‘Dark Globe’, Donato Sansone: “Racconto la violenza dell’uomo, ma non ho perso la speranza”

Cortometraggio d'apertura della Settimana Internazionale della Critica, la nuova opera dell'artista e videomaker racconta la spirale di violenza che trasforma l'uomo in macchine da guerra


VENEZIA – L’ultimo cortometraggio realizzato dal videomaker italiano Donato Sansone, evento d’apertura della Settimana Internazionale della Critica, è muto, ma ci interroga nel profondo. Grazie alla tecnica d’animazione ideata dall’artista, classe 1974, osserviamo una catena ineluttabile che porta l’uomo a un grado di violenza sempre maggiore. È questo il destino che ci attende? Siamo solo macchine da guerra in attesa di essere risvegliate? Per quanto cupo sia Dark Globe (cupo almeno quanto i tempi in cui il corto mette radici profonde), Donato Sansone non perde le speranze. Anzi, intervistato da CinecittàNews si dice ottimista. Anche in Dark Globe, a ben vedere, tra un disegno e un’incursione di mani in live action, alcune immagini non si arrendono alla violenza e guardano a un futuro migliore, ancora possibile. La tecnica di Sansone, che grazie a opere come Videogioco l’ha reso noto in tutta Europa, è uno strumento per riscoprire e resistere all’assuefazione a cui il flusso di immagini continue ci ha ormai obbligati. Ora però, Sansone sogna il lungometraggio ed è già all’opera per il suo primo film, che unirà animazione e live action.

Dark Globe parla della spirale di violenza che ci sta trasformando in macchine da guerra. Quale pensiero hai maturato in merito realizzando il film? C’è speranza per un futuro migliore? 

Sì, io sono molto ottimista. Nel corto appare un occhio che ci guarda da un’altra dimensione. Come se ci desse almeno l’ossigeno di pensare che esiste dell’altro, esistono altre realtà, e in qualche modo possono guidarci a una vita più giusta. Questo mi dà speranza. Mi affascina pensare che ci siano dei varchi in questa dimensione, che partono da altre realtà un po’ più positive della nostra.

Credi che opere come queste siano solo strumenti di realizzazione per chi le crea, o veri e propri messaggi lanciati allo spettatore?

Innanzitutto, sono uno strumento per me che le realizzo. Non so quanto le persone si facciano davvero sedurre dall’arte, anche se a volte vogliamo crederlo. Almeno un po’, però, possono svegliare la coscienza. Anche se non credo serva il mio corto per realizzare quanto sia drammatica la situazione.

Forse ci siamo assuefatti persino alle immagini più tragiche, perché viviamo in un flusso continuo che appiattisce persino la guerra. Però opere come Dark Globe, grazie al loro stile peculiare, come ad esempio l’animazione, possono ridarci lo spessore della realtà 

È vero, credo sia così. Noi siamo completamente anestetizzati. Più vediamo una cosa, meno la vediamo davvero. Forse riscoprire la realtà sotto questa forma, come nel mio cartone, può svegliarci un po’.

Come ti definiresti in quanto artista?

Non saprei davvero definirmi. Non sono un animatore, non sono un regista, forse un videomaker. Artista sembra un termine presuntuoso, però è la parola che potrebbe avvicinarsi di più perché tocco diverse cose dell’ambito delle arti. Nasco come scenografo, ma sono stato anche pittore e poi sono passato all’animazione.

Raccontaci la genesi della tua tecnica d’animazione 

È una tecnica che ho inventato io. Ero in un locale con degli amici e mi stavo un po’ annoiando, così ho preso un pezzo di carta e ho iniziato a fare delle pieghe, provando a realizzare un movimento. Credo che racconti benissimo il concetto di conseguenzialità, come se si assemblassero cause ed effetti continui.

È legato al tuo modo di pensare questa ricerca di cause ed effetti?

Forse sì. Se realizzo opere di questo genere vuol dire che, almeno un po’, coincide con il mio modo di guardare il mondo e pensare.

Hai raccontato che questo sarà il tuo ultimo corto, almeno per ora. Come lo posizioni all’interno della tua opera?

Come un un cerchio che si chiude. Dark Globe mi ha liberato dalla necessità di girare corti. Ora voglio realizzare il mio primo lungometraggio.

Cosa puoi dirci del lungometraggio a cui stai lavorando?

L’ho scritto con Giorgio Ferrero. Sarà metà live action e metà in animazione. Voglio raccontare le storie del mago di Oz, a cui sono molto affezionato. Ne esistono 15, una più bella dell’altra. Io per esempio sono molto legato al film del 1985, Il ritorno del fantastico mondo di Oz. È il film della mia vita, dunque sono partito da lì per parlare anche di me e da dove vengo.

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28 Agosto 2024

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