“La mia ossessione è raccontare storie complesse che risultino credibili. Per mettere in scena la verità degli accadimenti non ricorro a scenografie grandiose ma alla materia naturale”.
Come quella offerta dal Parco della Mola di Oriolo Romano dove, tra pozze sulfuree e rocce spruzzate di giallo, Claudio Bondì (L’educazione di Giulio) ha girato oggi alcune scene di De Reditu, titolo latino della pellicola che metterà in scena la piccola odissea di Rutilio Namaziano, patrizio pagano che nel 415 d.C., 5 anni dopo il sacco di Roma compiuto dai Goti di Alarico, viaggia alla volta della natia Gallia, attraverso le rovine dell’Impero romano.
Prodotto da Alessandro Verdecchi e ispirato al diario di Rutilio, il film, girato tra Calabria e Lazio, sfida l’opulento immaginario del peplum con il rigore filologico di un regista che ha mosso i primi passi accanto a Roberto Rossellini e ora alterna la regia all’insegnamento universitario e alla scrittura.
Per mettere in scena il viaggio del protagonista ha fatto ricostruire nei minimi particolari i costumi d’epoca, realizzati con tessuti poveri da Stefania Svizzeretto, e una cymba, un’imbarcazione priva di motore e condotta da canottieri professionisti “per rendere reale lo sforzo della navigazione”.
“Ho sempre lavorato con attori teatrali e sfuggito come la peste quelli televisivi. Chi viene dal teatro ha grande professionalità ma spesso tende all’esagerazione e all’eccesso mentre nel cinema il lavoro di sottrazione è fondamentale” spiega il regista.
Così, per interpretare Rutilio ha voluto Elia Schilton, l’attore feticcio di Carlo Cecchi per la prima volta protagonista di un lungometraggio: “Pensavo a lui per un altro ruolo. Poi la sua faccia antica che cambia espressione e diventa infantile quando sorride mi ha convinto. La sua interpretazione dà vita a un Rutilio più poetico e meno politico di quello disegnato nella sceneggiatura. Ma preferisco seguire le proposte degli attori piuttosto che ingaggiare battaglie impossibili per piegarli alle mie idee”.
Schilton, volto barbuto, sandali ai piedi e corpo avvolto da un lungo mantello, dice: “Della psicologia del personaggio mi ha colpito la profonda carica ideale, la consapevolezza di assistere al disfacimento dell’impero e il desiderio di reagire”.
Al suo fianco Rodolfo Corsato (Un altro giorno ancora), l’unico romano che indossa i pantaloni introdotti dai barbari nel V secolo, nei panni di Minervio, “Un militare fedele che protegge Rutilio nel corso del viaggio”.
Romuald Klos, già visto in I cavalieri che fecero l’impresa di Pupi Avati e scelto da Mel Gibson per il ruolo del flagellatore di Cristo nell’atteso The Passion, presta il volto scavato e gli occhi spiritati al pilota della cymba: “un uomo di mare rude e avido di denaro”.
Sul set risuonano molte lingue: “C’è lo strano dialetto nordico del pilota, l’eritreo della schiava Nimis, l’albanese della sacerdotessa. Una mescolanza che testimonia la realtà di un Impero pressato dalle invasioni di altri popoli” spiega Bondì.
L’ultima tappa delle riprese, arrivate alla 7/a e ultima settimana, sarà Cinecittà dove tra qualche giorno si girerà la scena dell’affondamento della cymba. “Sarà ricca di effetti speciali e aggiunte digitali e cambierà il tono del film perché dopo la tempesta il protagonista sarà debole e fragile” anticipa il regista.
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