David Rivelazioni. Domenico Cuomo: “Brando De Sica, sul set maestro di fattore umano”

Sul grande schermo ha debuttato con 'Mimì – Il principe delle tenebre'; sul piccolo è interprete del Cardiotrap di 'Mare Fuori' e in 'Un professore'. Lui è uno dei 6 talenti emergenti destinatari della prima edizione del Premio che “è un grande: non avere paura”


FIRENZE – “Io credo che lassù – C’era un sorriso anche per me – La stessa luce che – Si accende quando nasce un re”. Questa è una strofa di Vent’anni – brano di Massimo Ranieri, napoletano, come lui, Domenico Cuomo (da Gragnano), che vent’anni ancora li ha da compiere (il 6 febbraio prossimo), ma che con le parole di quella canzone qualcosa in fondo c’entra, perché se ancora è prematuro dire che si tratti di un “re”, di certo non si può negare che un principe lo sia, perché lui è Mimì – Il principe delle tenebre, debutto di Brando De Sica alla regia, film che certamente ne ha messo il talento sotto la giusta luce (tornando – anche – alla strofa).

Un talento che nemmeno l’Accademia del Cinema Italiano – Premio David di Donatello ha potuto fare a meno di riscontrare e addirittura premiare: Domenico, infatti, è nella rosa dei 6 destinatari del Premio David Rivelazioni Italiane – Italian Rising Stars, occasione battezzata a Firenze in cui, nella serata di annuncio ufficiale al Bargello, casa del David di Donatello originale, la scultura rinascimentale, abbiamo incontrato l’attore.

Domenico, il tuo debutto assoluto sul grande schermo è stato con Mimì – Il principe delle tenebre: quando e come arriva l’arte della recitazione nella tua vita, e cosa dell’interpretazione cinematografica hai compreso appartenere alle tue corde?
Credo ci siano tanti modi di portare in scena un personaggio, ciò che cambia è qualcosa di più tecnico, come i tempi. Io non mi preparo in maniera diversa che sia televisione o cinema: cerco sempre di fare uno studio sul personaggio come ho studiato a teatro, faccio quindi uno studio che non appartiene all’audiovisivo; il cinema è qualcosa per cui ho una passione sin da bambino, e la cosa che mi lega al cinema è proprio la mia crescita con attori che mi hanno fatto innamorare dei loro film: sono i più grandi caratteristi, e penso a Gary Oldman, Johnny Deep, figure con una visione di questo mondo un po’… cartoonesca, forse, un po’ sopra le righe; infatti, mi piace molto anche Tim Burton, come regista.

Tu, da interprete under 30 (anzi, under 20) come stai lavorando sulla tua formazione?
Sto cercando di vivere la mia vita formandomi su qualcosa che vada oltre la recitazione; sto cercando di fare dei grandi passi per la mia persona, come andare in terapia per avere una maggior consapevolezza di me, un maggior controllo delle mie emozioni; sto cercando di studiare tanto. C’è una frase famosa che dice: ‘come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?’, e questo è un po’ il concetto più giusto perché tante volte, soprattutto al cinema, ci viene chiesto di mettere un attimo da parte la tecnica per raggiungere qualcosa più ‘di pancia’, ed quello che sto cercando di fare io in questo momento: abbandonare un po’ le rigidità che non mi fanno emozionare come vorrei quando studio delle scene.

Quindi, nel tuo mestiere applichi o studi un ‘metodo’ di recitazione? Hai una tecnica? Oppure sei un attore ‘di pancia’?
Dipende dalle scene e dai personaggi. Io amo molto il Metodo Adler, amo molto il Metodo Meisner, credo che sia veramente una delle più grandi figate! Credo che a un certo punto, tra i tanti maestri, bisogna cercare un proprio metodo, quindi veicolare tutti i diversi pensieri di coloro che ci hanno dato un sentiero perché… Meisner non conosce le mie mancanze, non conosce le cose che mi fanno emozionare, o quelle che mi hanno fatto bene e male nella mia vita, quindi gli unici possessori del nostro bagaglio emotivo siamo noi stessi, quindi la cosa che più cerco di fare è rendere onore a questi grandi insegnanti, cercando di mettere in pratica in maniera ottimale ciò che ci hanno lasciato.

Senza complimenti retorici, Brando De Sica per te è stato un maestro?
Brando è un grandissimo entusiasta, è un grande amante del Cinema prima che un grande regista, è una persona che mi ha scioccato in bene: mi ha sempre dato la possibilità di improvvisare, di aggiungere, di confrontarmi con lui, per cui mi sentivo partecipe attivamente alle scelte importanti del film, e credo che sia importantissimo, soprattutto in un progetto complicato come Mimì – Il principe delle tenebre, che ci ha fatto davvero legare e spinti a sacrificare tutto.

De Sica ti ha stimolato anche ad avere un altro punto di vista possibile sul cinema?
Assolutamente sì! Credo che Brando abbia un modo di lavorare sul set che non si trovi comunemente in Italia e una cosa che mi ha lasciato è l’umanità con cui ha affrontato i momenti difficili sul set, restando sempre carino con me; penso anche alle scene stunt, che sono state tutte eseguite da me, per cui ha sempre avuto l’attenzione di farmi prima richiesta, mettendo prima e sempre il fattore umano.

Il genere cinematografico, che nel cinema italiano ha avuto grandi stagioni nel passato, sta un po’ riprendendo piede, Mimì ne è un esempio. Cosa pensi dell’opportunità di sperimentarti in film di genere e ce n’è uno a cui ti senti più affine?
Non c’è un genere in particolare e più il personaggio è lontano da me e più è interessante studiarlo, quindi spero di fare qualsiasi genere, dal comico all’horror, perché credo sia una missione dell’attore essere al 100% versatile. Più è difficile la prova, più sarò grato di mostrare quanto valga. Penso che il cinema italiano, come quello mondiale, stia vivendo la propria Storia: tutti hanno evoluzioni e mutamenti, magari anche dei ritorni al passato, e a me fa piacere trovarmi in un qualcosa di ciclico, è come un cerchio che si compie.

Essere destinatario di un premio, sempre nell’ottica dell’essere ‘un debuttante’, che valore pensi possa avere per la carriera? Per te personalmente ma anche per chi ti osserva, chi ti dovrà scegliere per prossimi progetti.
Ho due risposte. La prima: io mi sento molto grato e questo del David, in particolare, è un grandissimo incoraggiamento, è un grande ‘non avere paura, perché stai facendo le cose in un certo modo’; la seconda risposta è che questo è un mondo che non ha sicurezze, quindi un premio non ti cambia la carriera, ma un giudizio da un comitato come quello dei David credo sia la cosa più importante che sia capitata a me, come agli altri cinque attori, per cui sono veramente molto grato.

Progetti per il futuro.
Non posso dire ancora niente, se non che ci saranno più… cose che usciranno.

Domenico Cuomo, dopo aver debuttato nella serie Gomorra (era il 2017), sul piccolo schermo è Cardiotrap di Mare Fuori e interprete nella serie Un professore.

autore
16 Dicembre 2023

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