David Cronenberg: “odio la pellicola”

Il regista canadese ha tenuto una Masterclass, centrata su Netflix. Proiettato in 35mm M Butterfly


VENEZIA – Il maestro canadese David Cronenberg ha tenuto una Masteclass strabordante soprattutto di studenti universitari, “salendo in cattedra” con la capacità di entrare immediatamente nel cuore dell’attualità: ha infatti speso ampia parte dell’incontro a parlare del “caso Netflix”, ponendo questioni e rispondendo sin dalle prime battute alla domanda: “Un film fatto per Netflix è veramente cinema? In fase di produzione sì, in fase di distribuzione no”. Dopo la sintesi sul tema, ha continuato dicendo che “Netflix è l’esempio dello sconvolgimento più grande dell’audiovisivo: in un giorno, il tuo film può essere distribuito contemporaneamente in 190 Paesi, incredibile. Netflix non è peraltro televisione in senso tradizionale, non impone nemmeno gli spot”. 

La visione del cinema di David Cronenberg è quella di qualcosa in “perenne sconvolgimento, che non sarà mai uguale: forse diverrà una cosa retrò andare al cinema”, aprendo con questa riflessione una finestra su un tema molto attuale anche nel nostro Paese. Il regista ha un punto di vista puntuale sulla questione e dice che “questa dimensione di comunità sembra non esserci più, guardare il cinema sembra più simile alla fruizione di un libro”. E qui s’è senza difficoltà connesso al suo romanzo, Divorati, che, come ha tenuto a precisare lui stesso “si può scaricare sul cellulare. Seguendo Netflix ho capito la similarità con la forma del romanzo: nella serialità vivi con i personaggi per lungo tempo, come in un libro. Così ho pensato che invece di scrivere un libro, potrei pensare ad una serie. Mi interessa questa forma perché la sceneggiatura è un tipo di scrittura molto strana, l’unica cosa che finisce sullo schermo è il dialogo. È una forma brutale. In una serie tv invece si potrebbe anche fare un episodio dedicato solo al dialogo tra due persone, in un film no. Mi par di vedere che da Netflix sarebbero disponibili a soluzioni del genere: constato più intimità e internazionalizzazione”. 

Cronenberg riferisce di sapere che la stampa ha rumoreggiato di una sua possibile direzione di serie tv, che smentisce ma non esclude e argomenta: “L’approccio ad una serie potrebbe essere molto inventivo rispetto a quello del film, ma il processo di realizzazione è uguale: l’ho dedotto da Spike Lee, che l’ha fatta. Fare un film, emotivamente, fisicamente, ti consuma, non hai una vita al di là del film: per una serie, addirittura, è un impegno di anni. Se dovessi realizzare una serie tv, potrei dirigere i primi episodi poi cercare un gruppo che sotto la mia supervisione se ne occupi, per continuità, anche se non scrivessi e dirigessi tutto io”. Entrando davvero nel cuore di Divorati, Cronenberg ha detto di aver “trovato molta libertà rispetto alla sceneggiatura. Ho rivelato cose di me stesso, cosa che non sarebbe successa in sceneggiatura. Forse diverrà una serie, ma non diretta da me: se avrà successo dopo il pilota durerà un paio di stagioni”. 

Nella grande riflessione sull’attualità, David Cronenberg, tra passato e presente, ha detto di aver “vissuto quando non c’era la televisione: da bambino avevamo in casa la radio, che ora sta sparendo. Si ascoltava abbassando le luci e seguendo con suspense. Allora, a chi dice di andare in sala, rispondo che ci sono altre forme di fruizione: se non ci fosse internet non ci sarebbe Netflix. Odio la pellicola, il 35mm: frustrante dal punto di vista artistico. Nel digitale posso avere una replica esatta dell’originale, non come nell’analogico, che significa fare un bellissimo quadro ma di cui poi puoi mostrare solo una pessima copia”. 

La Masterclass è stata anche l’occasione per far guardare al pubblico un estratto di M Butterfly, proprio in pellicola, film di David Cronenberg del 1993: il regista ha tenuto a spiegare il perché la scelta di mostrare proprio questo suo film in questa occasione: “dopo aver escluso Crash, che aveva bisogno di un restauro, ma non si faceva in tempo, ho suggerito M Butterfly perché le persone probabilmente non se lo aspettano, non tutti l’hanno visto, non ha avuto molto successo. Ho pensato di costringere le persone a guardarlo! È stato un film per me molto importante anche se non visto così dal mondo del cinema”.

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