Sono stati rilasciati i dati del Cinema e dell’Audiovisivo italiano 2015 a cura della Dg Cinema e ANICA. La presentazione contiene due novità: la prima è un maggiore dettaglio metodologico relativo alla produzione cinematografica: si introduce la categoria dei “film ammissibili”, definiti come l’insieme dei film che hanno regolarmente presentato la DIL (Denuncia di Inizio Lavorazione) alla Direzione Generale Cinema e che hanno compiuto il regolare percorso amministrativo ai fini dell’ammissione ai benefici previsti dalla normativa; poi l’estensione dell’analisi al settore della produzione audiovisiva sostenuta con le apposite forme di tax credit, introdotte dal marzo 2015, per la produzione di opere destinate alla televisione o al web sia nazionali, sia estere realizzate in Italia.
Crescono gli incassi al botteghino e gli spettatori in sala, ma cala il pubblico dei film italiani che perdono quote di mercato. I primi sei mesi del 2016 però segnano un’inversione di tendenza con un exploit delle pellicole italiane che triplicano i risultati del 2015. Una ripresa rispetto agli anni precedenti, facendo registrare un incremento dei risultati al botteghino di circa l’11% rispetto all’anno precedente, mentre in riferimento al numero di biglietti venduti la crescita è stata del 9%. “Lo scarto fra i due valori – si legge nella nota – è evidentemente dovuto al leggero aumento del prezzo medio del biglietto”. Secondo la fonte Cinetel, quindi, “la spesa del pubblico in sala – sottolinea la nota – nell’anno 2015 è stata di circa 637 milioni di euro, per 99 milioni di biglietti venduti, il terzo miglior risultato degli ultimi 10 anni”. Decisamente al di sotto della media del mercato è invece il dato di pubblico in sala per i film italiani, i quali, “anche a causa dell’assenza di fenomeni eccezionali, che negli anni precedenti avevano dominato il botteghino, ha visto nel 2015 una flessione complessiva di circa il 16% rispetto a all’anno precedente, sia sul fronte del box office che su quello delle presenze registrate”, prosegue la nota.
Il cinema italiano, quindi, includendo le coproduzioni, l’anno scorso ha incassato in sala 132 milioni di euro per 21 milioni di biglietti venduti. La quota di mercato nazionale scende quindi al 20,7% sul fronte degli incassi e al 21,3% sul fronte delle presenze, perdendo in entrambi i casi circa 6 punti percentuali rispetto all’anno precedente e segnando, sottolineano Anica e Mibact, “il peggior risultato degli ultimi 10 anni”.
I primi mesi del 2016, però, hanno visto una significativa inversione di tendenza per il cinema italiano, che, trainato nuovamente da titoli forti che hanno aggiornato i record di incasso, nel primo trimestre ha raggiunto il 46% di quota di mercato, quasi triplicando gli incassi del 2015 e quasi raddoppiando quelli 2014.
“Una delle aree di auspicabile miglioramento – prosegue la nota – attualmente la più critica per il prodotto cinematografico nazionale, è quella che riguarda la cosiddetta ‘stagionalità’, ovvero la disomogeneità del risultato complessivo al botteghino tra i diversi mesi dell’anno. Il 2015 ha visto il peggior mese di maggio e di luglio dell’ultimo triennio e un autunno discontinuo che non ha consentito di recuperare il deficit accumulato”.
Dal punto di vista territoriale resta per il mercato cinematografico nazionale una importante disomogeneità fra aree regionali: le regioni del Centro-Nord sono decisamente più servite da sale e multisale, offrendo una programmazione più ampia, sia nei centri urbani che nelle aree periferiche. Mentre il Sud e le Isole denunciano un’insufficienza di infrastrutture, con evidenti conseguenze in termini di box office e biglietti venduti.
A questo link si possono scaricare i dati completi.
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