zambardino, che intende fornire un primo contributo sulla ripartizione dei flussi di finanziamento legati alle produzioni sostenute dallo Stato e ai relativi proventi legati allo sfruttamento in sala e negli altri canali di fruizione.
“Il 2005 – spiega il direttore generale Cinema Nicola Borrelli – può considerarsi una sorta di incidente statistico. Si veniva da due anni di mancate delibere dovute soprattutto alla riforma Urbani. Poi le cose hanno pian piano cominciato a cambiare: è cresciuto il tasso di approvazione fino ad arrivare a 6 film su 10. Sono diminuite le uscite tecniche, che, siamo tutti d’accordo, costituiscono una piaga economica e artistica er il cinema. Il fenomeno c’è ancora ma per fortuna non è più tanto diffuso. Dal 2005 al 2012 i film di Interesse Culturale di autori affermati hanno incassato 506 milioni. Il dato potrebbe essere letto in maniera tendenziosa ma le cose cambiamo se lo andiamo a confrontare con il regime pre-Urbani: dal 94 al 2003 i film d’Interesse Culturale avevano incassato 112 milioni sui 700 che erano stati investiti”.
I primi dati relativi al 2013 indicherebbero un’ inversione di tendenza dell’intervento pubblico diretto che penalizza soprattutto il sostegno alla produzione di progetti di interesse culturale (4 milioni in meno da 26 a 22 milioni). Ad assorbire la quota maggiore di risorse dirette i 3 enti di settore, ovvero Luce-Cinecittà, Centro Sperimentale e Biennale Cinema (35%). In 8 anni la DG Cinema ha assegnato 323 milioni di euro alla produzione IC (984 progetti). Nel 2012 il 70% delle risorse è andata ai lungometraggi, categoria che ha subito il calo più consistente (da 54 milioni del 2005 ai 15 del 2012). A fronte di un contributo statale di 218 milioni di euro i film IC di autori affermati usciti in sala nel periodo considerato hanno incassato 507 milioni di euro (Cinetel aggiornato al 30 giugno 2013).
Critico in questo senso il presidente ANICA Riccardo Tozzi, che interviene con toni preoccupati: “Guardare i dati è sempre uno shock. Come produttore mi sto occupando soprattutto di commedia, ma mi rendo conto che questo sistema provoca la scomparsa del film d’autore italiano con medio budget, diciamo tra 4 e 5 milioni, favorendo invece la produzione di un numero di film sempre maggiore, ma con capitali sempre più bassi. Barbera ha sottolineato che fa fatica a prendere film italiani a Venezia: tutti gli hanno dato contro, ma io lo capisco. Ed è un peccato, perché sono quelli i film che hanno assicurato nei primi anni 2000 il 25-30% del guadagno e, appunto, la presenza si festival. La domanda è: c’è un responsabile che si occupi di questo? Sono scelte legittime ma vanno fatte con criterio, e non per un progressivo slittamento di provvedimenti che non vengono presi a causa di pressioni demagogiche”.
“Molte di queste riflessioni sono assolutamente condivisibili – risponde Borrelli – stiamo lavorando per rinnovare la commissione per il cinema e completeremo l’opera dopo Venezia, diciamo entro la fine dell’anno. Partiamo però anche da basi concrete: questa è la fotografia di quanto accaduto, non c’era dietro una linea politica predefinita. Questo è ciò che le norme prevedono, abbiamo dovuto anche fare i conti con l’emergenza. E’ un insulto vedere film che stanno fermi dal 2009, dovremo operare delle scelte e darci delle priorità, ma con la coscienza che lasceremo molti scontenti. C’è una speranza: non avere il tax-credit o averlo a stanziamento ridotto ci avrebbe tolto molte possibilità, ma su questo fronte abbiamo recuperato. Ho delle idee, parliamone insieme e cerchiamo di arrivare con un arricchimento alla conferenza nazionale, che è tra due mesi”. Lo studio verrà infatti sviluppato e integrato in occasione della Conferenza Nazionale del Cinema che il Ministro Bray ha annunciato per il prossimo novembre.
La sezione “Focus” della presentazione, condotta su dati inediti forniti da Artigiancassa (Gruppo BNL Paribas), ha preso poi in considerazione un campione ristretto di film per i quali sono disponibili dati completi sui costi consuntivi, sulle fonti di finanziamento e sui ricavi conseguiti nel mercato. L’analisi ha posto in evidenza come, a fronte di un costo di produzione per i film lungometraggi di interesse culturale che oscilla, in media, tra i 3,5 e i 4,5 milioni di euro, le spese per la distribuzione sono comprese fra i 600 mila euro e il milione.
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